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Cattivi maestri a cinque cerchi
Lettera aperta di un educatore alla vigilia delle Olimpiadi
L’elenco degli atleti olimpici squalificati per doping è lungo. Il rammarico tra gli addetti ai lavori è grande, perché nel calcolo delle medaglie si dovranno sottrarre quelle degli azzurri di sicuro podio, finiti anzitempo vittime del doping. In tanti, a cominciare dal presidente del Coni Gianni Petrucci, sono preoccupati del danno di immagine che deriva all’Italia dai recenti casi di doping che hanno riguardato campioni azzurri di rilievo internazionale tra i quali Baldini, Riccò e Balducci. Sono in pochi a chiedersi quale nefasto riflesso ha sui giovani il ricorso facile al doping da parte di campioni conosciuti ammirati e imitati.
Chi vive a contatto quotidiano con gli adolescenti, sa che la gran parte di loro vive con tensione ogni occasione agonistica, ogni gara tra coetanei, anche le più semplici, come le partite del torneo di calcio della scuola o quelle dei campionati amatoriali, per non parlare delle gare di corsa campestre o di velocità tra i ragazzi delle superiori che si svolgono durante i Giochi sportivi studenteschi. Quegli adolescenti prima di ogni gara tengono tra le dita una lattina il cui contenuto è una bevanda nervina che ha un effetto stimolante sul sistema nervoso: è pari a 13 tazzine di caffè bevute di seguito. Lo scopo dei ragazzi è quello di mostrarsi subito aggressivi verso gli avversari, sono convinti che quella bevanda, acquistata in un qualsiasi supermercato, li renda più determinati, più sicuri nelle azioni di attacco e di controllo della palla, in realtà perdono facilmente il controllo di sé e delle situazioni di gioco. Con una certa facilità i ragazzi trasferiscono il consumo di sostanze stimolanti dal campo di gioco all’aula. Prima di ogni interrogazione, dalla matematica alla filosofia, o di un compito in classe tanti ragazzi sono soliti ingoiare con superficialità compresse, che dovrebbero aiutarli a mantenere alta la concentrazione e, a loro dire, migliorare la memoria, ignari che l’una e l’altra sono migliorabili con lo studio costante, come le capacità di gioco con l’allenamento continuo. Anche quando si presenta il piccolo mal di testa o una lieve contusione dovuta al contatto con l’avversario durante una partita i ragazzi ricorrono facilmente agli antidolorifici, ma perché dovrebbero risparmiarsi la via più breve se sono proprio i campioni i primi a dare l’esempio negativo? Tra dirigenti sportivi presi dal calcolo delle medaglie e ministri dello sport e sanità presi da altro, chi si occupa della salute degli adolescenti?
Pasquale Coccia è professore di educazione fisica al liceo classico “Parini” di Milano
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