Scuola

Cattedra mista: docenti intercambiabili o corresponsabilità?

Si accende il dibattito sulla cattedra mista, ossia sulla possibilità che un docente faccia alcune ore sulla cattedra di sostegno e altre sulla disciplina. L'idea è di Dario Ianes, per superare l'attuale "delega" dell'alunno con disabilità al solo insegnante di sostegno. Il commento di Francesca Palmas, esperta di inclusione scolastica

di Francesca Palmas*

Tre cubi di Rubik

Leggo con interesse le diverse proposte e le discussioni che si susseguono in questi giorni a proposito di sistemi scolastici, insegnamenti, inclusione. Chiedersi costantemente se e come migliorare i processi di inclusione scolastica è segno di forte interesse e passione per l’educazione e la scuola nel suo insieme; non accontentarsi, non adagiarsi, ma cercare sempre di innovare i processi inclusivi e di presa in carico fa parte della mission di chi – come noi – crede che la formazione sia un processo in continuo divenire e come tale non sia mai conclusa ma in continua trasformazione, esattamente come in evoluzione è la nostra società. 

Qualità della scuola dunque è qualità della società, ovvero del vivere insieme. La stessa inclusione è un processo, per cui è sempre in divenire, come pure la stessa formazione (intesa come dare e prendere forma) nasce dall’incontro, dalla relazione, che “costringe” al cambiamento, dunque alla riorganizzazione di se stessi nel momento in cui accogliamo l’altro. Anche nel  sistema scolastico quindi tutto è chiamato a dare delle risposte a nuovi bisogni, a trovare e sperimentare nuove soluzioni. Sperimentare, sì, perché ogni percorso ed ogni processo inclusivo presuppone e sottende la personalizzazione: non ci sono confezioni già pronte da applicare a tutti; ogni azione, essendo una risposta attiva, va modellata su quella particolare persona che vive quella particolare situazione.

Gli alunni con disabilità ci hanno insegnato come loro stessi siano una risorsa per tutta la scuola, perché la didattica diventa speciale, si ri-organizza, attiva nuove soluzioni che sono utili anche ad altri alunni che non hanno alcuna disabilità

Francesca Palmas

Nell’esperienza delle famiglie di Abc Italia la scuola è il primo vero alleato nel territorio per la costruzione di percorsi inclusivi per i propri figli, con gli insegnanti, educatori professionisti in genere che diventano coautori corresponsabili di questi processi inclusivi. Gli alunni con disabilità ci hanno insegnato come loro stessi siano una risorsa per tutta la scuola in questo senso: la didattica diventa speciale, si ri-organizza, si costruisce sulla base dei bisogni specifici e attiva nuove soluzioni, che sono utili anche ad altri alunni che non hanno alcuna disabilità (Universal Design for learning).

Oggi abbiamo strumenti a disposizione che innescano questa possibilità di cambiamento radicale? Li abbiamo: è in vigore il nuovo modello di Pei, basato su un nuovo approccio bio-psico-sociale in ottica pedagogica (non “cos’ha” l’alunno, ma “chi è”), che “costringe” tutti i soggetti coinvolti ad una co-produzione e corresponsabilità del percorso educativo e didattico, superando la logica della delega al solo insegnante di sostegno, perché interviene sul contesto/ambiente di apprendimento coinvolgendo tutta la classe, richiedendo un intervento specifico ma sinergico tra tutti i docenti, compresi i curricolari, insomma un vero lavoro di rete. Condizione necessaria perché questo avvenga è la formazione di tutto il team dei docenti. 

La rivista dell’innovazione sociale

Abbònati a VITA per leggere il magazine e accedere a contenuti e funzionalità esclusive

Il nuovo modello di Pei, basato non più su “cos’ha” l’alunno, ma su “chi è”, “costringe” tutti alla corresponsabilità del percorso educativo e didattico, superando la logica della delega al solo insegnante di sostegno

Francesca Palmas

Non credo alle logiche degli insegnanti di sostegno che vengono dipinti come “relegati” al loro ruolo, soggetti a burnout etc. Vedo invece sempre maggiore la possibilità reale che quella dell’insegnante di sostegno, adeguatamente formato, sia una figura che funge da “facilitatore” di un processo collettivo, da regista; un po’ come un direttore d’orchestra dirige, orienta e conduce tutti gli altri musicisti, armonizza la melodia con ogni singola variazione, valorizzando e coordinando il ruolo di ciascuno al fine di una buona realizzazione e riuscita del brano nel suo insieme.

Vedo sempre più concreta la possibilità che l’insegnante di sostegno, adeguatamente formato, diventi il “facilitatore” di un processo collettivo, un regista, un direttore d’orchestra

Francesca Palmas

In questo contesto, la cattedra mista di cui si discute in queste settimane credo possa essere utile all’interno di un lavoro di squadra: non per convertire ruoli e responsabilità intercambiabili, ma appunto in un’ottica di corresponsabilità e collaborazione dove ciascuno mette a disposizione degli altri la propria professionalità.

*Francesca Palmas è la responsabile scuola di ABC Italia, oltre che del suo Centro Studi. Foto di Engin Akyurt su Pexels.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.