Alessandro Manzoni, presentandoci donna Prassede nei Promessi sposi ci aveva avvertito: spesso “chi fa più del suo dovere pensa possa far più di quel che avrebbe diritto”. Ho da sempre considerato questa una sindrome molto diffusa nel cosiddetto “esercito dei buoni” che da 25 anni racconto. Bisognerebbe averne consapevolezza, sempre, per correggere questa tentazione. Ma il caso sollevato dallo scandalo abusi in alcune grandi ong (Oxfam, Save the Children, Msf, Croce Rossa) ci rende consapevoli di un rischio ulteriore, l’amarezza nel sapere che il male si nasconda anche nel bene. È un dato che non dovrebbe sorprenderci perché è un dato di realtà, e soprattutto laddove le dimensioni dell’organizzazione sono grandi con migliaia di espatriati e collaboratori locali casi come quelli denunciati dalle stesse organizzazioni possono succedere. Consola il constatare come siano state le stesse organizzazioni a segnalare i casi di abusi (nella gran parte riasalenti al 2011) e il sapere come in questi ultimi anni i processi di selezione e formazione del personale e le procedure di safeguarding siano state migliorate e implementate. Ma non si è mai finito di imparare.
Conosco gli amici di Oxfam Italia e i necessari report di Oxfam sulle diseguaglianze, seguo da anni l’impegno di centinaia di operatori umanitari delle tante ong, il loro spirito di servizio, la loro idealità, do conto della solidarietà di milioni di donatori che in diversi modi tendono la mano, tramite queste organizzazioni, a chi più ha bisogno. Energie, idealità, sacrifici che creano un enorme giacimento di fiducia in un mondo che possa essere un po’ meno ingiusto grazie a gesti grandi o piccoli. Ecco compromettere questo patrimonio necessario a tutti noi sarebbe un delitto ancor più grave di quelli denunciati in questi giorni. Non facciamolo, ognuno faccia in modo che non accada secondo la propria porzione di responsabilità.
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