Cultura
Cattolici e guerra, botta e risposta tra Monsignor Nogaro e Cossiga
Lo scorso 9 novembre l'intervista del vescovo di Caserta al Corriere del Mezzogiorno (che riassumiamo), oggi la lettera aperta del senatore a vita (integrale)
di Redazione
Nogaro “scomunica” i parlamentari cattolici che hanno votato per la guerra
“I cristiani non dovrebbero essere mai per la guerra, ma solo per la pace. I parlamentari cattolici mercoledì hanno votato contro coscienza.” E? il vescovo di Caserta, Raffaele Nogaro a “scomunicare” i parlamentari che hanno votato a favore della guerra. Una presa di posizione forte e dura che non lascia spazio a mediazioni. Tutto nello stile dell?alto prelato originario di Udine, che continua ad essere la coscienza critica non solo della provincia di Caserta, ma di quella parte del mondo cattolico che parla ai diseredati in nome di Cristo. Nogaro è amareggiato della scelta dell?Italia di fare la guerra e non lo manda a dire.
E, come spesso accade, anche nella Chiesa la sua è una voce solitaria, una voce scomoda. L?erede di don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta che ha lottato una vita intera a difendere la pace in ogni parte del mondo, vive questo dramma da pastore che da sette anni porta migliaia di persone nella sua Caserta a marciare per la pace ogni mese di dicembre. Il suo sfogo è stato raccolto dal collega Luigi Ferraiolo sul Corriere del Mezzogiorno. Uno sfogo oltremodo amaro perché Nogaro è convinto che la guerra contro l?Afganistan sarà una guerra infinita. “La pace tra gli uomini non è solo la mia convinzione di vita, ma è la proposta di Cristo attraverso il Vangelo. Einstein diceva spesso di non sapere come sarebbe stata combattuta la Terza Guerra Mondiale, ma era sicuro che non avrebbe lasciato civiltà superstiti.? Il vescovo di Caserta, esponente di punta di Pax Christi, ne ha anche per il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, paragonandolo al Duce. ?Ha fatto la stessa scelta di Mussolini all?inizio della seconda guerra mondiale. L?obiettivo del Duce, era quello di partecipare alla spartizione dei proventi della vittoria. Noi abbiamo deciso di sederci al tavolo dei potenti, invece di lavorare per la pace. Nella nostra Costituzione non c?è il principio di guerra offensiva, ma solo difensiva? Nogaro sa anche che non tutti i cristiani la pensano come lui, a partire dai parlamentari, ma anche nella Chiesa. Solo nei primi due secoli della cristianità i cattolici non potevano appartenere alla milizia. Da Costantino in poi e con Agostino ed Eusebio di Cesarea, in particolare, si è affermato il principio della ?guerra giusta?. Lui, però, continua a ripetere quasi con ossesione: ?Io non condivido la guerra. Il Vangelo dice: porgi l?altra guancia.? E quando gli si obietta che la Chiesa, e anche quella più vicina alle sue posizioni, ha condiviso la guerra contro il nazismo, lui risponde: ?Contro il nazismo, non si è trattato di una guerra offensiva, ma di una resistenza. Certo gli attentati contro gli Stati Uniti sono stati un momento drammatico ma proprio per questo bisognava mettere insieme tutte le nazioni del mondo e ridare un nuovo ruolo all?Onu per combattere il terrorismo. Sarebbe stato possibile in questo modo individuare il mandante e colpirlo, eliminando l?organizzazione. Una legittimità importante contro coloro che hanno dimostrato di possedere mezzi e risorse. La guerra contro i terroristi sarà senza fine e rischia di vederli trionfare. Gli arabi sono abituati a non cedere mai”.
