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Cellulari (e social) per bambini: come, quando, perché?

Come, a quale età e perché dare il cellulare ai propri figli? Un racconto semiserio del complesso dibattito in corso. E il consiglio di cinque libri per vederci più chiaro

di Sabina Pignataro

Un bambino su due, con età 6-10 anni, ha un proprio cellulare (Ne abbiamo scritto qui).) Sette bambini su dieci trascorrono davanti a uno schermo fino a tre ore e mezza al giorno per motivi scolastici e per divertimento (Ne avevamo scritto qui).
Davanti a loro un mondo sconfinato di conoscenza. E anche di minacce.
Eh, ma dai, esagerato: dipende dall’uso che ne fanno. (il solito refrain).
Gli esperti, da più fronti, stanno gridando: non date i cellulari prima dei 14 anni (la maturazione cerebrale non è completa, non sono consapevoli etc).
La scuola, intanto, dice: fate ricerche online, condividete, leggete la chat, guardate il video delle tabelline su classroom etc
I più piccoli stanno nel guado: vi decidete oppure no?
I genitori vanno in crisi: e noi che facciamo, regaliamo il cellulare alla Comunione oppure aspettiamo la Cresima? Altro che dubbio amletico.
E poi, per quali scopi? Mentre siamo al ristorante sì, ma a casa no. Per i compiti sì, per tiktok no: sei d’accordo?
Intanto Vieni amore di mamma che hanno messo le foto della gita, del torneo, del catechismo su facebook ( Che strano… avevamo negato il consenso quando abbiamo firmato i moduli del GDPR, il regolamento sulla protezione dei dati).
E mentre scuole, reti famigliari, politici, esperti si arrovellano, Internet, intanto, sa già tutto di loro: li ha sorvegliati, tracciati, profilati dal primo sorriso condiviso da mamma, papà. E pure dai nonni (avete presente il fenomeno del Grand-sharenting, la condivisione da parte dei nonni?)

Il tema è serissimo e molto complicato.

Proviamo (forse) a vederci meglio grazie al supporto di questi cinque libri.

ps: è approdata da pochi giorni alla Camera la proposta di legge per tutelare la privacy dei bambini protagonisti dei canali social dei loro genitori. Il documento prevede anche lo stop ai social per i minori di sedici anni senza il consenso dei genitori.

I nativi digitali non esistono
Educare a un uso consapevole, creativo e responsabile dei media digitali
di Cosimo Di Bari
Uppa edizioni
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Spesso, quando si riflette intorno al rapporto tra media e infanzia, le posizioni si dividono tra “apocalittici” e “integrati”; tra chi li demonizza e vieta, e chi invece ne sdogana del tutto l’uso. L’etichetta “nativi digitali”, coniata nel 2001, ha generato un falso mito che resiste tuttora e che questo libro vuole sfatare: quello secondo cui le nuove generazioni, essendo nate in un contesto caratterizzato dalla presenza degli schermi, sarebbero già alfabetizzate e tecnologicamente competenti.
In realtà, a fare la differenza sono le modalità, le strategie e le finalità con cui usiamo gli strumenti digitali: ingredienti che possono valorizzarne le potenzialità in termini educativi, creativi, formativi e ridurne i rischi. Non esistono infatti media educativi o diseducativi in sé (né analogici né digitali), ma esiste la Media Education, che offre ai genitori una possibile strada per costruire insieme a bambini e ragazzi una dieta mediale sana.
Leggi qui l’intervista all’autore: No, i nativi digitali non esistono. Parola di pedagogista


Figli di internet

Come aiutarli a crescere tra narcisismo, sexting, cyberbullismo e ritiro sociale
Di Matteo Lancini e Loredana Cirillo (entrambi terapeuti de Il Minotauro)
Erickson
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Figli di Internet, guida illustrata di auto aiuto, completa e di facile utilizzo, risponde ai dubbi di genitori di preadolescenti e adolescenti sul rapporto dei propri figli con internet e con i social. Descrive come la rete, i social e i videogiochi facciano parte della quotidianità dei ragazzi, e indica ai genitori la strada per aiutarli a comprendere come intervenire per cercare di stabilire regole, proteggerli dai pericoli della rete e educarli a utilizzare al meglio questi mezzi.
L’incompleto processo di maturazione cerebrale dell’adolescente non giustifica interventi esclusivamente basati sull’imposizione di limiti e sul controllo delle azioni. Solo la comprensione empatica e la responsabilizzazione possono promuovere nei ragazzi decisioni e comportamenti ragionevoli, rispettosi di sé, dell’altro e del senso civico.

