Il caso Parioli, con i signori clienti delle prostitutine minorenni, si sta chiudendo sottovoce, senza carcere e con una multa simbolica di mille euro. Ha vinto il patteggiamento e le solite scorciatoie che, stranamente, esistono solo e sempre per la media borghesia e per chi ha soldi.
Secondo il Segretario dei penalisti è meglio così. Diversamente le lungaggini avrebbero svuotato egualmente gli effetti e la gravità dei fatti. A me pare una giustificazione scandalosa.
Se la giustizia è lenta, è lenta per tutti. E se i fatti sono gravi, sono gravi per tutti. Il patteggiamento è inopportuno e, in questi casi, non aiuta a capire e a far capire quanto questi misfatti siano vergognosi e sempre più frequenti.
Giustamente il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza invita ad interrogarci “sulla gravità del crimine (perché crimine è) commesso, non soltanto parlando di pene adeguate ma anche di percorsi di recupero dei quali nessuno parla”.
Sappiamo, e io lo so per casi accaduti proprio a me e solo in parte risolti, che la recidività è frequente, quasi generale e peggiorativa. Trascurare queste conseguenze o è malafede, o è poca conoscenza dei fatti o, e qui sottolineo perché credo sia l’ipotesi più probabile, è la equivoca elasticità che subentra per certi tipi di processi.
La riflessione della Cassazione non è che mi entusiasmi: “C’è sempre, anche nei reati a sfondo sessuale, l’ipotesi lieve. Può non piacere a qualcuno, ma ogni caso va trattato a sé e valutato sotto tanti aspetti. La giustizia è una cosa complessa”.
Tutti sappiamo che la giustizia è una cosa complessa, ma non vorremmo che, dietro la parola “complessa” si nascondesse ben altro. Come, ad esempio, ritenere che la sessantina di signori pariolini, facciano parte di quel gruppo di poveretti che non sanno intendere e volere, confondendo un crimine vergognoso con qualcosa di lieve.
La Commissione consultiva sui maltrattamenti spero riesca a chiarire alcune ombre pesanti che ancora si aggirano attorno al mondo delle violenze, degli abusi, dello sfruttamento e della prostituzione.
Altrimenti devo dare ragione al Telefono Rosa che dice: “Stiamo ritornando indietro di centocinquanta anni!”.
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