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Cecile Kyenge: “Sul Burundi, Expo 2015 ha proprio sbagliato”
Al termine di una settimana segnata da nuovi scenari di guerra civile in Burundi, l’eurodeputata del PD, protagonista di una risoluzione del Parlamento UE che punta il dito contro il regime del Presidente Nkurunziza, denuncia su Vita.it l’accoglienza riservata da Expo 2015 alla ministro del Commercio burundese. “Non si può celebrare un paese dove sono in corso violazioni gravissime dei diritti umani”.
Ricordate l’accoglienza in pompa magna riservata una settimana fa da Expo 2015 alla ministro del Commercio burundese, Irina Inantore? Il caso, ripreso da L’Espresso e citato anche dal programma Radio3mondo della RAI, continua a far polemica. Questa volta tocca a Cecile Kyenge, eurodeputata del Gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento europeo, che si è detta sorpresa nel vedere “Expo 2015 accogliere una dignitaria di un regime accusato di violazioni gravissime dei diritti umani”.
Questo paese è il Burundi, in preda al caos dal 26 aprile in seguito all'annuncio da parte del presidente uscente Pierre Nkurunziza di volersi candidare per un terzo mandato alle elezioni presidenziali del 26 giugno (poi posticipate a luglio), nonostante il limite di due mandati fissato dalla Costituzione e dagli Accordi di Arusha firmati nel 2000 per porre fine a 20 anni di guerra civile. “Da allora sono state uccise oltre 70 persone, messe in fuga altre 140mila e arrestate più di 1.000 cittadini burundesi”, sostiene a Vita.it Cecile Kyenge che, assieme ai suoi colleghi del Parlamento europeo hanno adottato lo scorso 9 luglio una risoluzione in cui denunciano le violenze perpetrate in Burundi. “L’opposizione e i media sono ridotti al silenzio. Com’è possibile accogliere un rappresentante ufficiale del regime burundese giunto a Milano per promuovere il suo Paese e chiedere agli italiani di venire a investire in Burundi? Mi dispiace, ma Expo 2015 ha proprio sbagliato”.
“Ma il problema non riguarda soltanto Expo 2015”, tiene a precisare l’eurodeputata del PD. “Questo caso illustra tutti i limiti politici di questo genere di manifestazioni”. Come i Mondiali del Qatar, dove gli stadi costruiti da migranti i cui diritti sono continuamente violati, oppure quelli che si svolgeranno in Russia nel 2018. “E’ giunta l’ora di introdurre nuovi criteri nell’assegnazione di un Mondiale o di un’Esposizione Universale, che includono il rispetto dei diritti umani e delle regole democratiche”.
Oggi tocca al Burundi, da cui giungono nuovi e preoccupanti segnali con gli scontri a fuoco che hanno opposto venerdì un movimento armato "non identificato" e l'esercito burundese lungo la frontiera con il Rwanda. Il bilancio rimane tutt'ora incerto. Una fonte dei servizi di sicurezza del Burundi ha parlato di "varie vittime nei ranghi dei combattenti". Sebbene la calma sia tornata, la paura rimane alta, non soltanto nella zona dove gli scontri sono avvenuti, ma anche nel resto del paese.
Ora l'attenzione della Comunità internazionale è focalizzata sulle elezioni presidenziali che dovrebbero tenersi il 21 luglio, dopo che il governo burundese ha rifiutato di accettare la data indicata dalla Comunità degli Stati dell'Africa dell'Est (il 25 luglio). Dopo aver vinto le elezioni legislative, il partito presidenziale è quasi sicuro di incassare un'altra vittoria con il (probabile) trionfo di Nkurunziza.
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