Welfare
Castelli: ” 2mila miliardi per costruire 23 nuovi carceri”
Il ministro della Giustizia ha annunciato anche che in Italia 1 detenuto su 4 è impegnato ''in attività di lavoro per conto dell'amministrazione penitenziaria'
In Italia il 25% dei detenuti è impegnato ”in attività di lavoro per conto dell’amministrazione penitenziaria”. Una percentuale che ancora ”non ci soddisfa”, ma che comunque è ”in aumento”. A sottolineare come il lavoro nelle carceri sia una delle attivita’ sulle quali ”puntiamo di piu’ per il recupero dei detenuti e il loro reinserimento nella societa”’ è stato il ministro della Giustizia Roberto Castelli, nell’intervento con il quale stamattina ha aperto in Campidoglio i lavori della ‘Conferenza dei direttori delle amministrazioni penitenziarie e dei servizi per le misure alternative’, organizzata dal Consiglio d’Europa e dal ministero di Via Arenula. Tra i progetti più riusciti, ha ricordato Castelli, il laboratorio per realizzare gli abiti di scena della ‘Scala’ di Milano e il call-center per una compagnia telefonica. Nuovi centralini di servizio che si punta a creare anche in altre carceri, ha anticipato. ”Le condizioni di detenzione -ha sottolineato il Guardasigilli- sono un parametro per misurare la coscienza civile della nostra societa’ ed e’ necessario giungere a livelli minimi comuni di esecuzione della pena”.
Castelli ha evidenziato la necessità di affermare sempre di più ”il principio della esecuzione della pena nel paese di origine”. Un obiettivo sul quale il governo è impegnato, attraverso i rimpatri. ”E’ un dato di fatto -ha detto il Guardasigilli- che l’aumento della criminalità oggi in Italia è legato alla presenza di extracomunitari. Abbiamo dato delle risposte interessanti. Se in questo momento la presenza di extracomunitari è stazionaria nei penitenziari italiani, questo è dovuto alla norma che io stesso -ha rivendicato- ho voluto introdurre nella Bossi-Fini, che consente di rimandare nei loro Paesi di origine, liberi, quegli extracomunitari che hanno subito condanne non gravi, fino a 2 anni”. Si tratta di ”risposte razionali”, ha aggiunto Castelli, che sono ”in linea con i principi di rispetto dei diritti umani e ci consentono di mantenere stabile la popolazione carceraria”. I Balcani e gli Stati della sponda meridionale del Mediterraneo, ha ricordato, sono i Paesi con i quali l’Italia è ”piu’ impegnata” per raggiungere accordi di rimpatrio.
Il governo, ha detto ancora il ministro della Giustizia, ”con grande impegno” sta cercando di cancellare le ”ombre” che ancora gravano sul sistema carcerario italiano. ”Sono sostanzialmente quei penitenziari obsoleti, alcuni addirittura non vecchi ma antichi”, ha spiegato Castelli, ricordando che è stato varato un programma di costruzione di nuovi istituti. ”Oltre 23 carceri, per un totale di oltre 2.000 miliardi”.
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