Politica

Cattolici, galassia in movimento

Bagnasco a Todi rilancia l'impegno in politica ma soprattutto nel sociale

di Franco Bomprezzi

Incontro a porte chiuse a Todi per cento associazioni cattoliche, a sottolineare l’importanza di un incontro che vorrebbe rilanciare l’impegno nel sociale e nella politica, in una fase di passaggio e di crisi. Ecco come i giornali, ancora dominati dai fatti di Roma, si occupano (ampiamente) anche di questo appuntamento.

“I cattolici in campo chiedono una svolta” è il titolo a una colonna di spalla sulla prima del CORRIERE DELLA SERA, che rimanda alle due pagine dedicate all’avvenimento, la 10 e la 11. Nella pagine delle idee, la 47, il commento di Marco Garzonio. “Bagnasco e il ruolo della Chiesa «Non può stare fuori dal sociale»”, titolo forte a pagina 10 per il pezzo di Gian Guido Vecchi. “L’aggettivo chiave è «prepolitico» – annota l’inviato del CORRIERE -. I cristiani, sillaba Bagnasco, sono diventati nella società una «massa critica» capace di «visione» e di «reti virtuose» per «contribuire al bene comune». Il panorama a Todi è variegato, si parla di ricomposizione della «diaspora», si dice che per la prima volta dal dopoguerra sono presenti tutti, dall’Azione cattolica alla Compagnia delle Opere, da Sant’Egidio ai Focolarini, ci sono pure Confcoperative e Coldiretti. E tra (cosiddetti) progressisti e (cosiddetti) conservatori si tratta di fare «rete» per «coniugare etica sociale e etica della vita». La dottrina sociale della Chiesa è «il patrimonio di dottrina e di sapienza che costituisce la terra solida e la bussola per il cammino»”. «Ora un governo più forte» è il titolo che apre pagina 11, con il pezzo dell’altro inviato, Roberto Zuccolini: “Non è nato un partito cattolico. Ma una nuova realtà si è messa in cammino nel convento francescano di Montesanto che domina la piana attorno a Todi. Se non altro perché per un’intera giornata hanno parlato 62 esponenti delle associazioni, del mondo della cultura e delle imprese, perché per la prima volta si sono incontrate le organizzazioni del lavoro insieme ai movimenti, perché si è deciso di andare avanti e concretizzare, anche con manifestazioni pubbliche, «la buona politica per il bene comune». Era questo il titolo del seminario nazionale indetto dal Forum delle persone e delle associazioni cattoliche. E alla fine, visto il carico di attese che aveva suscitato, Raffaele Bonanni ha voluto ribadire che non nascerà, almeno in tempi brevi, una nuova «Cosa bianca». Ha invocato però «un governo forte», perché quello attuale «non è adeguato», quindi un esecutivo di larghe intese con le forze politiche più rappresentative del Paese. Anche per non andare subito alle urne: «Le elezioni anticipate sarebbero la soluzione peggiore»”. Intervista al presidente dell’Istituto Don Sturzo: “Mazzotta: i credenti devono impegnarsi nel «partito del Paese»”. Eccone la parte conclusiva: “Una nuova Dc? Ma non era esclusa? «Ma quale nuova Dc o partito neoguelfo, per l’amor di Dio, ci mancherebbe altro! La ricchezza mostrata da Todi, piuttosto, può costituire il nocciolo di un’aggregazione più larga che metta insieme le energie valide di questo Paese. Un’iniziativa chiaramente laica, aperta. Non un partito dei cattolici, ma un partito del Paese». E dove starebbe? A chi sarebbe alternativo? «Destra, sinistra, centro: non mi interessa. Qui c’è una forza sociale che non è rappresentata da nessuno, qualche cosa bisogna inventarsi per reggere l’emergenza. In una crisi simile gli interessi sono comuni, dai sindacati a Confindustria. Non sono comuni solo al parassitismo, la delinquenza organizzata, l’illegalità e l’inettitudine, le rendite parassitarie…». Che cosa le hanno detto? «Qualcuno annuiva, altri parevano un po’ spaventati: troppo presto! Ma è l’unica. Lasciare che si affermino leader giovani, ridare affidabilità e fiducia. E contrapporsi al drammatico e tristissimo e pericolosissimo fallimento della seconda Repubblica, mai nata e già morta»”. Infine il CORRIERE dedica un pezzo alla fatica letteraria del ministro Sacconi: “Ai liberi e forti”, ovvero “valori, visione e forma politica di un popolo in cammino” (esce oggi per Mondadori). Il CORRIERE anticipa un passo del preambolo: “Questo «popolo dei liberi e forti» è largamente maggioritario nella società italiana, ha quindi il diritto e il dovere di permeare di sé, dei suoi valori, dei suoi bisogni e delle sue aspirazioni la vita pubblica. La stessa forma politica idonea a rappresentarlo ha il dovere di plasmare professionalità rivolte al bene comune. Questa comunità in cammino verso una stagione di più intenso sviluppo umano si afferma come classe dirigente nel momento in cui appare capace – attraverso la rappresentanza politica – di riunire la nazione intera intorno al suo destino condiviso, di assorbire o rimuovere i fattori disgreganti, di sollecitare in ciascuno i doveri verso la collettività, facendo avvertire a tutti lo Stato come qualcosa di proprio”.