Il senatore a vita risponde con una lettera al vescovo Nogaro che ha definito “contro coscienza” il voto per l?intervento in Afghanistan: Noi e la guerra giusta di Francesco Cossiga
Signor Vescovo, chi Le scrive è un membro laico della Chiesa cattolica, militante già dall?infanzia nel- la Gioventù Italiana di Azione Cattolica e poi nella Federazione Universitaria Cattolica Italiana e nell?allora Movimento Laureati di Azione Cattolica, fino al momento in cui fui eletto membro della Camera dei Deputati e da queste organizzazioni mi dimisi, ritenendo non doversi confondere l?attività politica con l?azione apostolica per mandato della Gerarchia. Sono tuttora iscritto all?Unione Giuristi Cattolici Italiani. Ho avuto grandi maestri di vita intellettuale e morale: da Giuseppe Capograssi a Giuseppe Guarino nel campo del diritto; da Monsignor Anichini a Monsignor Franco Costa, assistente della Fuci e poi quest?ultimo Assistente Generale dell?Azione Cattolica Italiana, per ricordare poi anche gli in- dimenticabili Vescovi, Guano, Vivaldo e Zama, nel campo della formazione religiosa. Ho avuto, come si usava in quei tempi e per quel che compete- va a un laico, una approfondita formazione filosofica e teologica anche ad opera dei Padri Domenicani di Sassari, del- la Provincia di San Marco, del- la Toscana e della Sardegna; con tanti altri giovani ci siamo mossi prima spiritualmente e socialmente e poi, con la caduta del fascismo, anche politica- mente nella via della libertà e della giustizia, tracciata con coraggio e prudenza dal nostro antico e amatissimo Assistente Generale della Fuci Don Giovanni Battista Montini, poi Paolo Papa VI di venerata me- moria. Mi sono sempre considerato (a differenza di Lei, che da come parla, mi sembra credersi a mo? dei Catari un giusto!), un cristiano peccatore che ha sempre cercato di lottare contro quello che il mio buon padre spirituale, un santo rosminiano irlandese oggi in cielo, mi aveva indicato come le mie maggiori tentazioni: l?orgoglio religioso, l?orgoglio spirituale e l?orgoglio morale, tentazioni che mi sembrano essere ? oltre la Fede, spero per Lei ? l?unica cosa che ci unisce, salvo che io sento queste tentazioni come tali, mentre mi sembra che Lei le abbia addirittura tramutate in virtù cristiane. Ma sono stato anche sempre un cristiano libero, che ha creduto insieme nel valore della fedeltà all?insegnamento della Chiesa, sia a quello preconciliare sia a quello del benedetto Concilio Vaticano II e sia a quello post-conciliare dell?autentico Magistero, rifuggendo però anche intellettualmente e sentimentalmente dalle fughe in avanti e dalle fantasticherie teologiche, sociali e politiche di un certo post-concilio, anche quando propugnate da teologi e Vescovi, ad esempio come Lei. Ho sempre creduto nella laicità della politica e in essa, anche di fronte alle linee di politica ecclesiastica della Chiesa e della Santa Sede, al primato della coscienza secondo la testimonianza e l?insegnamento di Sir Thomas More, Santo e Martire, Patrono dei Governanti e dei Politici, Santo che io particolarmente amo e venero. Spero di esser sempre stato però: “un buon servitore del re”, e cioè dello Stato, “ma soprattutto un buon servitore di Dio”, e quindi anche della Chiesa. Chi Le scrive, da Presidente della Repubblica italiana, ha partecipato con altri politici italiani, americani, europei, israeliani ed arabi, di religione cattolica, anglicana, protestante, ebraica e musulmana, ed anche non credenti, alla tre-menda decisione di decidere dure operazioni militari contro l?Iraq, che aveva invaso e occupato il Kuwait, durante la guerra del Golfo per la difesa cioè di un Paese aggredito e occupato, per il ristabilimento del- l?ordine internazionale e per l?affermazione della primazia del diritto e per la dissuasione contro la violenza. Diverso fu in quel momento (ben dolorosamente io lo ricordo!), il giudizio politico pratico della Santa Sede, ma nessuno, che pur ne avrebbe avuto anche nei miei confronti ben più diritto di Lei, si è mai erto a giudice della