Salute

Ccsvi e Sm: nessuna relazione. Pubblicato il CoSMo Study

Pubblicati sulla rivista "Multiple Sclerosis Journal" i risultati della ricerca di Aism e Fism, CoSMo, secondo i quali non esistono rapporti tra alterazioni del flusso ematico dei vasi del collo (la Ccsvi) e la Sclerosi multipla.

di Antonietta Nembri

La parola fine su una querelle scientifica che dura da anni. È quella che vorrebbe mettere la pubblicazione sul “Multiple Sclerosis Journal” dei risultati dello studio CoSMo, promosso e finanziato da Aism con la sua fondazione Fism, che è andato a indagare il rapporto tra Ccsvi e Sclerosi Multipla. La sintesi estrema dello lavoro scientifico intitolato nella pubblicazione “Observational case-control study of the prevalence of chronic cerebro-spinal venous insufficienty in multiple sclerosis: results from the CoSMo styudy” è che non esistono rapporti tra alterazioni del flusso ematico dei vasi del collo (la cosiddetta Ccsvi) e la sclerosi multipla.
A parlare dei risultati di CoSMo sono stati, questa mattina, i professori Giancarlo Comi, direttore del dipartimento di neurologia all’Istituto neurologico sperimentale dell’Università “Vita – Salute San Raffaele”, Gianluigi Mancardi, direttore del dipartimento di neuroscienze, riabilitazione, oftalmologia, genetica, Salute materna e del bambino dell’Unità di Genova, Mario Alberto Battaglia, presidente della Fism (Fondazione italiana sclerosi multipla) e Roberta Amadeo, presidente nazionale Aism. Da parte di Battaglia è stato sottolineato l’approccio scientifico di uno studio «costoso» ma che aveva la finalità di «dare risposte precise». Ha rivendicato inoltre a Fism e Aism proprio il compito di «informare rigorosamente perseguendo ogni strada in grado di dare risposte alle persone e impegnando tutte le risorse umane, scientifiche ed economiche necessarie». Battaglia ha ricordato che anche gli studi condotti in Canada e negli Stati Uniti hanno dato riposte precise.

Una ricerca durata due anni e mezzo, uno studio epidemiologico e multicentrico, unico nel suo genere e con il più ampio campione sinora studiato e i coinvolgimento di 35 centri clinici su tutto il territorio e ben 26 professionisti opportunamente formati. A sottolineare il rigore scientifico della metodologia adottata che prevedeva le procedure in cieco, Mancardi che ha illustrato i risultati e i numeri di CoSMo: 1767 casi analizzati (1165 persone con Sm, confrontate con 276 controlli normali e con 226 presone con altre malattie neurologiche). «Abbiamo riscontrato l’anomalia nel 3,2% delle persone affette da Sm, il 2,1% nei normali e il 3,1 in chi ha altre malattie» ha ricordato Mancardi sottolineando il valore della doppia lettura dei dati: centralizzata e in cieco effettuata da esperti internazionali. Fatta cioè in modo che venisse individuata o no la Ccsvi senza aver davanti la persona o da quale dei 35 centri coinvolti arrivassero immagini e filmanti. «Uno studio complesso, ma relativamente veloce che ci porta a poter affermare che la Ccsvi non è associata alla Sm e che non vi ha alcun ruolo».
«Credo che i dati non lascino spazio ad alcuna obiezione. Ora non è più possibile barare» ha sostenuto Comi che ha aggiunto «Alla luce di quanto evidenziato da CoSMo sarebbe insensato fare altri studi». E di fronte alle ricorrenti accuse di essere venduti alle case farmaceutiche Comi ha ribattuto «Questo studio è uscito sulle maggiori riviste del settore (il protocollo a inizio anno sulla rivista scientifica “Neutological Science” e oggi i risultati sul “Multiple Sclerosis Journal”) e oltretutto tutti gli studi in cieco danno questi risultati». (la scheda tecnica di CoSMo al link)

Se da parte degli specialisti si è sottolineata l’alleanza tra comunità scientifica e pazienti con Sm, da parte della presidente di Aism, Amadeo è stata ricordata la «parte umana. Chiunque di noi vorrebbe guarire, ma con questo studio si ribadisce ancora una volta che Aism e Fism sono un punto di riferimento per noi malati di Sm che alla fine rischiamo di essere sballottati da una parte all’altra» Da parte di Roberta Amadeo anche una riflessione sull’importanza di «collaborare con chi ci permette di migliorare la qualità della vita. E solo il rigore scientifico ci ha aiutato ad andare avanti». Ma per chi continua a sperare, a puntare sul cosiddetto metodo Zamboni? «Bisogna imparare a non impiccarsi con la corda della speranza» risponde decisa Roberta Amadeo «Serve avere una speranza con una ragione. Ora occorre ricostruire la fiducia tra neurologo e paziente e ricordare sempre che la scienza non è sensazionalismo».

Aism e Fism hanno stanziato circa un milione e mezzo di euro per questa ricerca e a chi accusa che si tratti di una ricerca “privata” il professor Battaglia ricorda che in Italia, escluse le case farmaceutiche, tra il 50 e il 70% della ricerca scientifica è effettuata da privati, non profit, fondazioni e istituti di ricerca «sulla sclerosi multipla ci sono stati momenti in cui siamo stati gli unici a fare ricerca. Ma basti pensare che tra Usa, Canada, Gran Bretagna e Italia l’85% dei finanziamenti alla ricerca nella Sm arriva dai privati»
 

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