“I cattolici: via Berlusconi”: è il titolo che LA REPUBBLICA riserva alla riunione di Todi. Dall’assise a porte chiuse (cui hanno partecipato circa 100 associazioni cattoliche) è uscita la proposta di un nuovo esecutivo, sostenuto dai principali partiti. «Serve un governo più forte, quello attuale non è adeguato» ha detto ieri Bonanni della Cisl. «Si pensava che un uomo solo al comando ci liberasse dai guai», ha ammesso sempre il sindacalista, «invece è la cosa che ci inguaia». Nella sua prolusione il cardinale Bagnasco ha spiegato: «È un’ora promettente della Storia alla quale nessuno deve mancare, i cattolici non possono arretrare di fronte alle sfide. L’assenteismo sociale, per i cristiani, è un peccato di omissione». Anche se difficilmente nascerà un partito («Natale Forlani, portavoce del Forum, spiega: «non è nel nostro orizzonte», smentito però da Luigi Marino: presidente di Confcooperative: «un partito deve nascere anche se si vota il prossimo anno»), questo di Todi si configura come il primo passo. Nel suo retroscena, Goffredo De Marchis spiega che c’è l’intenzione di organizzare, tra le fine di novembre e l’inizio di dicembre, un secondo Family Day. Ovvia la reazione del premier: «A Todi hanno commesso un errore, nella Chiesa non la pensano tutti così, certi valori li difendiamo solo noi» avrebbe detto ai suoi senza specificare a quale valori si riferisse. Lo hanno fatto Gaetano Quagliariello («il rapporto tra i principi non negoziabili e la questione sociale sono gerarchicamente ordinati e non consentono approcci selettivi», cioè la nostra politica su etica e scuola ci garantisce il sostegno della Chiesa) ed Eugenia Roccella che intervistata ribadisce il concetto: “Devono a noi del centrodestra battaglie come quella su Eluana, la Cei ha sbagliato bersaglio”, titolo lungo che però dice tutto. Da notare la seguente tesi che pare un messaggio: «Mi aspettavo che da Todi venissero delle proposte. Mi chiedo se il laicato cattolico abbia la forza di adeguarsi al momento critico che stiamo vivendo: questa è l’epoca del debito pubblico, siamo dentro un’epoca diversa. Mi hanno deluso». Chi invece ha accolto bene il licenziamento di Todi è Enrico Letta: “La rottura con il berlusconismo sancita in modo unitario, c’è la spinta al governo-ponte”. Il quotidiano affida a Agostino Giovagnoli il commento: “Il partito che non verrà” (la tesi è che se pure non nascerà un nuovo partito, il riavvicinamento dei cattolici alla politica ha già cominciato a produrre degli effetti: a Todi è stata ignorata la spinta a trasformare il bipolarismo politico in bipolarismo etico).

