Non profit

C’è un diritto alla bestemmia?

Il sindacato mondiale calciatori chiede l'abolizione della norma. Csi: «Irresponsabili»

di Lorenzo Alvaro

La norma anti-bestemmie del calcio italiano ha suscitato un vespaio. Ispirata dal presidente del Coni (Comitato Olimpico Nazionale Italiano) Gianni Petrucci, è stata attuata dalla Figc all’inizio del mese di marzo. Il provvedimento prevede l’espulsione di chi bestemmia sul terreno di gioco e contempla il ricorso alla prova televisiva. La critica è arrivata dal FifPro, il sindacato mondiale dei calciatori, che ha definito la nuova norma addirittura «una violazione di un diritto fondamentale». Secondo l’avvocato dell’organo sindacale Wil van Megen «come chiunque altro, i calciatori hanno il fondamentale diritto di esprimersi».

«Può darsi che in alcune occasioni lo facciano in forma non adeguata, proferendo espressioni volgari, però in questo modo possono esprimere liberamente la propria opinione», ha argomentato il legale in una nota pubblicata sul sito dell’associazione, «Sulla base delle leggi nazionali e del diritto internazionale, la libertà d’espressione può essere limitata solo da un atto del parlamento. Se la federcalcio italiana vuole far questo, può farlo solo con l’aiuto del ministro della Giustizia. Il potere di una federazione sportiva non può arrivare a limitare un diritto fondamentale».

Ma l’avvocato non si è fermato qui aggiungendo che «un cartellino rosso per una bestemmia è una pena che viola un diritto fondamentale: l’arbitro e la Figc non hanno il diritto di esercitare una simile autorità», documentando il proprio intervento con un caso avvenuto all’estero «una volta ho rappresentato un giocatore che in Olanda era stato espulso per una bestemmia. Mi sono appellato alla libertà d’espressione in sua difesa. Da allora, gli arbitri in Olanda non comminano espulsioni per bestemmie. Un direttore di gara può ammonire per espressioni ingiuriose e bestemmie, ma in quel caso si tratta di una misura disciplinare».

A stretto giro di posta è intervenuto il presidente dell’Aia (Associazione Italiana Arbitri), Marcello Nicchi, che a Adnkronos ha sottolineato come la norma «è una disposizione che è stata presa dal Consiglio Federale e può fare un commento solo il presidente della Figc Giancarlo Abete o il presidente del Coni, Gianni Petrucci. La norma in Italia non e’ stata improvvisata e l’abbiamo votata all’unanimità»

Il presidente del Coni Petrucci, interpellato in quanto promotore della regola contestata, ha commentato caustico «la FifPro ha perso un’occasione per tacere». Sempre in difesa delle alte sfere del calcio nostrano si è schierato anche Massimo Achini, numero uno del Csi che ha parlato «a nome di tutta l’associazione, delle decine di migliaia di dirigenti e tecnici impegnati nel Csi a realizzare uno sport di valido profilo educativo», esprimendo «un meravigliato sconcerto per le dichiarazioni della FifPro, che vorrebbe configurare il diritto alla bestemmia in campo come parte della libertà di espressione».

Per poi chiosare «condivido pienamente la risposta data dal presidente del Coni, Gianni Petrucci» perchè è incorsa «in una caduta di stile che si commenta da sola. In un momento in cui l’educazione dei giovani, dentro e fuori lo sport, è diventata una questione prioritaria europea e mondiale, e’ da irresponsabili chiedere il via libera per comportamenti che sono l’esatto contrario di quei buoni esempi che i giovani si aspettano dai campioni». 


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA