Cultura

Cattolici e federalismo. L’allarme di Savino

Il segretario Cisl, tra i firmatari di “Retinopera”, avverte "Il federalismo competitivo separerà il sud dal nord del paese. Noi invece lo vogliamo sussidiario e solidale".

di Paolo Manzo

Nel 99 veniva approvata la 328, una legge costituzionale che stabiliva i principi per la riforma degli statuti regionali. Dopo tre anni, in Italia il processo del federalismo langue e molte Regioni, invece di applicare le leggi che già esistono emanando gli statuti, ne invocano di nuove. Perché? Il tema è stato dibattuto al convegno Cattolici e federalismo, organizzato a Verona dalla fondazione Toniolo e da ?Retinopera?, un manifesto sottoscritto da mille cattolici impegnati nel sociale italiano. Tra questi anche Savino Pezzotta, segretario generale Cisl, che sul tema ha le idee chiare: «Altro che nuove leggi. Se passa l?idea di un federalismo competitivo cui ha fatto cenno il presidente della Regione Veneto, Giancarlo Galan, sarebbe un disastro». Una bocciatura dura nei confronti del leader regionale di Forza Italia.
Vita: Ci spiega perché?
Savino Pezzotta: Certo, se passa quel concetto, le Regioni più forti potranno esserlo sempre di più e si approfondirebbe il solco che già divide Nord e Sud del Paese. Il federalismo non dev?essere competitivo, ma sussidiario e solidale. E noi questi aggettivi, che sembrerebbero scontati, li vogliamo scritti nero su bianco. Proprio perché c?è chi già pensa alla competitività, anche su un tema tanto delicato.
Vita: Molti parlano di costituzioni e non di statuti regionali. Non crede sia una forzatura?
Pezzotta: Si parli di statuti attenti alla dimensione repubblicana dell?Italia, e non di costituzioni. Il federalismo deve essere inserito nella res publica.
Vita: Come strutturerebbe gli statuti che tardano a venire?
Pezzotta: Devono essere snelli, leggeri e definire il senso dell?autonomia. Il compito è d?assumere sia il principio di sussidiarietà orizzontale che verticale. Non di riprendere i principi fondamentali che sono prerogativa esclusiva della Costituzione repubblicana. Lo statuto non è una costituzione federalista, come qualcuno pure va in giro a promuovere e illustrare?
Vita: E sui contenuti?
Pezzotta: In primis la cultura e la promozione del territorio. E sia chiaro che i cartelli stradali in dialetto non contano, non rappresentano una cultura. Se si va avanti così a Bruxelles avremo 21 uffici regionali.
Vita: Un paradosso, vero?
Pezzotta: Sì, perché per ora l?Italia esiste e nella Ue dev?essere rappresentata. Smettiamola, anche perché dopo il centralismo statale, si rischia una centralizzazione regionale. Da evitare.
Vita: Quali contenuti considera prioritario inserire negli statuti?
Pezzotta: La parità uomo-donna. La questione della multiculturalità e il diritto di voto agli immigrati. La creazione di fondi di riequilibrio tra le Regioni. La necessità di leggi quadro, perché non è possibile avere 21 sistemi sanitari, 21 mercati del lavoro e 21 modelli scolastici.
Vita: Come valuta l?uscita di Galan che si dice «felice di vedere le Regioni del Sud crescere di più di quelle del Nord, a patto che queste ultime crescano più delle aree ricche come la Baviera e il Baden-Wuttenberg»?
Pezzotta: Lasciamo perdere.

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