“La sinistra lancia l’Opa sui cattolici. Bagnasco evoca il ritorno della Dc”. IL GIORNALE dedica un richiamo in prima al commento sull’assemblea dei cattolici in corso a Todi. Chi scrive parla della «conversione dei politici e degli intellettuali di sinistra» come ultima delle «sorprese da soap opera» di questa stagione politica. Si sottolinea la posizione contraddittoria della sinistra che prima «lamentava le ingerenze dei vescovi sui principi morali» ma che ora «benedice gli interventi dei porporati e delle associazioni cattoliche su questioni politiche», un «paradosso» a cui però «pochi fanno caso» . E poi sul discorso di Bagnasco sulla laicità, si mette in evidenza come «nessuno dei professionisti del laicismo fa sentire la sua voce» quando il cardinale parla di laicismo ma ci sia una «standing ovation quando il forum delle associazioni canta il de profundis di Berlusconi», momento in cui «la Chiesa torna santa e opportuna». Secondo chi scrive l’appello del segretario Cisl a un governo più forte sarebbe «il segno che le associazioni cattoliche benedette da Bagnasco sono monopolizzate dall’ala più socialista e sindacaleggiante che sfrutta questo momento storico per ritornare al centro della politica». Per chi scrive le rivendicazioni di Bonanni, tra cui «il ritorno al consociativismo e un soggetto politico che ricordi senza esserlo alla vecchia Dc» sarebbero un progetto «reazionario» e sottolinea che «l’Italia sceglie di uscire dalla crisi spostando le lancette della storia a politiche che hanno prodotto quel debito pubblico che oggi ci mette in ginocchio», Un progetto che sarebbe «una pietra tombale su qualsiasi sogno liberale in tutta Italia». Con una stilettata finale. «Tra Chiesa e Stato c’è gran voglia di tornare indietro. Bentornati nell’Italia reazionaria. Il prossimo passo, del gambero, è restaurare lo Stato della Chiesa. Quello di Pio IX». Accanto al commento la cronaca della giornata di Todi (“L’unico partito cattolico è quello anti-cav». Un pezzo in cui si sottolinea come il partito cattolico «non c’è», che le differenze sono molte tra le varie anime del cattolicesimo italiano ma che « su una cosa sindacati e organizzazioni vicini alla Chiesa si sono trovati d’accordo: questo governo deve farsi da parte e lasciare spazio a un esecutivo più forte» che affronti il tema economia e legge elettorale. Sul dopo Berlusconi, per chi scrive,  i dettagli non interessano e il vero obbiettivo sarebbe «prendere tempo per organizzare una vera presenza dei cattolici in politica «con lo spirito spiegato dal cardinale Bagnasco che ha parlato di assenteismo sociale come «peccato d’omissione». Sul da farsi ci sono idee diverse e a Todi «il nodo è il giudizio politico su Silvio Berlusconi» con una parte che avrebbe voluto «una pregiudiziale berlusconiana, una presa di distanza radicale dal premier e da quello che ha rappresentato in termini di disvalori». Poche differenze sulla condanna dell’attuale sistema elettorale «da modificare reintroducendo le preferenze e dicendo un secco no al presidenzialismo»  sul no al referendum e sui principi non negoziabili. Infine un accenno alla tematica economica con le proposte del Forum come le politiche per la famiglia e una veloce approvazione della delega fiscale «a patto che contengano misure come il quoziente, riduzione della pressione sul lavoro, ma anche sulle imprese».

In un MANIFESTO monopolizzato dal dopo Roma, con quattro pagine su 16 completamente dedicate agli scontri e alle sue conseguenze politiche e sociali e altre due pagine di riflessione con commenti e lettere di reazione all’editoriale di Valentino Parlato di domenica 16 ottobre e la risposta dello stesso Parlato, per non parlare dell’intera pagina sul “declino dell’Inter post-Mourinho”, non c’è neppure una riga su Forum delle associazioni cattoliche di Todi. 
 
