Volontariato

Cecenia, il veleno russo

Questo articolo venne pubblicato da Anna Politkovskaya sul suo giornale, la Novaya Gazeta. Un’inchiesta seguita a un misterioso avvelenamento collettivo nella scuola N.2 di Chelkovskaja

di Redazione

Sul suo letto addossato al muro della sala N.1 dell?ospedale di Chelkovskaja, una giovane ragazza si contorce, vittima di una nuova convulsione. Il suo viso passa dal bianco al giallo e poi al rosso fuoco, il suo respiro diventa impercettibile. Con l?aiuto di un cucchiaino, suo fratello tenta in ogni modo di allargare le mascelle affinché non soffochi. Il primo tentativo non sortisce nessun effetto. A questo punto subentra la mamma che la schiaccia con tutto il suo peso tentando di contenere le sue convulsioni. Con i tacchi che sfiorano la nuca, la ragazzina si inarca in modo inverosimile, al punto che sembra formare un cerchio. È il 6 gennaio, la ragazza è malata da oltre tre settimane e il suo stato non migliora. Asset Magamchapieva ha 20 anni. A differenza della maggioranza dei malati, non frequentava la scuola N. 2 di Chelkovskaja. Al massimo ha svolto un breve stage per impartire corsi di formazione. Risultato: al pari di coloro che hanno speso tempo in questa struttura scolastica, è stata colpita da ?qualche cosa?. Ma cosa? Gli esperti dicono: i malati simulano Un?infermiera di una certa età arriva con una siringa già piena. La crisi va avanti da un quarto d?ora, ma a questo piano c?è solo una persona per 40 malati. Arriva dalla stanza accanto, dove una giovane donna, Marina Tereshtenko, aveva una crisi molto simile. Che cosa contiene la siringa? «Dell?analgina mescolata a del dimedrol», sospira l?infermiera, cosciente della sua impotenza e del fatto che il prodotto non avrà nessun effetto? «Ad ogni modo non abbiamo altro. Non si sa nemmeno quello che va curato. Ma perlomeno l?analgina sopprime il dolore causato dalle convulsioni, mentre il dimedrol tranquillizza, consente loro di dormire dopo le crisi». Rabadan Rabadanov entra ed esce dalla stanza. Assistente del medico responsabile incaricato delle cure, osserva il malato con tristezza. Tutti si sono precipitati sulla poveretta per immobilizzarla, il sedativo finisce per essere messo in vena e delle lacrime iniziano a scorrere sulle sue guance. In una stanzetta arredata solo con un triste letto da campo e una tavola, Vakha Esselaiev, altro assistente del medico responsabile, ripete: «Le abbiamo prese in carico sin dall?inizio, ma la nostra diagnosi non cambia. Questi malati sono stati avvelenati da una sostanza che non conosciamo. Abbiamo visto quel che è accaduto e osserviamo a che punto è il loro stato odierno. Non è un problema di isteria o di psicosi collettiva!». Il dottor Rabadanov appare stravolto. È stato il primo a recarsi assieme alla dottoressa Djamila Alieva nel villaggio di Starogladovskaja. È stato chiamato il 10 dicembre da una scuola in cui gli alunni svenivano uno dopo l?altro. «Tutti presentavano una forte agitazione, difficoltà respiratorie, allucinazioni, un riso strano e violente convulsioni. Una delle maestre aveva il viso blu, stava letteralmente soffocando. Non siamo riusciti a far nulla. Abbiamo distribuito dei sedativi, degli anticonvulsivi, ma niente da fare, le crisi sono andate avanti. I genitori ci aggredivano, ed eravamo incapaci di aiutarli. Sono convinto che tali segni in un numero così elevato di bambini non possono soltanto essere di origine isterica. Sono stati avvelenati. Da che cosa, non lo sappiamo. Purtroppo ci risulta impossibile scoprirlo da soli. Non abbiamo smesso di sollecitare raccomandazioni terapeutiche, ma nessuno reagisce. Delle commissioni sono arrivate da Mosca e da Grozny per dire ai malati di smetterla di simulare. Ma come osano! In seguito sono andati via, lasciandoci soli di fronte alle crisi». L?inchiesta scomparsa Come gli abitanti del distretto, i medici e le famiglie sono convinti che alla scuola di Starogladovskaja la fonte della contaminazioni si trovava nei bagni delle ragazze. Tutte le malate ci sono passate. Per i dottori, è altamente probabile che il veleno fosse sotto forma solida, per poi diffondersi nell?ambiente in stato gassoso. L?estrema precisione della localizzazione del problema nel tempo e nello spazio è sbalorditivo. Alla scuola di Starogladovskaja ad esempio, soltanto le persone che si trovavano al pianterreno si sono ammalate, mentre quelle che non si sono recate a scuola quel maledetto giorno sono in buona salute. Tutto ha avuto inizio il 7 dicembre con il caso di Tassa Minkailova, 13 anni, alunna della scuola di Starogladovskaja (a circa 20 chilometri de Chelkovskaja, capoluogo del distretto). Ha presentato sintomi di soffocamento, convulsioni, un forte mal