Cultura
Castelbuono, non un luogo comune
Nel cuore delle Madonie, dorsale montuosa della Sicilia del nord: Castelbuono, in provincia di Palermo, candidata a città creativa Unesco, è punto di riferimento italiano per l'arte della pasticceria da forno. Ma ha anche il primato della raccolta differenziata, dell'inclusione sociale e del "giro podistico" del 26 luglio, la corsa su strada più antica d'Europa. Con Mario Cicero, sindaco da due mandati, cerchiamo di scoprire punti di forza e criticità del comune madonita che è anche un Borgo autentico e uno dei Piccoli Comuni del Welcome
Trentesima: si avvicina luglio e per le puntate della nostra rubrica inizia il conto alla rovescia. Dal Nord al Sud, oggi ci siamo spostati sulle Madonie, un'altra Sicilia nella Sicilia. Scopriamo cosa sia una "terra fedele" e quanta sia la forza di un piccolo comune di guardare sempre avanti.
Insomma, Castelbuono era una tappa da farsi. Sfioriamo appena il caldo improvviso di questa fine di giugno ed arriviamo sulle Madonie con un tramonto spettacolare, un vento fresco che porta il profumo dei dolci da forno e la voglia di manna. Gente concreta, i madoniti, genuina e volitiva. C'è vitalità, a Castelbuono, e ci sono energia, voglia di impresa e di farcela. Mario Cicero "è" Castelbuono, tutt'uno col suo comune, col suo territorio. Parla a raffica di tutto, coinvolgente e istrione, lucido e concreto. Ragiona, dimostra, sogna, sorride e sentenzia tutto insieme. Visione, amore per la politica, un abbraccio e cento stimoli: quando ce ne andiamo portiamo tutto questo, in valigia. E un claim: "non un luogo comune"…che poi in effetti è vero, Castelbuono è proprio così.
Sindaco Cicero, la sua attività politica arriva da lontano…
La mia esperienza parte nel 2002, arriva al 2012. Poi ho avuto un periodo di fermo fino al 2017 ed ora sono alla quarta e ultima consiliatura, fino al 2027, poi mi fermo perché la legge me lo impone ma anche perché non c’è più neanche la voglia di candidarsi. Diventerebbe anacronistico anche per sé stessi fare il sindaco a vita.
C’è una classe dirigente pronta, sindaco?
C’è, ma bisogna investirci molto. Ci sono tante persone perbene che si sono avvicinate alla politica, ma che non hanno la cultura dei partiti. Oggi io ripeto sempre che gli unici bravi che ci sono in giro sono tutti quei sindaci che arrivano dall'esperienza dei partiti. Chi è nato dentro ad un partito, con le regole di quel partito, mettendo al centro la questione morale, l’etica, la buona amministrazione, il bene comune, oggi amministra bene. Chi invece si è improvvisato è un problema grossissimo, ma non è colpa loro. Io ci sto investendo moltissimo. Poi sul futuro non si può mai dire. Magari un ragazzo che nel frattempo è cresciuto trova un posto di lavoro o un'occasione che lo portano lontano e tu lo perdi.
Lei ha esperienza di partito?
Vengo dal Partito Comunista, uno dei miei maestri è stato Pio La Torre. Ne sono orgoglioso, per me è stata una grande scuola, una grande famiglia, una grande formazione. Sono poi passato ai diesse, poi al Pd, ma ho lasciato quando arrivò Renzi e sono fuori anche oggi. La mia formazione mi è servita come formazione umana, morale, etica. Non possiamo pensare alla politica come affari, la politica è servizio, servizio, servizio. È normale che chi fa politica con questa logica “soffre”: quando un sindaco prende 1000 euro di stipendio, non ha altro lavoro ed ha famiglia, è difficile tenere fermo il senso di un impegno. Io non ho nessun rimpianto, è stata una scelta mia, l'unica passione che ho avuto in tutta la mia vita è stata sempre quella di fare politica, quindi sono soddisfatto.
Castelbuono ha perso d’un soffio la candidatura a Città Creativa UNESCO per la gastronomia, che è successo?
Eravamo convinti che il nostro concorrente fosse Pollica. Vico Equense è stata una sorpresa per tutti. La logica del dossier di Vico Equense, però, è molto lontana da quella Unesco e dell’Agenda 2030. Hanno vinto altre logiche, evidentemente: chef stellati, turismo dei grandi numeri, ad esempio. Ma questa esperienza ci ha fatto capire che a Castelbuono abbiamo fatto uno straordinario lavoro in tema di ambiente, di mense scolastiche, di raccolta differenziata al 70% fatta con gli asinelli e le persone con disabilità, di inclusione delle fragilità e oggi siamo consapevoli di essere in linea con le tendenze dei borghi d’Italia, quelli della qualità della vita.