Lancio in prima, di spalla, sull’assise cattolica organizzata a Todi. IL SOLE 24 ORE dedica pagina 15 all’evento e tenta una prima analisi nel pezzo dal titolo “Sussidiarietà e quoziente la parola chiave”: «Solo cinque- sei mesi fa sarebbe stato impensabile un incontro come quello di ieri nel convento francescano di Todi» scrive Carlo Marroni, che racconta nel pezzo della strada percorsa dalle diversi componenti del forum organizzatore e  suggerisce tra le righe la nascita, in futuro, di una “cosa bianca”. Un’infografica al centro della pagina illustra ed elenca le associazioni e i movimenti ecclesiali coinvolti nell’appuntamento di Todi. Da segnalare, infine, anche  se attiguo solamente al tema “Todi”, il commento di Bruno Forte: “Dio nel cuore della politica”: «Chiare e forti sono state le parole che Benedetto XVI ha pronunciato nella sua recente visita in Calabria. “A volte – ha detto il Papa – il clima che si respira nelle nostre società non è salubre”». E infine il commento di Ettore Gotti Tedeschi, presidente dello IOR dal titolo più che esemplificativo: “Senza bambini il Pil non cresce e tutto il sistema va indietro”.

“Il Forum che non riesce a unire” che «disegna una scomposizione partitica al fine di una ricomposizione politica sotto la sorveglianza della Conferenza episcopale italiana capitanata dal card. Bagnasco», scrive ITALIA OGGI che cerca di imbastire tutte le dichiarazioni e posizioni espresse al forum delle associazioni cattoliche riunite a Todi. Nocchiero è Natale Forlani «ex segretario confederale della Cisl, in simbiosi con l’attuale segretario Bonanni e in sintonia intellettuale con Carlo Dell’Arriga, presidente di Italia Lavoro e direttore generale per l’immigrazione e per le politiche integrazione del ministero del Lavoro retto da Sacconi. Sacconi e Bonanni sono punti di riferimento del mondo dell’associazionismo cattolico, soprattutto con l’uscita del libro del ministero del Lavoro “Ai liberi e forti” che – sempre secondo ITALIA OGGI – contiene le idee per un nuovo soggetto partitico o una nuova aggregazione politica». «Su questa linea si attestano Comunione e liberazione e la Compagnia delle Opere. Il discorso di Scholz è un invito a un impegno nazionale di Formigoni, ma le posizioni di questo e di Natale Forlani, non solo non coincidono, ma non c’è accordo sulle personalità cattoliche che possono interpretare il nuovo soggetto». ITALIA OGGI conclude  la descrizione della mappa di Todi sottolineando la «posizione mediana  delle opzioni  terzopoliste vicine all’Udc di Pierferdinando Casini, e la posizione più defilata di Confcooperative  di Luigi Marino che è in sintonia con il ministro Tremonti o come Confartigianato capeggiata da Giorgio Guerrini che invita il Governo a attuare il programma all’insegna delle liberalizzazioni, privatizzazioni e della riforma fiscale».

AVVENIRE dedica la prima pagina al forum di Todi. Titolo: «Per i cattolici la stagione di un “servizio” nuovo» e rinuncia a commentare il discorso di Bagnasco, pubblicandolo integralmente senza aggiunte. Nelle due pagine successive, un pezzo a sintesi degli interventi dei tanti rappresentanti delle associazioni convenute, più affondi sui discorsi tenuti da De Rita, Zamagni, Passera e Ornaghi. L’analisi più strettamente politica è affidata in un altro pezzo ad Angelo Picariello, che entra nel merito del «governo sì governo no» così come emerge da Todi: «Serve un governo nuovo e più forte», è la sintesi del titolo, con Bonanni che dettaglia come la soluzione non possa essere il voto, ma una «discesa in mare aperto» dei cattolici che devono esigere dal governo in carica, a prescindere da quale sia, un impegno più forte per il bene del Paese. Tra i punti irrinunciabili la famiglia – con quoziente familiare – e il rilancio dell’economia con meno tasse.

