Alimentazione

Celiachia, mangiare fuori casa senza ansie

Per i celiaci, mangiare fuori casa può essere una sfida costante. Aic e FIPE-Confcommercio hanno firmato un Protocollo d’intesa per lo sviluppo e la promozione di iniziative volte a diffondere una maggiore conoscenza della celiachia all’interno dei pubblici esercizi.

di Sabina Pignataro

I pasti fuori casa sono spesso una sfida per le persone celiache. Il principale problema risiede nella contaminazione incrociata con glutine, poiché anche piccole tracce possono causare reazioni avverse. I ristoranti potrebbero non essere adeguatamente informati sulle esigenze dietetiche. Inoltre, anche se i menu indicano opzioni “senza glutine”, non sempre si può essere sicuri della preparazione corretta. La mancanza di consapevolezza riguardo alla gravità della celiachia può portare a sottovalutare il rischio di contaminazione incrociata. Questi problemi rendono necessario per i celiaci essere estremamente vigili e comunicare chiaramente le proprie esigenze quando mangiano fuori casa.

Un problema di cui l’Associazione Italiana Celiachia– Aic è bene consapevole e sensibile. Ieri, proprio Aic e FIPE-Confcommercio hanno firmato un Protocollo d’intesa per lo sviluppo e la promozione di iniziative volte a diffondere una maggiore conoscenza della celiachia all’interno dei pubblici esercizi.

Il Protocollo nasce dall’esigenza di fare in modo che chi soffre di questa malattia possa sentirsi a suo agio e al sicuro nel maggior numero di esercizi del Paese.

L’indagine 2023 su Ristorazione e Celiachia, commissionata da AIC e realizzata da un’azienda specializzata in studi e ricerche di mercato, ha fatto emergere una serie di differenze sostanziali nell’approccio al servizio senza glutine tra i locali aderenti al programma Alimentazione Fuori Casa senza glutine (AFC) dell’Associazione Italiana Celiachia, rispetto a quelli non aderenti. Come riporta l’indagine, infatti, il 63% dei gestori di locali non facenti parte di AFC dichiara di avere una conoscenza superficiale della materia; il 68% di queste attività, inoltre, non utilizza l’apposita dicitura, anche se prepara piatti senza glutine.

L’accordo è stato presentato e sottoscritto da Lino Enrico Stoppani, Presidente di FIPE-Confcommercio, e Rossella Valmarana, Presidente AIC, nel corso di un evento al quale hanno preso parte Elena Murelli, Senatrice e Presidente dell’Intergruppo parlamentare su celiachia, allergie alimentari e AFMS, Roberto Calugi, Direttore Generale di FIPE-Confcommercio, Sergio Paolantoni, Presidente di FIPE – Roma, Caterina Pilo, Direttore Generale di AIC e Susanna Neuhold, Responsabile Nazionale Qualità & Sicurezza Alimentare AIC.

Il Programma Alimentazione Fuori Casa nasce dall’esigenza dell’Associazione Italiana Celiachia di creare una catena di esercizi della ristorazione informati sulla celiachia che possano offrire un servizio idoneo alle esigenze alimentari dei celiaci. Tra le strutture aderenti: affittacamere, agriturismi, alberghi, bar/caffetterie, barche a vela e centri velici, B&B, bracerie, campi estivi per ragazzi, case vacanze, catering, cioccolaterie, cornetterie, creperie, distributori automatici, enoteche, friggitorie, food truck, gastronomie, gelaterie, hotel, locande, navi da crociera, osterie, panifici, paninoteche, parchi divertimento, pasticcerie, pastifici, piadinerie, pizzerie, pub, punti ristoro in autostrada stazioni e aeroporti, rifugi di montagna, ristoranti, rosticcerie, sale ricevimento, spaghetterie, tavole calde, tavole fredde, trattorie, villaggi turistici.

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