Cultura

Cei: in 15 anni 710 milioni di aiuti al Terzo Mondo

Il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, ha definito l'istituto dell'8 per mille ''una forma di 'democrazia fiscale', aperta a tutti i contribuenti e finalizzata al sostegno di attivita

di Benedetta Verrini

Sono 6.275 gli interventi caritativi effettuati in quindici anni dalla Conferenza episcopale italiana attraverso il Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo, con una spesa di 710milioni di Euro.
Gli interventi sono stati 2.314 in Africa, 2.132 in America latina, 1.380 in Asia, 146 in Europa, 176 in Medio Oriente, 21 in Oceania, mentre e’ di 106 il numero degli interventi soprannazionali. Sono i dati che offre il volume ‘Dalla parola alle opere – 15 anni di testimonianze del Vangelo della Carita’ nel Terzo mondo”, presentato oggi a Roma, che documenta progetti ed iniziative finanziati dalla Cei attraverso il ‘Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo’, dal 1990 al giugno 2004.

Il volume, illustrato da mons. Giuseppe Betori, segretario generale della Cei, insieme con mons. Piergiuseppe Vacchelli, sottosegretario della Cei e presidente del Comitato per gli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo e con Paolo Mascarino, direttore del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, ha l’intento di ”informare dettagliatamente sulla utilizzazione dei fondi provenienti dall’otto per mille destinati dalla Chiesa cattolica a sostegno della promozione umana, dello sviluppo, e di altri aiuti caritativi nelle emergenze dei Paesi del Sud del mondo”.
Il volume ricorda che il cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei ha definito L’istituto dell’8 per mille ”non soltanto un’opportunita’ finanziaria in piu’, ma una forma di ‘democrazia fiscale’, aperta a tutti i contribuenti e finalizzata al sostegno di attivita’ caritative e umanitarie, per combattere gravi forme di emarginazione e promuovere lo sviluppo integrale delle persone e delle comunita”’.
Il volume ”rende conto della trasparenza di quanto si e’ operato, dando ragione di come si e’ risposto alla fiducia accordata da tanti contribuenti, nella speranza che anche in futuro non venga a mancare n? diminuisca il sostegno a questa forma di attenta e mirata solidarieta”’.

I dati mostrano che la maggior degli interventi caritativi a favore del Terzo Mondo (per le macroaree) e’ stato impiegato in progetti di formazione (471.130.200 Euro per 4631 interventi); seguono 311 interventi utilizzate per le emergenze umanitarie per un totale di 105.452. 580.
Sono invece di 69.357.638 Euro i fondi derivanti dall’8 per mille usati per effettuare 770 interventi di costruzione. In particolare, poi, nell’ambito degli interventi che riguardano la formazione sono stati avviati e realizzati 1217 progetti nel settore delle comunicazioni, 810 per favorire l’apprendimento e la conoscenza di particolare attrezzature da lavoro; 605 hanno preso in considerazione il settore dell’ambiente.
Dal Kenya, al Guatemala, dalla Cambogia alla Colombia, all’India e al Ruanda ”i finanziamenti, grazie alla raccolta dell’8 per mille, riguardano diversi ambiti di azione: alfabetizzazione, formazione professionale in campo sanitario, agricolo-ambientale, economico, cooperativo e delle comunicazioni sociali, compreso il sostegno alle associazioni locali per l’acquisizione di competenze nella gestione e nell’animazione del territorio”.
”I Paesi piu’ poveri – ha evidenziato mons. Piergiuseppe Vacchelli – vanno trattati come soggetti, come persone. Costruire il futuro di questi Paesi per noi ha significato predisporre loro la strada per il riscatto e l’autopromozione umana. Da questo punto di vista il concetto di cooperazione da noi adottato e’ stato sempre fondato su criteri di umanita’ e discrezione, consulenza tecnico-organizzativa senza imposizioni di regole e atteggiamenti di superiorita’ e presunzione verso chi aveva bisogno”.

Esemplare e’ considerata, fra i tanti interventi, la vicenda del St. Mary’s Hospital Lacor di Gulu, nel nord Uganda. Vi lavorano 520 persone tra medici, infermieri, paramedici e altro personale. Nel 2002 sono stati effettuati oltre 27 mila ricoveri ospedalieri e piu’ di 190 mila prestazioni ambulatoriali. L’ospedale ha spiegato mons. Vacchelli e’ ”un polo d’eccellenza. Un’opera della Chiesa che accoglie tutti senza distinzione”.
Il Lacor Hospital si avvale dei centri di salute periferici di Pabo ed Opit situati a quasi trenta chilometri dalla struttura ospedaliera ed ha attivato scuole e programmi formativi per infermieri professionali e caposala, il tirocinio per i medici neolaureati delle universita’ di Makerere e Mbarara, per medici specializzandi dell’Universita’ di Mbarara, e altri programmi di formazione per tecnici di laboratorio, per tecnici di anestesia e di radiologia. Esso e’ inoltre uno dei principali siti di ricerca sul campo per gli studenti del Master in management sanitario della Uganda Martyr’s University di Nkozi.
In una situazione cosi’ compromessa come quella del Nord Uganda caratterizzata da una guerriglia endemica che dura da oltre diciotto anni, il Lacor Hospital rappresenta una delle poche realta’ economiche della regione in grado di dare, con la sua offerta di lavoro e di formazione professionale, un minimo di speranza alle giovani generazioni e contribuire indirettamente alla stabilizzazione sociale e, si spera, alla pacificazione di una regione tra le piu’ tormentate dell’intero continente.

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