mia coscienza; ed anzi vennero rispettate le decisioni ? che pure non erano affatto condivise ? che io, in omaggio alla mia coscienza e nel rispetto della dottrina della Chiesa e del di- ritto naturale, avevo concorso a prendere insieme al Governo della Repubblica e al Parla- mento nazionale, sotto la mia personale responsabilità, a favore di una guerra che ritenevo legittima, giusta e doverosa. Angosciato e dubbioso, co-me sempre lo si deve essere quando si decide a favore del- l?uso della forza militare, da membro del Parlamento nazionale ho votato in timore e tremore, ma in serena coscienza, a favore dell?intervento militare italiano, accanto a gran- di nazioni democratiche quali gli Stati Uniti d?America ed il Regno Unito, e ad altri Paesi europei ed extraeuropei: il Canada, la Germania, la Francia, l?Australia e ora anche il Giappone, con il determinante appoggio politico della Federazione Russa. E nel mio voto mi sono unito al voto della stragrande maggioranza dei membri del Senato della Repubblica e del- la Camera dei Deputati, di fedi religiose e di opinioni politiche le più diverse. Io so bene quanto grande sia il valore del carisma, della posizione gerarchica e della funzione docente e di governo del Vescovo nella Chiesa cattolica, e nelle altre Chiese e comunioni cristiane che fanno riferimento, come parte essenziale del loro fondamento, alla tradizione apostolica e alla successione episcopale. So bene come la Chiesa cattolica sia fondata sui vescovi, successori del Collegio Apostolico, responsabili dell?insegnamento, della vita pastorale e del governo non solo della propria chiesa particolare, ma della stessa chiesa universale, in comunione col Vescovo di Roma, il Papa. E sempre mi ha spaventato la tremenda responsabilità che su un Vescovo deve gravare! Per questo io Le dico con rispettosa, anche se con dura chiarezza che Lei, Vescovo Raffaele Nogaro della Chiesa di Caserta, mi ha scandalizza- to per la Sua presunzione dottrinale, per la Sua arroganza autoritaria ? molto lontana dallo spirito conciliare da Lei sempre, a proposito e a sproposito, sbandierato ?, e per la Sua scarsa dottrina. E molto mi meraviglia che un?organizzazione che da un punto di vi- sta umano, viene considerata come quasi perfetta nell?attività di formazione e del reclutamento, per dirla in termini secolari, della sua classe dirigente, l?abbia potuta scegliere come Vescovo e La possa man- tenere Vescovo preposto ad una Chiesa particolare ed importante come quella di Caserta! Ma le decisioni in questa materia della Curia romana non sono, fortunatamente, assistite certo dal carisma della inenarranza. Io ho votato a favore di quel- la che per semplicità chiamo guerra, perché la ritengo in coscienza una guerra giusta, secondo la dottrina tradizionale della Chiesa: da Agostino a Tommaso D?Aquino, da Fran- cisco de Vittoria a Suárez e Molina; una guerra giusta, per- ché per dirla come San Tommaso (s. th. II – II, q. 40) essa è stata dichiarata da chi ne ave- va autorità, per una giusta causa, a motivo della grave colpa morale dell?aggressore, terrorista assassino di uomini, don- ne, vecchi e bambini di una nazione alleata ed amica; con una retta intenzione, e cioè con una giusta tensione etica e non solo politica, popolare e non certo soltanto di élite, per il ristabilimento della giustizia e della pace; con ragionevoli aspettative di successo, come i recentissimi avvenimenti politico-militari confermano; e quindi per una guerra che come Francesco De Vittoria diceva, nel concorso certo di queste condizioni, diviene un mezzo legittimo per riparare una ingiustizia ed uno strumento anch?esso legittimo per dissuadere l?aggressore da al-tri atti di violenza. Questa dottrina, sempre nella scelta profetica preferenziale per la pace, dono di Dio più che opera degli uomini e che è, e deve essere propria giustamente della Chiesa cattolica e del Suo Vicario, ha sempre trovato conferma nel- l?insegnamento della Chiesa e nella sana dottrina, se non sempre nelle fantasie, anche generose, di qualche teologo