Salute

Celiachia: non cercate i sintomi solo nell’intestino

«Solo il 16% delle diagnosi totali di celiachia presenta sintomi gastro-intestinali. Sono in aumento i problemi legati all’asse fegato-intestino, le manifestazioni cutanee, alle ossa, a livello del sistema nervoso centrale e del sistema riproduttivo femminile». È quanto emerge dall’11° Convegno Annuale dell’ Associazione Italiana Celiachia -Aic

di Sabina Pignataro

– Formare i medici specialisti a riconoscere i segni e i sintomi di loro competenza con cui si presenta la celiachia per avviare gli accertamenti del caso e accorciare i tempi diagnostici: è stato questo l’obiettivo di “La celiachia incontra gli specialisti”, 11ͣ edizione del Convegno Annuale di AIC – Associazione Italiana Celiachia, che si è svolto a Roma lo scorso 10 novembre. Il Convegno rappresenta il principale appuntamento italiano dedicato alla comunità medico-scientifica impegnata nella diagnosi e cura della celiachia e ha riunito circa 200 medici specialisti (tra dermatologi, ginecologi, ematologi, geriatri, neurologi) e altre professioni sanitarie come dietisti e biologi ad ascoltare le novità sulla presentazione clinica della malattia, nello specifico sui sintomi extra-intestinali.

I dati della Relazione al Parlamento raccolti e diffusi ogni anno dal Ministero della Salute confermano che la celiachia è in aumento ma anche che persiste il grave ritardo con cui il paziente arriva alla diagnosi: in Italia sono 241.729 mila le persone celiache diagnosticate ma, con una prevalenza della malattia che si conferma al di sopra dell’1%, si stima che siano circa 400.000 a non aver ancora ricevuto una diagnosi corretta. Uno dei motivi di questo gap diagnostico consiste nella presentazione clinica della malattia: se è vero che l’intestino tenue resta l’organo bersaglio, è altrettanto evidente ormai che, sempre più frequentemente, la celiachia si manifesta con sintomi a carico di organi e apparati diversi da quello gastro-intestinale.

In aumento i problemi legati all’asse fegato-intestino, le manifestazioni cutanee, alle ossa, a livello del sistema nervoso centrale e del sistema riproduttivo femminile: si stima infatti che solo il 16% delle diagnosi totali di celiachia presentino sintomi gastro-intestinali. In considerazione di questi dati, è facile capire come sempre più spesso non sia lo specialista gastroenterologo il primo medico che visita una persona celiaca. Dal Convegno arriva una conferma: è fondamentale la personalizzazione dell’approccio clinico che tenga conto dei diversi sintomi, ma anche del fatto che ogni paziente celiaco ha peculiarità tali da richiedere follow-up personalizzati, mentre allo stato attuale l’approccio clinico è ancora troppo uniforme.

«Con l’11° Convegno annuale di AIC abbiamo ricordato ai colleghi medici specialisti l’importanza di porsi questa domanda ‘E se fosse celiachia?’. Sappiamo infatti che la malattia sempre più spesso si manifesta con sintomi e segni a carico di organi e sistemi diversi da quello gastro-intestinale: il nostro obiettivo è quindi portare all’emersione i casi di celiachia che non arrivano all’attenzione del medico di medicina generale, del pediatra, dell’internista o del gastroenterologo», afferma il dottor Marco Silano, Direttore Scientifico del Convegno e Direttore del Dipartimento Malattie Cardiovascolari, endocrino-metaboliche e invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità e Coordinatore del Board Scientifico di AIC. «La conoscenza della celiachia nella medicina specialistica può infatti rappresentare un ulteriore passo avanti per migliorare la performance di diagnosi».

Sono stati dunque 6 i macro temi affrontati durante la giornata di lavori. Si è parlato delle novità relative alla dermatite erpetiforme, manifestazione extra-intestinale cutanea della celiachia, e del fegato che si conferma uno degli organi maggiormente colpiti dalla celiachia, al punto che le alterazioni epatiche siano da considerarsi una comune manifestazione della celiachia. Uno spazio è stato riservato ad esplorare la stretta relazione tra celiachia e metabolismo osteo-minerale: si stima infatti che il 75% dei pazienti celiaci presenti alterazioni del metabolismo osteo-minerale esponendoli a gravi rischi di fratture patologiche, in particolare quando la diagnosi è tardiva. Come è ormai noto, la celiachia può manifestarsi anche esclusivamente con problematiche ginecologiche e ostetriche e quindi, se non correttamente diagnosticata, può seriamente compromettere la salute della donna: la giornata è stata l’occasione per offrire nuovi spunti sull’importanza di conoscere e riconoscere queste manifestazioni, soprattutto perché la celiachia ha una netta prevalenza nella popolazione femminile. Spazio anche al legame tra manifestazione neurologiche e gluten sensitivity, in particolare alle corrette modalità di diagnosi e agli esami sierologici da indagare, con consigli per la gestione dei pazienti con questi disordini. Infine, si è parlato dell’anemia quale condizione frequente in corso di malattia celiaca e, spesso, sua unica manifestazione-sintomatologia.

«Il successo dell’evento ci ha indotto a proporre i contenuti del convegno come formazione a distanza, sempre con accesso ai crediti formativi. Fino alla fine dell’anno medici, specializzandi, studenti e ogni professione sanitaria, potranno accedere ai contenuti del convegno dalle loro sedi. In questo modo AIC adempie a una delle sue principali finalità istituzionali”.

«I messaggi corretti sono importantissimi e AIC vuole condividerli con la classe medica», dichiara la Presidente AIC – Associazione Italiana Celiachia, Rossella Valmarana. «Coloro che incontrano i pazienti per sospetta celiachia devono chiarire subito ai pazienti e alle famiglie che la dieta senza glutine deve essere iniziata solo dopo una diagnosi certa».

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