Non profit

Censimento del non profit, la parola-chiave è sviluppo

Parte oggi la rilevazione campionaria triennale delle istituzioni non profit, che coinvolgerà 110mila organizzazioni. Nuovi quesiti e una nuova sezione, dedicata all'innovazione sociale. Ma non sarà solo una fotografia dello stato di salute del comparto dopo la pandemia: la chiave scelta dall'Istat parla del «contributo allo sviluppo e all'innovazione del Paese». Lombardi: «Già 755 nuovi iscritti al Runts»

di Sara De Carli

Prende il via oggi, 10 marzo, il censimento permanente delle istituzioni non profit da parte dell’Istat. Si tratta della rilevazione campionaria che si affianca agli aggiornamenti statistici annuali avviati dal 2016 che fanno riferimento ai registri esistenti, entrambi nel quadro dei Censimenti permanenti delle unità economiche. Con questa rilevazione multiscopo – l’ultima risale al 2015 – si passa dalla cadenza decennale a cadenza triennale: il prossimo appuntamento dell’Istat con il non profit sarà quindi nel 2025. Il Runts è previsto invece come fonte amministrativa di input.

«Con la rilevazione campionaria che prende vita dal 10 marzo si vuole cogliere lo stato di salute delle Istituzioni non profit e i mutamenti indotti dalla crisi sanitaria, sia in termini organizzativi sia per quanto concerne l’impatto sulle risorse umane e gli effetti sulla tenuta finanziaria», ha detto Gian Carlo Blangiardo, Presidente Istat. Non solo: «Anche l’accelerazione digitale, spinta dalla pandemia, sarà oggetto di analisi, soprattutto per gli aspetti collegati alla comunicazione e alle nuove modalità di lavoro, come la gestione del personale in regime di smart working. Un ruolo importante è altresì rappresentato dal tema della sostenibilità e dell’innovazione sociale, ambito in cui le istituzioni non profit già da diversi anni hanno investito molto». La sezione dedicata all’innovazione sociale è una assoluta novità del censimento ed è stata progettata – come anche il resto della revisione del questionario – insieme agli stakeholder, in tavoli tecnici. Molte, trasversalmente al questionario, le domande sull’impatto della crisi economica e sociale dovuta alla pandemia, che consentiranno di valutare il grado di resilienza delle organizzazioni non profit.

«Con questa rilevazione saremo in grado di fornire una prima fotografia dettagliata dell’impatto che la pandemia ha avuto sulle dimensioni strutturali del settore del non profit. Come abbiamo tutti imparato nei due lunghi anni di crisi che abbiamo alle spalle, le comunità del Terzo Settore svolgono un ruolo sempre più importante, direi di indispensabile ponte e sostegno capace di legare società, Stato e mercato. L’impegno dell’Istat nella misura di questa dimensione sociale e di solidarietà diffusa sarà rafforzato, anche nella prospettiva degli obiettivi di inclusione previsti dal Pnrr, con l’avvio nei prossimi mesi di un nuovo conto satellite per l’Economia Sociale, come indicato dalla ultima legge di Bilancio», ha detto sempre il presidente Blangiardo.

In base agli ultimi dati diffusi, le Istituzioni non profit attive in Italia nel 2019 sono 362.634 e impiegano 861.919 dipendenti, valori in crescita sia rispetto al 2018 che al 2017. Il nuovo Censimento produrrà dati riferiti al 31 dicembre 2021. Il censimento si chiuderà il 23 settembre e coinvolgerà circa 110mila istituzioni non profit, pari al 30% del totale. Si tratta di un campione più che raddoppiato rispetto al precedente, che era di 43mila unità. «Se ne fai parte, fai la tua parte» è il claim con cui l’Istat chiama le organizzazioni a rispondere all’appello. Le Pec e le lettere sono in partenza in questi giorni: due i sottoinsieme previsti, un primo di 99mila organizzazioni chiamate a rispondere a un “questionario long”, che punta a raccogliere informazioni ad alto valore aggiunto sui fenomeni emergenti (potranno scegliere se rispondere autonomamente in via digitale o se fissare un appuntamento con un intervistatore) e altre 11mila che invece dovranno rispondere a un “questionario short” che mira essenzialmente a verificare la copertura del registro (unica modalità prevista, le interviste da parte degli intervistatori). Sono 270 i rilevatori in campo, che hanno ricevuto 14 giornate formative: questo ridurrà il “carico statistico improprio”, che si verifica per incomprensioni, ritorni per chiarimenti ecc. La partecipazione alla rilevazione rappresenta un obbligo di legge.

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«Si potevano usare tantissime parole per presentare il Censimento permanente delle istituzioni non profit e mi importante sottolineare il fatto che Istat oggi abbia scelto la parola “sviluppo”. La rilevazione campionaria vuole cogliere “il contributo del settore allo sviluppo e all’innovazione sociale del Paese», ha detto Paolo Venturi, direttore di Aiccon, che ha condotto la tavola rotonda. «Un plauso al coraggio di un censimento che non solo si propone di fotografare la salute di un settore ma di osservarne la sua dimensione contributiva rispetto allo sviluppo cioè al dopo, a ciò che è da costruire. Per troppo tempo le istituzioni non profit sono state viste come residuali e collocate fuori dall’economia, dalla poltiica, dall’azione pubblica: invece oggi tutti sappiamo quanto siano importanti. Il non profit non è solo chi si offre per rispondere a bisogni ma apporta risorse e genera valore. Questo è da valorizzare. È un asset holder». E ancora: «il Terzo settore non ha solo funzioni ma genera valore. Occorre però uno sguardo che veda e rappresenti questo valore e lo porti dentro la PA e dentro l’economia. La dimensione coesiva e solidaristica non è solo un pezzo di socialità ma anche di competitività dei territori: proviamo a togliere l’infrastruttura sociale e vediamo cosa succede in termini di attrattività dei territori e competitività».

Fra gli interventi, quello di Alessandro Lombardi direttore generale della direzione Terzo settore al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che ha evidenziato come il censimento, arrivando in un momento significativo – dopo l’adozione del decreto sulle linee guida sui rapporti collaborativi tra Pubblica Amministrazione e Ets e l’avvio del Runts – sia il primo banco di prova per Riforma del Terzo settore. «Sappiamo che il non profit non coincide con il concetto giuridico di Ente di Terzo settore e trovo particolarmente interessante capire le ragioni alla base delle scelte che stanno facendo le istituzioni non profit rispetto all’ingresso o meno nel perimetro del Terzo settore. Avremo un primo elemento rispetto all’attrattività del nuovo quadro regolatorio. I primi dati sui nuovi iscritti al Runts, sono incoraggianti, perché al di là delle circa 88mila odv e aps trasmigrate e al percorso che in fase successiva coinvolgerà 22mila onlus, abbiamo già ricevuto oltre 3.400 istanze di iscrizione da parte di nuovi soggetti, di cui 755 pratiche già concluse, di nuovi iscritti. Il 28% delle nuove iscrizioni riguarda l’ultima sezione del Runts, quella “residuale”, che proprio per la sua capacità di contenere l’eterogeneità del Terzo settore sarà destinata a crescere.

foto Mick Haupt on Unsplash

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