Mondo

Cento città per la nuova Africa

Associazioni e Ong in piazza in tutta Italia per raccogliere i due milioni di firme necessari a proclamare il 1998 “Anno internazionale di solidarietà”. Nazioni Unite permettendo

di Paolo Giovannelli

C?è un?Africa bella. Senza guerre, carestie, bambini dalle pance gonfie che bevono acqua sporca. È l?Africa che vive, quella delle donne che senza falsi pudori allattano i bambini nelle chiese, degli anziani rispettati e dei giovani dai corpi atletici, della natura rispettata, dei villaggi che apertamente si confrontano sotto l??albero delle parole?. Un?Africa orgogliosa dei valori con cui risolve concretamente i suoi problemi quotidiani.

Per incontrarla è stato sufficiente scendere domenica 29 giugno in piazza, dove la Bella Africa è stata presentata dai 147 gruppi e associazioni italiane (di laici e cattolici) e straniere del cartello ?Chiama l?Africa?. Nelle piazze in festa di cento città italiane (proprio ?Cento città per l?Africa? è lo slogan di questo primo appuntamento), mentre si ascoltavano musiche dai ritmi profondi e si assaggiavano i cibi del continente nero, ?Chiama l?Africa? ha raccolto le firme per spingere l?Onu a proclamare il 1998 ?Anno internazionale di solidarietà con l?Africa?. Per avanzare tale richiesta al Palazzo di vetro, i promotori della Campagna necessitano di due milioni di firme prima della fine dell?anno. Anche le istituzioni italiane sostengono l?iniziativa e il presidente della Repubblica e quello della Camera hanno giurato di spendersi affinché l?Onu accetti la proposta.

«500 anni fa», torna indietro nel tempo il coordinatore nazionale della Campagna, Eugenio Melandri, «un navigatore europeo circumnavigò l?Africa (fu il portoghese Vasco de Gama, negli anni 1497-98, ndr) e, da lì, ebbe inizio la colonizzazione da parte degli occidentali. Non ci fu nessun dialogo o ?patto? fra colonizzatori e colonizzati, i bianchi sbarcarono e si imposero, a caccia delle ricchezze degli africani. Ora, invece, noi vogliamo stringere un patto solidale con l?Africa per scoprire il suo volto più vero, che è quello della speranza e della vita».

L?Africa cambia. A volte in maniera turbolenta, come nella regione dei Grandi Laghi, più spesso prendendo coscienza dei propri diritti. La sua società civile, lievitando, è riuscita ad abbattere regimi come quelli del Madagascar (nel 1993) o del Benin ( nel ?90). Per aumentare le possibilità di dialogo con un continente che si trasforma velocemente e che ancor più lo farà agli inizi del terzo millennio, la campagna ?Chiama l?Africa? mira alla rimozione dei classici stereotipi sui popoli africani, come quello che li vorrebbe tutti uguali o lenti e passivi rispetto al dinamismo occidentale. Distorsioni che poi suscitano atteggiamenti paternalistici ovvero di rifiuto verso gli immigrati.

«In particolare», continua Melandri, «cercheremo di coinvolgere i mezzi di informazione e il nostro mondo politico. Sull?Africa va creata un?informazione equilibrata da cui anche la nostra società ne trarrà giovamento. Sono convinto che il contributo culturale di questo continente, sinceramente attaccato alle proprie tradizioni, renderà più umano chi vi entrerà in contatto senza pregiudizi».

Catena da Lecce ad Aosta
Ecco alcune fra le principali cento città italiane dove firmare per dichiarare
il 1998 ?Anno internazionale di solidarietà con l’Africa?:
Aprilia, Ancona, Aosta, Bergamo, Brescia, Cantù, Catania, Como, Cremona, Faenza, Firenze, Foggia, Lecce, Lecco, Mondovì, Napoli, Nuoro, Padova, Palermo, Parma, Piombino, Osnago, Pistoia, Roma, Salerno, Senigallia, Torino, Trapani, Vicenza.

Per adesioni al progetto e informazioni:
?Chiama l?Africa?, via Baldelli 41, 00146 Roma
Tel: 06/5430082; fax: 06/5417425

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