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Caso Yara: perseverare è diabolico

di Redazione

Nel momento in cui scrivo non ho alcuna idea di quale sviluppo potranno avere le indagini per trovare Yara Gambirasio, l’adolescente di Brembate scomparsa a fine novembre e ormai data per uccisa: non si sa da chi, non si sa come, non si sa neppure dove e perché.
Penso che gli investigatori stiano lavorando nel modo migliore, nel massimo riserbo (vero), senza indulgere al protagonismo che in troppe circostanze ha trasformato in salotto televisivo il dolore. Da giornalista dubito sempre delle notizie confuse e approssimative che filtrano nelle prime ore di quella che normalmente viene chiamata “la svolta nelle indagini”. C’è infatti, nel giornalismo italiano, una tendenza irrefrenabile ad anticipare tutto e tutti, sotto la pressione dei network televisivi pubblici, privati, digitali e a pagamento. Le notizie 24 ore al giorno, cui si sommano le radio, i portali di informazione web, per non parlare del “giornalismo fai da te”, dei blog, dei social network, costituiscono altrettante cause di pessimo uso delle regole minime dell’informazione.
Il caso Misseri avrebbe dovuto insegnare qualcosa, quando il padre di Sabrina si autoaccusò immediatamente di aver ucciso e addirittura abusato di Sarah Scazzi. Anche allora il mio sesto senso mi costrinse quasi a insorgere, e sostenni subito che mi sembrava gravissimo che l’elemento portante dei titoli, quel giorno, fosse solo questo aspetto, macabro e osceno, di una vicenda ancora tutta da decifrare. Avevo ragione. Mi è scattata la medesima istintiva reazione quando è spuntata fuori la repentina scoperta – poi rivelatasi una bufala – di “un” colpevole, ovviamente immigrato, peggio, “un marocchino” nei titoli, nei servizi, e dunque, di conseguenza, nei commenti della gente. Cui è seguito un continuo indulgere sulle frasi ostili, xenofobe, piuttosto che sul ragionamento pacato e sul silenzio monumentale della famiglia della giovane Yara.
Il tempo chiarirà le responsabilità e la verità, forse. Ma intanto abbiamo rischiato il peggio, per abuso di professione giornalistica. Meno male che c’era un sindaco leghista per bene e di sagge parole. Non tutto è perduto.

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