Volontariato
Celiachia: è Made in Italy il test per i neonati
Due progetti 'made in Italy' per provare a mettere in scacco la celiachia nei neonati con alto di rischio di ereditare l'intolleranza dai genitori
di Redazione
Il primo, attivo dal 2004 e coordinato da Carlo Catassi della clinica pediatrica dell’universita’ di Ancona, ha coinvolto oltre 600 lattanti a rischio con familiarita’ di celiachia. I bambini sono stati divisi in due gruppi: nella dieta del primo gruppo il glutine e’ stato introdotto a 6 mesi, nel secondo a 12 mesi, con l’obiettivo di definire il ruolo dell’epoca di assunzione del glutine nel manifestarsi della celiachia. Il secondo progetto e’ partito a gennaio 2007 e coinvolge vari Paesi europei.
Per l’Italia e’ coordinato da Luigi Greco del dipartimento di Pediatria dell’universita’ Federico II di Napoli. Lo studio cerchera’ di verificare se e’ possibile rendere tolleranti al glutine neonati ad alto rischio genetico per lo sviluppo della malattia. “Si tratta – spiega Greco – di ‘insegnare’ ai bambini a riconoscere il glutine in piccolissime quantita’ come proteina tollerata e non come un nemico contro cui scatenare una risposta immune che poi causa la celiachia. Fra il quarto e il sesto mese di vita, durante l’allattamento, al bimbo viene somministrata una dose minima di glutine per bocca, come si fa per le vaccinazioni, mentre al gruppo di controllo vengono date dosi analoghe di zucchero. Dopo il sesto mese il piccolo viene svezzato con dosi crescenti di glutine, secondo un programma simile a quello di tutti i bambini di quell’eta”’.
”Se lo studio stabilisse che le micro-dosi di glutine sono realmente in grado di prevenire la celiachia, questa misura potrebbe essere adottata con tutti i neonati a rischio genetico. Tuttavia – conclude – vale la pena ricordare che il latte materno e’ un fattore di protezione importante contro la celiachia: e’ dimostrato che il rischio si riduce del 30-50% se l’allattamento al seno viene protratto fino al sesto mese”.
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