Salute

Ccsvi: il dibattito continua

L'associazione Ccsvi nella Sclerosi multipla onlus replica ad Aism

di Antonietta Nembri

Quale relazione tra Ccsvi (l’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale) e Sclerosi multipla? Su questo punto il dibattito si è letteralmente acceso, uscendo dal mondo scientifico e, come spesso accade quando le persone coinvolte sono tante, è debordato online e sulle pagine dei giornali.

A misurarsi sul tema ci sono l’Aism (Associazione italiana sclerosi multpla) che ha risposto a Nicoletta Mantovani (vedi articolo su Vita.it) e l’associazione Ccsvi nella sclerosi multipla onlus di cui la stessa Mantovani e presidente onorario, che ha  replicato ad Aism sottolineando tra l’altro, in una nota, «È fondamentale ricordare che la Sm non ha una causa conosciuta e che i meccanismi patogenetici che agiscono nelle fasi di avvio del processo sono tuttora largamente sconosciute. La stessa teoria autoimmunitaria, dopo trent’anni, non ha tuttora conferma scientifica. L’insufficienza venosa cronica cerebro-spinale ha un sufficiente corpo dottrinario per proporsi come elemento patogenetico e prognostico, nell’ottica della multifattorialità del processo di malattia accettata universalmente da tutti gli scienziati che si occupano di Sm. Nessuno ha mai fornito alcuna prova scientifica che neghi questa affermazione».

«Solo con la sperimentazione si può dire con certezza che la Ccsvi non è la concausa della Sm» ribadisce Francesco Tabacco presidente di Ccsvi nella sclerosi multipla onlus. Tabacco, inoltre, puntualizza il fatto che quello che sta per partire è uno studio pubblico (si tratta dello studio Brave Dreams che sta per Brain Venousdrainage Exploited Against Multiple Sclerosis) «l’ente promotore è l’azienda ospedaliera universitaria di Ferrara. Noi la sosterremo con la nostra campagna di raccolta fondi che lanceremo a breve. Mi stupisco che quando si avvia l’unica sperimentazione pubblica con il sostegno della Regione Emilia Romagna venga ostacolata dal presidente della Società Italiana di Neurologia che ha vietato ai neurologi di parteciparvi. Ho anche scritto al ministro della sanità a Zangrillo della commissione nazionale di ricerca, ma nessuno mi ha ancora risposto» continua Tabacco.

Nel comunicato di risposta ad Aism l’associazione di Francesco Tabacco osserva anche che «per dimostrare l’esatto ruolo di Ccsvi nella Sm sono ancora necessari altri studi, in corso peraltro in tutto il mondo, che esplorino la problematica da diverse angolature. L’approvazione scientifica è, però, crescente: al Convegno Mondiale sulle Controversie in Neurologia a Barcellona, si è svolto un dibattito intitolato “La Ccsvi gioca un ruolo nella patogenesi della sclerosi multipla?” Per il Sì ha relazionato il professor Paolo Zamboni e per il No il professor Stuve di Dallas, moderatore il professor Miller di Tel Aviv. Dopo un animatissimo dibattito la votazione da parte dell’audience, completamente di estrazione neurologica, ha avuto un esito inatteso. Oltre il 40% ha infatti mutato l’opinione di partenza votando a favore del Sì».

Per l’avvio dello studio ferrarese di sperimentazione dell’angioplastica, il cosiddetto “Metodo Zamboni” nei pazienti con Ccsvi e Sm che vede il coinvolgimento di una ventina di centri e ospedali pubblici occorre però attendere. «Comunque» ribadisce con forza Tabacco, «è inutile che Aism dica di aspettare da Zamboni un protocollo, non è lui che deve farlo, ma il responsabile amministrativo dell’azienda ospedaliera di Ferrara, cioè il suo direttore generale che ha già inviato tutto» conclude.

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