Cultura

Castro d’accordo con Bush

La conferenza dell’Onu sulle armi si è chiusa senza documento finale / Un blocco compatto di paesi contro le richieste della società civile

di Riccardo Bagnato

D al 26 giugno al 7 luglio sono morte 12mila persone a causa delle armi leggere. No, non è l?ennesima statistica di stampo pacifista. Ma l?unica, vera, risposta all?inerzia dell?Onu. Sì, perché dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul traffico illegale delle armi leggere e di piccolo calibro, tenutasi a New York per l?appunto dal 26 al 7 luglio scorsi, non è uscito nessun documento finale. Pur sapendo che ogni giorno, nel mondo, muoiono mille persone per armi da fuoco e molte altre rimangono ferite, un blocco compatto di grandi paesi industrializzati (India, Israele, Cuba, Russia, Iran e Pakistan, guidati dagli Stati Uniti) ha di fatto bloccato molte delle richieste promosse dalla società. «Ogni riferimento al rispetto del diritto internazionale e all?impatto che la proliferazione di armi ha sullo sviluppo sono stati rimossi dal testo in discussione», dice Sauro Scarpelli, coordinatore della campagna Control Arms per Amnesty International. Tanto che il presidente srilankese della Conferenza, Prasad Kariyawasam ha proposto una bozza di documento «assolutamente negativa», commenta Scarpelli: «Un sostanziale passo indietro rispetto ai draft che erano circolati all?inizio dei lavori». Il coordinatore per Amnesty della campagna non usa mezze parole. «Le organizzazioni che hanno coordinato la campagna Control Arms hanno organizzato attività di promozione e informazione per tutta la settimana. Alle 6 del mattino del primo giorno, ad esempio, volontari di Control Arms si sono incontrati in Dag Hammershold Plaza, di fronte all?Onu, per erigere una statua alta 5 metri a rappresentare un fucile AK-47 fatto di arti di manichini. Ma non solo. Venti casse contenenti la petizione 1 milione di volt raccolti in 160 paesi, sono poi state consegnate a Kofi Annan, il quale ha annunciato che avrebbe portato il messaggio della campagna ai delegati governativi». Apparentemente, però, ha avuto più successo un?altra petizione: quella della Nra (l?americana National Rifle Association) con le sue 100mila firme che chiedeva nientemeno che la sospensione della Conferenza. E adesso? «Adesso ci concentreremo sull?Assemblea generale dell?Onu di ottobre, dove le risoluzioni sono votate con un sistema di maggioranza e non all?unanimità. Alcuni Stati, inclusa la Gran Bretagna, stanno preparando una risoluzione per formare un gruppo di lavoro e negoziare il trattato internazionale sul traffico di armi. Qui potremmo contare sull?appoggio di 115 Stati e dell?Unione europea. Ce la possiamo ancora fare». (R.Ba.)


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