e di qualche Vescovo come Lei. Non so peraltro se queste cose Ella avrebbe dette e questi giudizi Ella avrebbe pronunziato se la guerra, invece che contro il terrorismo dell?estremismo islamico fosse, in nome della confusa teologia della liberazione, condotta dai popoli poveri contro l?egoismo consumistico dei popoli ricchi. Il paragrafo 2309 della ultima edizione del Catechismo della Chiesa cattolica stabilisce che la valutazione delle condizioni di legittimità mora- le per una legittima difesa con la forza militare (e questa è di- fesa legittima dal terrorismo, che è una guerra ingiusta anche se non convenzionale, ma forse ancora più atroce e pericolosa di essa), “spetta al giudizio prudente di coloro che hanno la responsabilità del bene comune”. E quindi, ovvia- mente, per quella che è la sana dottrina della distinzione tra spirituale e temporale, tra religione e politica, fatta propria dal Concilio Vaticano II, e questa competenza legittima, pro- pria ed esclusiva della autorità politica, specie nei regimi democratici come il nostro. Lei come Vescovo, invitando a non votare per la guerra con linguaggio demagogico e semplificatore, falso e menzognero, si è assunto una responsabilità morale ed ecclesiale grave nei confronti della Chiesa e anche nei confronti dello Stato, le cui istituzioni Lei ha il dovere di rispettare, dovere a cui non la sottrae certo la Sua qualità di ecclesiastico. Lei ha condannato contro la giustizia, contro la carità, contro il retto giudizio e contro la sana dottrina, quei parlamentari cattolici che hanno votato per la guerra, arrivando all?affermazione, falsa e intrisa di orgoglio morale, di presunzione intellettuale e di smodato autoritarismo, che questi parlamentari cattolici hanno votato contro coscienza. E Lei non ne aveva neanche il diritto formale, perché a Lei non appartiene la giurisdizione sui parlamentari cattolici, ma solo sui membri della Diocesi cui Lei è preposto, sempre che rimanga nei limiti del vero e del giusto. Tralascio qui la faziosità ignorante del Suo aver parago- nato Silvio Berlusconi a Benito Mussolini, indicato come il male, di cui Lei, in quanto Ve- scovo della Chiesa cattolica in Italia, dovrebbe tra l?altro avere un maggior rispetto, cosa che a me come antifascista e laico, anche se cattolico, certo non compete, tutt?altro! Con dolore, ma con serenità di coscienza, io credo di avere non il diritto, ma il dovere, come laico nella Chiesa cattolica, anche per le responsabilità che ho avuto nel governo della Re- pubblica e per la posizione che ho tuttora nella vita politica del Paese, e per l?esempio di laicità cristiana che devo avere come politico cattolico nella società italiana, di oppormi a Lei e di indicare Lei come Ve- scovo che, abusando grave- mente del potere conferitogli dal sacramento dell?Ordine e dall?investitura della Santa Se- de, insegnando il falso e violando i diritti della coscienza, ha turbato e offeso quei parlamentari cattolici e insieme tutti quegli altri parlamentari, anche non cattolici, che per la giustizia e contro il terrorismo,hanno votato a favore dell?intervento militare italiano in Afghanistan, nella cornice della santa lotta contro il terrorismo, lotta che isolando e sradicando i focolai di insano e violento integralismo estremista islamico, vogliono anche evitare che questa non guerra sia, come è, sol- tanto guerra tra il terrore e la pa-ce, guerra tra il disordine e l?ordine, guerra tra l?illegalità e la legge, ma diventi invece tragicamente, Dio ci risparmi questo! guerra tra il mondo musulmano e l?Occidente, tra l?Islam e il Cristianesimo. E temo di non sapere se, in questo dannato caso, io e Lei saremmo dalla stessa parte o invece Lei sarebbe evangelicamente neutrale! Prego Iddio perché La per- doni e La faccia ravvedere. Per quanto mi riguarda da fratello in Cristo, io La ho perdonata, anche se con grande difficoltà dell?intelligenza, se non del cuore.
*Senatore della Repubblica Presidente Emerito della Repubblica Italiana
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