Nella performance scolastica di un ragazzo o nella sua visione del mondo, quanto conta la struttura familiare e la presenza della figura femminile? L’esperienza di tutti i giorni ci dice che conta tanto, molto più di altre variabili socio-economico, come il reddito. Forse, non c’era bisogno di indagarlo “statisticamente”, ma Semi di Melo (una associazione nata dalla collaborazione tra Casa del Giovane, Fondazione Exodus e Università Bicocca) si è posto la domanda. Ed ha cercato una risposta nei dati dell’indagine che è stata condotta la scorsa primavera nelle scuole superiori di Bergamo e provincia, con il patrocinio delle amministrazioni locali.
Undicimila ragazzi e ragazze hanno compilato un questionario anonimo di oltre 60 domande, elaborato da Semi di Melo per indagare gli stili di vita giovanili. Lo stesso questionario è stato somministrato in altre aree della Lombardia, ma i dati sono ancora in corso di elaborazione. Per il momento ci soffermeremo sul campione bergamasco che comunque è il più numeroso.
Ai ragazzi, nella sezione preliminare del questionario, è stato chiesto se vivevano con entrambi i genitori, solo con la mamma, solo con il papà o fuori dal nucleo familiare. Ovviamente la famiglia tradizionale, quella con entrambi i genitori, è la forma di convivenza prevalente, con l’85%. Il 15% vive con un solo genitore o fuori dalla famiglia. In particolare, il 12% solo con la mamma, il 2% solo con il papà e l’1% fuori dalla famiglia.
Quale è l’effetto della struttura familiare sul rendimento scolastico dei ragazzi? Si nota come la convivenza con entrambi i genitori corrisponda al miglior rendimento medio. La percentuale di studenti che sono stati bocciati o hanno accumulato debiti almeno una volta nel corso della loro carriera scolastica è minima nel caso di ragazzi che vivono con entrambi i genitori: 19,8% e 33,6%, rispettivamente. Non sorprende che il dato delle bocciature dei ragazzi che non vivono più con i genitori (naturali o adottivi) sia più del doppio di quello di chi vive con entrambi i genitori.
I ragazzi che vivono solo con la mamma hanno un rendimento scolastico inferiore a quello di chi vive con entrambi i genitori, ma decisamente migliore rispetto a quello dei ragazzi che convivono solo con il padre: la percentuale di bocciati sale al 31,4% nel primo caso e si innalza al 37,2% nel secondo caso. Presumendo che il reddito del padre sia superiore a quello della madre (non abbiamo inserito una domanda sul reddito del nucleo familiare), evidentemente il ruolo femminile nell’educazione dei ragazzi è più efficace di quello maschile.
E’ interessante notare, infine, come la struttura familiare sembra influenzare maggiormente il rendimento delle ragazze rispetto ai ragazzi. Nel caso delle ragazze si nota un aumento del 72% e del 94% delle percentuali di bocciatura passando dal nucleo tradizionale a quello con la sola mamma e con il solo papà. Mentre nel caso dei ragazzi le percentuali di aumento sono rispettivamente del 54% e del 75%.
Una volta posizionati all’esterno di un nucleo familiare, la performance scolastica delle ragazze peggiora rispetto a quella dei ragazzi. Non tanto sul fronte delle bocciature quanto su quello dei debiti. Forse, è un modo per vedere in controluce il legame speciale che lega la figura femminile alla famiglia, sia essa madre o figlia.
Se passiamo dalla sfera scolastica a quella educativa, notiamo ancora una volta una differenza nelle figure maschili e femminili. Nel questionario si chiede ai ragazzi come percepiscono il gioco d’azzardo. Se può essere una malattia, se è questione di fortuna o di abilità, etc etc. I risultati sono riportati nella tabella sottostante.
Si può notare che chi vive solo con la mamma fornisce risposte molto simili a chi vive con entrambi i genitori. Viceversa chi vive solo con il papà fornisce risposte in alcuni casi vicini più a chi vive senza genitori. In altre parole, la sfera educativa sembra essere anche nelle famiglie tradizionali di competenza della mamma. E’ attraverso la linea femminile che in altre parole sembra trasmettersi la “cultura” sociale.
Se entriamo nel dettaglio, vediamo che il 38,7% dei ragazzi che vivono solo con la mamma vede l’azzardo come una malattia. La percentuale è praticamente identica a quella di chi vive con entrambi i genitori. L’azzardo è divertimento solo per il 2,9% dei ragazzi che vivono solo con la mamma, pari al 3,1% di chi vive con entrambi i genitori. Ma per chi vive solo con il papà la percentuale si alza al 7,1% e diventa il 15,4% per chi non vive con nessuno dei genitori. Analoghi i risultati per quel che riguarda la percezione dell’azzardo come fonte di guadagno.
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