di testa e un?insensibilità all?estremità degli arti. I suoi genitori hanno deciso di portarla all?ospedale di Kizliar, nel vicino Daghestan, ma la cura che le hanno prescritto i neurologi è risultata inefficace. Le sue condizioni si sono addirittura aggravate. Il 9 dicembre, genitori di alunni della medesima scuola hanno trasportato presso l?ospedale N. 9 di Grozny due ragazzine di 12 e 13 anni colpite dagli stessi sintomi. Il fenomeno poi è via via dilagato: 19 bambini e 6 adulti di Starogladovskaja sono arrivati il 16 dicembre direttamente dalla scuola all?ospedale di Chelkovskaja. I medici hanno constatato perdite di conoscenza, stati comatosi, convulsioni, stati di debolezza, amnesie, serie difficoltà a respirare, un intorpidimento delle mani e dei piedi, brividi. Era un tipico caso di intossicazione, la cui fonte si trovava nella scuola. Il rapporto sparito Il 16 dicembre, la Cecenia ha creato una commissione governativa presieduta da V. Boriskine, vice responsabile del gabinetto del presidente. Lo scopo: identificare il focolaio dell?intossicazione e trattare le conseguenze delle malattie collettive. Il 17, questa commissione, coadiuvata da militari, si è recata a Chelkovskaja per ispezionare le scuole e l?ospedale. I suoi membri hanno fatto domande e incontrato le persone maggiormente colpite trasferite a Grozny. Le indagini hanno seguito il loro corso fino a quando un rapporto firmato dal capitano S. Efimov, medico responsabile del laboratorio militare mobile N. 1309, è approdato nell?ufficio del presidente della commissione. Questo documento, risultato di una trasferta a Starogladovskaja e a Chelkovskaja, è oggi molto prezioso perché a due giorni di distanza i funzionari incaricati dell?inchiesta l?hanno fatto sparire rendendolo di conseguenza inaccessibile. L?abbiamo ritrovato per miracolo. Ecco alcuni passaggi: «L?origine dell?intossicazione si situa nell?edificio principale della scuola, probabilmente al secondo piano. Una contaminazione inizialmente respiratoria ha probabilmente avuto luogo, ma una contaminazione per contatto non è esclusa. L?eventuale sostanza tossica potrebbe essere liquida o solida, avrebbe inoltre liberato emanazioni tossiche. Sembra tuttavia impossibile definire il prodotto in questione a partire da un unico studio clinico elaborato dai sintomi presentati dalle vittime. Al fine di precisare la natura della sostanza incriminata, raccomando lo svolgimento di una perizia tossicologica sui malati e un esame da demandare a tossicologi in possesso del materiale e dei reattivi necessari». Dopo il 17 dicembre la commissione abbandona improvvisamente questa pista per privilegiare una spiegazione psicologica, questo nonostante le prove di avvelenamento si stessero accumulando. Il 20, tutte le scuole del distretto sono chiuse, e la procura cecena apre un?inchiesta giudiziaria. Ma all?indomani i primi comunicati ufficiali accusano i media di essere responsabili dell?intera vicenda. Man mano che la tv manda in onda reportage sul caso, le crisi sarebbero più violente e i malati più numerosi. L?ultima beffa La commissione ha quindi scelto per la più classica delle vie amministrative. Sono stati richiesti dei fondi per costruire un centro di rieducazione medicopsicologica, un ambulatorio neuropsicologico e un altro neurologico. Questi centri sarebbero certamente utili, ma in che modo possono aiutare gli intossicati di Chelkovskaja? Per la mancanza di generatori, ogni volta che la corrente dell?ospedale locale viene sospesa, si rimane nel buio più completo. Nemmeno un computer, né quindi l?accesso a Internet. Così nessun medico, davanti a un caso sconosciuto, può lanciare un sos sulla rete. Il 27 dicembre, il presidente della Cecenia Alou Alkhanov si è recato a Mosca, dove ha incontrato Vladimir Putin. Al presidente russo ha confermato che si trattava di una psicosi collettiva. Il 31, 17 bambini e tre adulti tra le persone più colpite dalla crisi sono stati mandati a Jeleznovodsk (stazione termale del Caucaso, nella regione di Stavropol, ndt). Ma visto il peggioramento delle loro condizioni, sono stati nuovamente trasferiti a Stavropol, dove sono stati seguiti dal professor Igor Boiev, responsabile del servizio di psicoterapia*. Gli altri dovranno accontentarsi di analgina e di dimedrol. * In un successivo articolo pubblicato sulla Novaya Gazeta, Anna Politkovskaya ha rivelato che il professor Boiev non li ha guariti. Non è stata loro consegnata nessuna cartella medica e ignorano tuttora il tipo di trattamento a cui si sono sottoposti.

  • Per sapere di più su Anna Politkovskaya: www.courrierinternational.com www.chechen.org www.novayagazeta.ru (in russo)

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