Genitori social ai tempi di tik-tok e onlyfans. Come educare i figli ad utilizzare internet in modo positivo
di Andrea Bilotto, Ilenia Bozzola Ilenia Costanza Galante
Homeless Book
Più info qui

Mai come oggi una navigazione poco consapevole del web – e in special modo dell’universo social – espone gli utenti a rischi di varia natura. Le posticce gratificazioni – così banali da ‘riscuotere’ su tanti social – inducono i ragazzi ad un’autocostruzione di sé che troppo spesso poggia su basi effimere come la quantità di like o follower. Una fragilità di fondo che li espone a rischi pesanti – specie di natura sessuale – come cyberbullismo, sexting e dipendenze online. Questo libro cerca di aiutare i genitori ad aiutare i propri figli compiendo un’approfondita ricognizione sui social più e meno conosciuti, evidenziandone dinamiche insidiose e risvolti potenzialmente pericolosi. Un riferimento assoluto sul panorama nazionale per la completezza e il facile linguaggio con cui è scritto. Ideale per genitori, educatori e insegnanti in cerca di risposte concrete per accompagnare i ragazzi in sicurezza sul web.


I figli dell’algoritmo. Sorvegliati, tracciati, profilati dalla nascita

di Veronica Barassi
Luiss University press
Più info qui

Viviamo in un periodo storico in cui ogni traccia lasciata da noi e dai nostri figli viene trasformata in dati. Per la prima volta stiamo creando una generazione “datificata” da prima della nascita. I dati dei nostri bambini vengono aggregati, scambiati, venduti e trasformati in profili digitali, e sempre più utilizzati per giudicarli e decidere aspetti fondamentali della loro vita. A partire dalla sua storia personale, dalla gravidanza alle prime esperienza di genitorialità, Veronica Barassi si è tuffata con gli strumenti dell’antropologa digitale nel mare di dati nostri e dei nostri figli di cui lasciamo traccia ogni giorno online.
“Ogni giorno mi trovavo a scrivere davanti al computer, e quando non sopportavo più la solitudine e l’insicurezza tipiche dei primi mesi da neomamma mi incontravo con un gruppo di altri genitori che vivevano nel mio quartiere. Fin da subito ho iniziato a rendermi conto della quantità di dati personali dei bambini prodotti dal momento del loro concepimento, perché i genitori condividevano sui social media non solo i loro istanti di vita quotidiana, ma anche i loro dati personali tramite una spaventosa quantità di tecnologie: dalle app che monitorano la salute e la crescita dei bambini, alle tecnologie smart installate nelle loro case. Tra chiacchiere e fette di torta, mentre osservavo tutti questi genitori, me inclusa, sempre con lo smartphone in mano, ho cominciato a chiedermi cosa stesse succedendo ai dati dei nostri figli. Quanti ne stavamo producendo e di che tipo? Stavamo davvero creando la prima generazione di bambini datificati fin da prima della loro nascita?”

Vietato ai minori di 14 anni. Sai davvero quando è il momento giusto per dare lo smartphone ai tuoi figli?
di Alberto Pellai e Barbara Tamborini
De Agostini, 2021
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A un anno e mezzo abbiamo regalato un triciclo a nostro figlio, dopo lo abbiamo fatto salire su una bicicletta, prima con le rotelle e poi senza. Col tempo, la bicicletta è diventata sempre più grande. Ora che ha tredici anni, magari il nostro ragazzo è alto un metro e ottanta, ma non per questo gli permettiamo di guidare una moto o un’auto. Con lo smartphone, il tablet o il computer dovrebbe funzionare allo stesso modo: dovremmo evitare che bambini e preadolescenti ne abbiano uno personale fino ai quattordici anni. La ragione è semplice: disporre di un dispositivo proprio che consente l’accesso alla rete non risponde ai loro bisogni e interferisce con la loro crescita. Il fatto che i nostri figli abbiano una confidenza che sembra innata con questi mezzi non significa che li sappiano usare davvero, che siano capaci di gestire la dipendenza o l’enorme esposizione che il mondo online, con i videogiochi o con i social, può dare. E questi sono solo alcuni dei molti motivi che gli esperti di psicologia dell’età evolutiva Alberto Pellai e Barbara Tamborini illustrano in questo manuale.

Per continuare ad approfondire
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