“I cattolici: serve un altro governo”. Due pagine sul meeting del mondo cattolico a Todi su LA STAMPA, con richiamo in prima. «Unità sui principi non negoziabili, una riforma fiscale che tenga conto dei carichi famigliari e del mercato del lavoro, più protagonismo della società e meno statalismo». LA STAMPA riassume così nel pezzo dell’inviato a Todi i punti sui quali c’è stata convergenza fra le diverse sigle e associazioni di ispirazione cattolica. Il messaggio della necessità di una svolta nella leadership politica è stato chiaro, anche se quella che si è trovata a Todi, scrive LA STAMPA, è «una rete che oggi è obbligata alla cautela per non turbare i sonni dei palazzi della politica, tanto da dover negare, anche se il dibattito interno è acceso, ogni volontà di dar vita a un nuovo soggetto in forma partitica». LA STAMPA usa le parole di Luigi Marino di Confcooperative, che ha parlato di «percorso», che di fatto punterebbe a mettere insieme i cattolici del Pdl e quelli del Pd vicini a Fioroni, magari sotto l’ombrello di Casini che potrebbe così far lievitare il suo terzo Polo.

E inoltre sui giornali di oggi:

MISSIONARIO
LA REPUBBLICA – “Filippine, assassinato un missionario italiano”. L’ultima vittima delle bande militari che scorrazzano nell’isola di Mindanao a sud delle Filippine è un prete cattolico, don Fausto Tentorio, impegnato contro le miniere e le deforestazioni selvagge. Battaglie che forse gli sono costate la vita. Un killer lo ha freddato dopo che aveva celebrato messa. «Era amato da tutti anche se le sue attività gli avevano attirato parecchi rancori», dice un confratello. Padre Tentorio è il terzo missionario a essere ucciso nelle Filippine.

POVERTA’
IL MANIFESTO – Spazio al rapporto di Caritas e Fondazione Zancan sulla povertà. La ricerca viene citata dall’editoriale di Norma Rangeri “Un pessimo segnale” che in prima affrontando il tema della “voglia di leggi speciali”, «è resuscitata la legge Reale (Antonio Di Pietro). Fino al divieto opposto alla Fiom di svolgere, il 21 ottobre, il suo corteo. È il day-after dell’incendio romano, l’annuncio del più classico deja-vu: la spirale violenza-repressione» osserva come: «I dati testimoniati ieri dalla ricerca della Caritas (più di 8 milioni di poveri in aumento del 20 per cento tra i giovani sotto i  35 anni), o le ragioni della manifestazione annunciata per oggi degli agenti di polizia (una colletta per i soldi della benzina) sono le due facce dello sfascio italiano, parlano del filo sottile sul quale sta ancora in equilibrio la convivenza civile (…)».  A pagina 5, poi, in una colonnina di spalla a una serie di articoli sul dopo manifestazioni, perquisizioni e indagini, si parla direttamente del rapporto Caritas. Nel titolo si sottolinea “in difficoltà il 13,8% della popolazione”. «È un’Italia sempre più povera quella fotografata dal Rapporto “Poveri di diritti” su la povertà e l’esclusione sociale (…) Le cifre sono spietate» e ancora «(…) In tempi di crisi economica la povertà sta cambiando volto: secondo i dati raccolti dalla Caritas, il 20% delle persone che si rivolgono ai Centri di ascolto in Italia ha meno di 35 anni». E si osserva «Eppure, secondo Caritas e Fondazione Zancan, le risorse per far fronte al fenomeno ci sono, ma sono male investite: una parte del Rapporto è dedicata all’analisi della spesa sociale e per la povertà da parte dei Comuni italiani (…)». 

AMBROGINI
AVVENIRE – «Ambrogino a Tettamanzi, Comune diviso» è il titolo di un articolo in cronaca di Milano.  Lo spunto di attualità è la seduta del Consiglio in cui ieri il Comune ha preso atto delle 156 candidature per l’onorificenza ambrosiana: «Sul nome di Tettamanzi» scrive AVVENIRE, «era scontato che ci fosse una convergenza di tutta l’istituzione, ma così non è stato». Infatti si sono opposti la Lega, alcuni settori del Pdl e si è astenuto il grillino Senise. Per il capogruppo dell’opposizione Carlo Masseroli, la candidatura del cardinare «è stata politicizzata», mentre i più fieri oppositori sono i leghisti e De Corato: per Matteo Salvini Tettamanzi «ha diviso più che unito la città» e a De Corato non sono piaciute «alcune sue omelie su rom e clandestini».


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