Cultura

Cattolici sociali, ecco il nostro luogo

Retinopera rappresenta un’indubbia novità dentro il mondo cattolico italiano anche se non è ancora stata colta nel suo valore di fondo

di Savino Pezzotta

Retinopera rappresenta un?indubbia novità dentro il mondo cattolico italiano anche se non è ancora stata colta nel suo valore di fondo. La novità di Retinopera consiste nel fatto che è sorta con l?obiettivo di mettere in relazione le vecchie forme associative del mondo cattolico con i nuovi movimenti. All?inizio sembrava un?impresa impossibile, ma lentamente e progressivamente è venuta crescendo e ha reso possibile il superamento dell?estraneità che esisteva tra le diverse associazioni e i vari movimenti. Ora ci si conosce, si dialoga, si confligge con un nuovo spirito. Nessun movimento o associazione è stato chiamato a rinunciare o ad attenuare i caratteri della propria esperienza, a mortificare i carismi fondativi per costituire una sorta di super associazione. Nulla di tutto questo, ma più semplicemente la presa di coscienza dell?esistenza della necessità di risignificare dentro la società italiana i valori e i principi della dottrina sociale della Chiesa.
Abbiamo scelto di restare nel sociale evitando ogni tentazione di dare vita a una nuova forma politica dei cattolici, pur avendo presente e non essendo indifferenti verso la ?questione politica? dei cattolici: il sociale è per noi il luogo privilegiato dell?impegno di Retinopera. Con questa scelta, non abbiamo affatto inteso disdegnare l?attenzione verso ciò che si muove, si agita e si presenta sul terreno politico e istituzionale, ma affrontare i temi della politica e del paese partendo da un?ottica fortemente sociale. Abbiamo scelto con chiarezza questa collocazione perché convinti che oggi in Italia il compito principale dei laici cristiani sia quello di, come dice il titolo del convegno di Verona, essere Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo. Sappiamo, dalla Tradizione cattolica, che l?annuncio del Vangelo non può mai essere separato dalle opere e queste oggi, a mio parere, si esercitano nella realtà sociale.
Ecco perché questo nostro stare in ?rete? e fare ?opere? è importante e può produrre frutti di rinnovamento ecclesiale, sociale e una nuova missionarietà. Sono convinto che un corretto e incisivo agire di Retinopera può produrre, indirettamente, processi di cambiamento nella politica, soprattutto se mantiene questa dimensione sociale e se accentua la sua caratterizzazione di ?ecclesialità?, cioè la capacità di vivere nella Chiesa la comunione tra le varie vocazioni e carismi. La nostra è dunque una proposta di una nuova presenza cristiana nel vivo della società italiana, ci collochiamo là dove i processi avvengono. Là dobbiamo costruire con pazienza, attenzione e con il coraggio dello ?stare insieme? nelle nostre diversità puntando a una presenza attiva nella società. Nel renderci conto dei nostri limiti e delle nostre debolezze, possiamo, se insieme lo vogliamo, essere un luogo di proposta per la nostra Chiesa e per la missionarietà a cui essa è oggi chiamata. In questa nuova situazione sociale ed ecclesiale in cui sembra essere venuta meno la corrispondenza tra comunità cristiana e luogo civile, possiamo veramente contribuire a ridisegnare le forme e i modi della presenza ecclesiale, ed evitare che ognuno di noi si chiuda nel proprio ambito generando, indirettamente, una visione ?federalista? di Chiesa.
Il nostro obiettivo è quello di contribuire insieme alla maturazione di una fede adulta, pensata, vissuta. Perciò, occorre che Retinopera apra una nuova fase del suo percorso dandosi come obiettivo, non solo quello di accrescere la relazione e le sinergie a livello nazionale tra i vari soggetti che la compongono, ma anche estendere questa dimensione d?incontro a livello territoriale. Non siamo all?anno zero, sono già in campo esperienze e tentativi che ci fanno ben sperare. Bisogna però che si faccia uno sforzo ulteriore. Dentro i fenomeni che stanno trasformando la nostra società e che pongono a noi cristiani molte domande, dobbiamo anche rilevare che ci sono molti segni di speranza, soprattutto a livello territoriale.
è da qui che possiamo costruire nuovi percorsi, più profezia nella Chiesa e più capacità di mediazione nella società civile.

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