Non profit

Celentano mitico in tv

Ecco perché il vero ignorante è Veronesi

di Riccardo Bonacina

Domani l?editoriale del numero di Vita in edicola sarà dedicato alla prima puntata di “125 milioni di caz?te” e sulle polemiche che sono seguite, senza tregua da allora sino a stasera. Il titolo di copertina di Vita recita così “Caro ministro, l?ignorante sei tu”. Il ministro è ovviamente Veronesi. Una convinzione che spieghiamo in un lungo servizio dove sottolineamo come Veronesi in oltre un anno di incarico non ha fatto nulla per attuare una legge del 1999, a cui mancano ancora sei decreti attuativi non firmati. Celentano questa sera ha parlato di una lunga fila, “di una lunghissima fila, di potenti, intellettuali, politici, preti, ipocriti, giù giù sino alla servitù”, in fondo a questa infinita fila gli ultimi della servitù. Letterale da Celentano “Maurizio Costanzo e Fabio Fabio, i più ipocriti, più velenosi di una vespa (Bruno)”. Il giornalista che, ha sottolineato Celentano, “Ha fatto il tesserino dell?Aido solo dopo la mia trasmissione e che non ha mai dedicato una delle sue migliaia di trasmissioni al tema della donazione degli organi”. Grandissimo Celentano, ti applaudo Riccardo Bonacina Ecco l’editoriale Tra il surfista e il molleggiato Umberto Veronesi è stato argutamente soprannominato da un suo collega di governo “il surfista”, per la sua prontezza e abilità a cavalcare tutto quanto fa notizia. Non poteva perciò sfuggire al luminare prestato alla politica il prevedibile can can che Adriano Celentano avrebbe suscitato con i suoi tele monologhi in prima serata su Raiuno. Così è stato: Veronesi ha preso carta e penna e ha indirizzato una piccata lettera al presidente Rai e per conoscenza ad agenzie e quotidiani (o viceversa), in cui stigmatizza “l’irresponsabilità e l’incultura” e l’uso di “parole ottuse e irresponsabili” da parte del Molleggiato a proposito di donazioni e trapianto d’organi, tirandone conclusioni tanto sommarie quanto drammatiche, “Uno schiaffo ai pazienti destinati a morire in attesa di trapianto”, e ancora, “Pochi minuti di tv hanno vanificato tutti i nostri sforzi”. Al suo fianco i soliti giannizzeri del politically correct, Maurizio Costanzo e Fabio Fazio, e qualche torvo professionista della retorica come Miriam Mafai che è arrivata a scrivere: “La nostra legge, faticosamente approvata due anni fa dopo un lungo dibattito, ha significato la salvezza per migliaia di uomini, donne e bambini condannati a morte”. Come sia oggi la realtà della donazione d’organi in Italia lo spieghiamo in un ampio servizio in questo numero del settimanale, sia però sin d’ora chiaro che proprio quella legge approvata due anni fa, ma non ancora attuata, è all’origine di tanti ritardi nell’organizzazione dei trapianti in Italia e di un certo svuotamento ideale nell’idea stessa di donazione di parte di sé. Già nei mesi scorsi su queste colonne avevamo sottolineato la crisi dell’Aido che in meno di due anni ha perso il 40% dei suoi associati e versa oggi in una crisi tale che in Lombardia l’ha costretta a chiudere 45 sedi su 140. Proprio il meccanismo del silenzio-assenso (che con buona pace di Veronesi trova paragoni nella legislazione occidentale solo in Francia e Danimarca) ha indotto l’idea dei trapianti non più come atto donativo ma come questione medico-burocratica, allontanando ogni discussione e ogni riflessione di uno dei gesti più grandi e gratuiti che un uomo possa fare. La legge 91 del 1999, prima ancora di divenire operativa ha così via via svuotato e messo in crisi le importanti esperienze associative nate intorno alle esigenze dei malati in attesa di trapianto. Eppure, il surfista, i giannizzeri e i professionisti della retorica e della cattiva informazione, invece di ringraziare il “cretino di talento” per aver riacceso un dibattito ipocritamente e pericolosamente archiviato, e per aver portato il tema trapianti e donazioni in prima pagina per una settimana intera, hanno ancora una volta intonato il ritornello, davvero torvo, che suona più o meno come il motto latino “mors tua vita mea”. Un motto che certo non aiuta il diffondersi della cultura della donazione. E’ spaventoso, infatti, pensare che “a fin di bene” si possano mettere i diritti di una vita che aspetta un organo contro quelli di una vita che sta rasentando la sua fine. Non è con questo ricatto stupido e spaventoso che la donazione di organi in Italia decollerà a livelli europei. Qualche anno fa, proposi in prima serata su Raidue, uno speciale del “Coraggio di vivere” sul traffico d’organi in cui venivano commentati in studio le inchieste dei più importanti network del mondo, Bbc e Cnn comprese. Ebbene nei giorni seguenti persino la mia segreteria telefonica privata, oltre naturalmente gli alti uffici Rai, furono inondati di messaggi minatori simili a quelli rivolti contro Celentano. “Se qualcuno morirà la colpa sarà tua”, questo il tenore osceno di messaggi simili a quelli rilanciati da Costanzo e Fazio. Le scorciatoie, seppur “a fin di bene”, non incrementano mai sentimenti di solidarietà ma piuttosto aizzano gli egoismi. Non è con i trapianti d’organo “d’ufficio” (cos’altro è il silenzio-assenso?) che la scienza risolverà uno dei suoi tipici ingorghi: il suscitare una speranza tecnica e chirurgica senza avere la possibilità di poi esaudirla. Non è decretando il tabù su ogni discussione che si spingeranno i cittadini verso la donazione di sé: valga su tutto il dato dei soli 4000 italiani che sino ad oggi hanno dichiarato alle Asl la propria volontà di donazione. Almeno sino a che Celentano…


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