Non profit

Casseforti per chi?

Fondazioni: è scontro tra banche e enti non profit. Le prime vogliono cedere la gestione dei fondi. Ma i secondi non mollano. Ferve la polemica sul disegno di legge Ciampi

di Redazione

C?è maretta nel mondo delle fondazioni bancarie. La prossima approvazione di una legge di riforma, che cambierà radicalmente la loro natura, e quei rompiscatole del Terzo settore, che vengono a battere cassa, non fanno dormire sonni tranquilli ai presidenti di queste enormi casseforti. La partita è di quelle che contano, in gioco ci sono cifre a molti zeri: gli esperti stimano il patrimonio delle oltre 80 fondazioni bancarie in circa 55 mila miliardi. Ma dallo scontro in atto potrebbero arrivare novità interessanti, come la creazione di una associazione di fondazioni che garantisca l?equa distribuzione delle risorse per settori ed aree regionali. Il disegno di legge Ciampi, attualmente all?esame della commissione Finanze della Camera, intende portare a termine quel processo di riforma avviato nel ?90 dalla legge Amato, che prevedendo l?obbligo per le fondazioni di portare al di sotto del 50 per cento la partecipazione nelle società bancarie (in corso di privatizzazione) e introducendo l?obbligo di impiegare le risorse derivanti da tali operazioni nel perseguimento di finalità sociali, aveva ingenerato grandi speranze nelle realtà del Terzo settore. Speranze fino a oggi frustrate. Il tasso di redditività molto basso, al di sotto del 2%, e le ingenti spese strutturali hanno fatto sì che le somme concretamente destinate al sociale fossero assai modeste: 196 miliardi nel ?94 e 211 l?anno successivo. Somme che in buona parte sono andate a progetti gestiti dalle fondazioni stesse. «In Italia solo il 5 per cento delle fondazioni, bancarie e non, opta per il ?modello erogativo?, sceglie cioè di finanziare interventi sociali gestiti da enti non profit, mentre nel resto del mondo questo è il modello prevalente. Negli Usa, ad esempio, l?80 per cento delle fondazioni fa questa scelta». Chi parla è Nuccio Iovene, segretario generale del Forum del terzo settore, la sede è un convegno promosso da un gruppo di parlamentari sul rapporto tra fondazioni bancarie ed enti non profit. Ad ascoltare ci sono alcuni dei presidenti delle più importanti fondazioni. Prosegue Iovene: «È ora che anche in Italia si prenda questa strada, perché i funzionari di banca di interventi sociali non credo ne sappiano molto. È opportuno prevedere che negli organi di indirizzo siano presenti anche esponenti degli enti non profit. Inoltre, la quasi totalità dei finanziamenti erogati si ferma nella regione di appartenenza della fondazione, con la conseguenza che oltre l?80 % di queste risorse va al Nord, il 15 % al Centro e solo il 2 per cento al Sud. Credo sia necessario prevedere dei correttivi perché l?intervento sociale di questi enti sia distribuito in modo più equo». La replica, a tratti serrata, non si fa attendere. «Dire che le fondazioni criticano questa riforma perché si vogliono tenere i soldi delle banche è fuorviante, in realtà siamo di fronte a una normativa che per alcuni aspetti non convince». È il parere di Giuseppe Guzzetti, avvocato, presidente della fondazione Cariplo, tra le più ricche in Italia. «Sono d?accordo con Iovene sul modello erogativo», prosegue Guzzetti, «e anche sul fatto che le fondazioni non sono ancora strutturate in modo adeguato per svolgere questo nuovo ruolo di promozione sociale, ma trovo quantomeno strano che il Terzo settore, tra i naturali destinatari dei fondi che eroghiamo, voglia anche dei rappresentanti negli organismi di indirizzo. Credo comunque utile un confronto col Terzo settore, così come penso sia necessario creare un organismo che riunisca fondazioni grandi e piccole, e che sia in grado di rendere più equi ed efficaci i nostri interventi». Le fondazioni

  • Cosa sono: Nascono dalla privatizzazione delle banche. Gestiscono i fondi che ne derivano
  • Cosa fanno: Devono investire in settori di pubblica utilità
  • Importanti perché? Il loro capitale ammonta a 55 mila miliardi; investono gli utili
  • Cosa può cambiare: la scelta del modello erogativo può favorire lo sviluppo del non profit. Ogni fondazione sceglie il suo modello

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