Politica
Caso Savona, chi decide: Mattarella o Conte?
«Al presidente del consiglio incaricato spetta fare il nome, al Quirinale dare o meno l'avvallo». Parla la costituzionalista Lorenza Violini. Che sul contratto per il governo del cambiamento dice: «Non ha alcuna rilevanza costituzionale. È un programma di governo un po' più "protetto"»
di Redazione
Giornata di consultazioni per il premier incaricato Giuseppe Conte. E di attesa per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Di attesa, ma anche di inteso lavoro, visto che non sono poche le caselle ancora da riempire nella lista dei ministri. A partire dal responsabile dell’Economia, visto il polverone che avvolge il nome di Paolo Savona. Costituzionalista dell’Università di Milano, Lorenza Violini rilegge con Vita.it i passaggi di questa convulsa fase di formazione del nuovo esecutivo, che secondo alcuni segna l’inizio della Terza Repubblica.
Ieri Alessandro Di Battista ha avvertito il Quirinale a non mettersi contro la volontà del popolo. Sarebbe stata nelle facoltà di Mattarella opporsi alle richieste di Lega e 5 Stelle?
La Costituzione disegna una funzione a fisarmonica per il Presidente della Repubblica. I suoi poteri si espandono e si comprimono a seconda delle necessità e del quadro politico d’insieme. Data questa premessa la risposta alla sua domanda è “sì”. Il Quirinale usa le sue facoltà di dissuasione, moral suasion e di indirizzo nei confronti dei partiti nell’ottica però di dare al sistema efficienza e stabilità. Ovvero di creare un Governo. Che è l’obiettivo ultimo. Venendo al caso specifico penso che Mattarella abbia utilizzato tutti gli strumenti in suo possesso e che più di così non potesse fare.
A comandare in questo frangente è stata la logica dei numeri. Da cui Mattarella non poteva e non può prescindere. Se i nomi di Salvini e Di Maio non hanno i voti per ottenere la fiducia in Parlamento, seppure a causa di una logica di veti incrociati, mentre Conte ha il consenso necessario, il Quirinale non poteva che prendere la strada che ha preso
Dopo il caso “Conte”, ecco il caso “Savona”. Chi avrà l’ultima parola sul successore di Padoan? Il premier in pectore o il Quirinale?
Su questo punto la Costituzione è molto precisa. È il presidente del Consiglio che presenta la lista dei ministri al presidente della Repubblica a cui spetta la nomina. In linea di principio quindi Mattarella potrebbe rifiutare la nomina, ma a quel punto toccherebbe a Conte indicare un altro nominativo.
Di fronte a due partiti in crisi come Pd e Forza Italia, alcuni osservatori individuano proprio nel Capo dello Stato l’unica possibile opposizione al Governo giallo-verde. È un’interpretazione costituzionalmente fondata?
Direi proprio di no. Il Quirinale ha un ruolo terzo. Una volta conclusa questa fase, tornerà in secondo piano. Il problema vero è che al Senato il margine della maggioranza è di appena sei voti.
Non sarebbe stato costituzionalmente più coerente con il voto che Mattarella avesse dato il mandato a Salvino o Di Maio, i leader usciti vincitori dalle urne, piuttosto che a un tecnico?
A comandare in questo frangente è stata la logica dei numeri. Da cui Mattarella non poteva e non può prescindere. Se i nomi di Salvini e Di Maio non hanno i voti per ottenere la fiducia in Parlamento, seppure a causa di una logica di veti incrociati, mentre Conte ha il consenso necessario, il Quirinale non poteva che prendere la strada che ha preso.
Infine l’ormai celebre contratto per il governo di cambiamento: ha qualche valore costituzionale?
No, perché non si capisce quali possano essere le sanzioni costituzionali in caso di sua violazione. Qualcuno potrebbe ricorre alla Corte Costituzionale? Non credo. Di fatto è un programma di governo, che in un certo senso “protegge” i contraenti di ingerenze esterni. Ma niente più di questo.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.