Sindaco c’è un grosso problema come lo spopolamento, forse, al quale dovremmo dedicare attenzione…
Sicuramente la situazione è preoccupante: ogni 50 bambini che nascono, abbiamo 130-150 decessi, poi altri se ne vanno perché fanno legittime scelte di vita, quindi in 10 anni perdiamo circa 1000 persone. Ma vede questo problema non può risolverlo un sindaco, deve esserci un cambiamento radicale delle politiche pubbliche. Per esempio, come obiettivo di lungo termine, investire su azioni di sistema che creino le giuste condizioni perché le famiglie giovani ritrovino la voglia e la possibilità economica di fare figli. Un obiettivo di breve termine, invece, è che dobbiamo immettere subito nel mondo del lavoro risorse ed energie e questo lo possiamo fare con le persone migranti che arrivano sul nostro territorio che ci aiutano molto ad aumentare gli abitanti e il numero dei bambini che qui poi cresceranno. Purtroppo su questo c'è un'attività schizofrenica da parte del governo perché da una parte ci spopoliamo e manca forza lavoro fisica e intellettuale, dall’altra limitiamo gli arrivi. Noi dobbiamo aprirci all’integrazione culturale e lavorativa.
Com’è cambiata, su questo, Castelbuono?
C’è stato un processo importante di investimento avvenuto in questi anni sul piano culturale. Abbiamo 20 rassegne culturali, andiamo bene sul turismo responsabile, sull’economia gastronomica soprattutto pasticcera, abbiamo un buon gruppo di giovani che sta investendo in agricoltura. C’è un buon investimento sul sociale soprattutto su persone con fragilità psichica: 20-25 persone che abbiamo inserito nel mondo del lavoro e che oggi avvertono soddisfazione del proprio sé e così abbiamo abbassato di molto interventi sanitari obbligatori e devianza sociale. Stiamo pensando ad attivare laboratori per persone con disturbi alimentari e con spettro autistico. Stiamo organizzando un ITS sul piano agroalimentare con un consorzio universitario proprio per invogliare ad investire nel nostro territorio. Ma i ragazzi hanno una giusta aspirazione ad andarsene a fare esperienza fuori, nelle grandi città: noi dobbiamo solo stimolarli a tornare a Castelbuono quando saranno professionalmente formati e spendere qui il loro valore.
E quindi come si riparte?
I piccoli comuni devono offrire gli stessi servizi di quelli medi e grandi. Le persone sentono che nelle megalopoli vivono nelle periferie e male, ma lì trovano i servizi di cui hanno bisogno. Noi dobbiamo pretendere che l’agenda cambi, che cambino le priorità e che si capisca che se riusciamo a far vivere i nostri territori risparmiamo anche in costi della salute; se un ragazzo o una ragazza, professionisti, lavorano a Castelbuono dove non c’è l’inquinamento atmosferico che c’è a Milano avrà meno patologie. Deve cambiare la logica dell'asset economico: non si possono mettere nel triangolo che va da Torino a Bologna tutte le aziende italiane che producono dalla pasta ai prosciutti ai detersivi. Devi avere il coraggio di dire che l’agroalimentare si fa in Veneto e in Sicilia, i prodotti industriali a Milano e a Torino, non puoi mettere insieme tutti i diversi prodotti industriali. Io dico che il pane di Castelbuono, la pasta e i panettoni delle Madonie sono i migliori del mondo non solo perché qui sono più bravi a farli, ma anche perché il contesto permette di lavorare con le finestre aperte e l’aria pura. Purtroppo oggi tutti gli interessi sono massificati. Nei convegni ci ricordiamo che noi siamo competitivi nel mondo perché abbiamo i prodotti di qualità che nascono da territori di qualità, poi usciamo dal convegno e vogliamo l'agglomerato industriale. Non è così che funziona.
I suoi figli se ne andranno?
I miei due figli più grandi lavorano qui, sono imprenditori. Mi auguro che resti anche mia figlia piccola, anzi che si impegni in politica, vista la sua vivacità.
Dopo l’ultimo mandato cosa farà?
Torno al mio lavoro, facevo l’agente di commercio. Ma nel 2027 avrò 65 anni e quindi posso pensare alla pensione, anche se devo recuperare contributi sospesi durante i mandati politici. Vede, questo è un altro dei motivi per cui spesso non si trovano persone disponibili ad impegnarsi in politica, perché i sacrifici sono tanti. Su questo occorre ricostruire il senso della passione alla cosa pubblica e all’impegno pubblico. Dopo il mandato di sindaco, io avevo il sogno di potermi ancora impegnare in politica, ma in questo momento i vertici di partiti e sindacati hanno bisogno di persone "fedeli", io invece sono una persona leale ma penso con la mia testa. Oggi l’unico leader mondiale che io riconosco è papa Francesco: i princìpi delle encicliche “Fratelli tutti” e “Laudatosi sì” neanche Marx li ha scritti. E non capisco come possano fare i cattolici credenti a votare per schieramenti politici opposti a quei princìpi umani universali.
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