Salute

Celiachia: diagnosi precoce grazie ad un nuovo test del sangue

Alcuni ricercatori delle università di Genova e Verona hanno segnalato che attraverso un test del sangue sarebbe possibile arrivare alla diagnosi precoce di celiachia. Umberto VoltaCoordinatore Board Scientifico AIC interviene a far chiarezza

di Redazione

L’interessante segnalazione si riallaccia ad una importante osservazione che gli stessi studiosi avevano pubblicato nel 2006 sulla prestigiosa rivista PLoS Medicine. In quello studio, utilizzando una “library” di peptidi con sequenza randomizzata, lo stesso gruppo di ricerca era riuscito ad identificare un peptide riconosciuto dagli anticorpi presenti nel sangue dei celiaci con malattia in fase attiva. Questo peptide presentava omologia sequenziale con la proteina neutralizzante maggiore VP-7 del rotavirus e con alcune sequenze aminoacidiche della transglutaminasi tissutale e con altri autoantigeni coinvolti in processi di autoimmunità (heat shock protein umana, desmogleina 1 e toll like receptor 4).

Tutte queste evidenze dimostravano un possibile coinvolgimento dell’infezione da rotavirus, causa frequente di gastroenteriti acute nell’età pediatrica, nella patogenesi della celiachia attraverso un meccanismo di molecular mimicry.

A conferma di questa interessante scoperta un successivo lavoro di ricercatori dell’Università di Denver (USA) confermava che tanto maggiore era il numero di infezioni da rotavirus che il bambino contraeva nei primi anni di vita, quanto più elevato era il rischio di sviluppare la celiachia.

Nella conferenza stampa dei giorni scorsi presso l’Istituto Gaslini di Genova il gruppo di ricerca coordinato dai Prof. Lunardi e Puccetti ha presentato i risultati del nuovo studio su questo filone di ricerca, pubblicato nell’aprile di quest’anno sulla rivista Immunologic Research. In questo lavoro  i ricercatori  hanno sviluppato un test che nei soggetti geneticamente predisposti alla malattia celiaca sarebbe in grado di identificare precocemente lo sviluppo della celiachia. Gli studiosi hanno preso un considerazione 357 bambini con diabete mellito di tipo 1, condizione strettamente associata alla celiachia, con la quale il diabete autoimmune condivide lo stesso pattern genetico rappresentato dalla positività per gli antigeni di istocompatibilità (HLA)-DQ2 e -DQ8. Durante il follow-up, 32 di questi 357 bambini sviluppavano la celiachia. Grazie alla disponibilità di campioni di siero prelevati periodicamente nel corso del follow-up di questi pazienti, i ricercatori hanno osservato che nel siero dei bambini diabetici HLA-DQ2 e/o –DQ8 positivi,  che sviluppavano successivamente la celiachia, vi era la comparsa di anticorpi diretti contro la proteina precoce VP7 del Rotavirus ad alto titolo, mentre questo non si verificava nei bambini diabetici che non diventavano celiaci.

La positività per gli anticorpi diretti contro la proteina VP7 drl Rotavirus precedeva nel tempo la positivizzazione degli anticorpi antitransglutaminasi, che a tutt’oggi sono considerati il marcatore principale per la diagnosi di celiachia.

La dimostrazione che la comparsa di anticorpi anti-rotavirus ad alto titolo in soggetti geneticamente predisposti è predittiva della successiva positivizzazione per anticorpi antitransglutaminasi è senza dubbio di grande interesse sul piano scientifico. Peraltro, prima di parlare con sicurezza di un nuovo test in grado di predire la comparsa della celiachia nei soggetti a rischio di svilupparla, è opportuno attendere dati di conferma del valore predittivo di tali anticorpi su una casistica più ampia di quella studiata al momento.

 

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