Formazione

Caso Nike. Il silenzio degli altri

I concorrenti dell’azienda americana per ora fanno i pesci in barile. Ma se non capiscono che la sfida li riguarda, è una sconfitta per tutti (di Umberto Musumeci).

di Redazione

Un silenzio assordante ha fatto seguito al ?caso Nike?. A parte questo giornale, che ne ha parlato a più riprese, dopo l?iniziale clamore il fatto sembra già archiviato nel file ?da dimenticare?. Interessi diversi, magari contrapposti, convergono nel sorvolare sugli interrogativi posti dalla Nike con il suo recente rapporto sulla Csr, comunque lo si valuti. Eppure, importanti interrogativi dovrebbero essere affrontati e alcune risposte dovrebbero esser date. Eccone due. Come pensa la società civile di rispondere a questa nuova strategia delle imprese? Probabilmente non esiste ancora un terreno comune alle organizzazioni e associazioni che vogliono confrontarsi con le imprese, per elaborare risposte credibili ai segnali che cominciano ad arrivare, pur se spesso in modo confuso e ambiguo, sulle tematiche della responsabilità sociale. Queste organizzazioni, peraltro, non sono tutte allo stesso livello di sensibilità ed approfondimento sul tema, e ciò complica la scelta fra le due alternative possibili: quella di accettare un impegno delle imprese verso un progressivo miglioramento (che deve essere controllabile) delle loro performance in modo da trasformare il valore economico in valore sociale; oppure quella di continuare nella strada dello scontro. Il rischio è infatti che – in mancanza di controproposte- prevalga l?atteggiamento più facile, quello pregiudizialmente ostile nei confronti delle imprese, rispetto ad uno di confronto aperto, anche duro, ma sui reali contenuti e non sugli slogan. Altra domanda: cosa faranno le altre imprese del settore, dopo questa presa di posizione della Nike, ?market leader? nel settore sportivo ? Lasceranno a Nike la leadership anche in questo campo e continueranno a fare i ?market follower?? Alcune di esse potrebbero anche accettare la sfida competitiva, almeno sul piano della csr. E forse si aspettano un supporto dalla società civile per un percorso in questo senso: non è un caso che Nike abbia chiesto alcune indicazioni iniziali e una valutazione finale del rapporto a Neil Kearney, a Deb Hall del Ceres e ad altri accademici o esponenti di ong. è auspicabile un atteggiamento di apertura e di trasparenza da parte delle imprese, oltre che di disponibilità. Non si tratta di beneficenza, né di distrarre risorse per scopi non istituzionali, come qualcuno in malafede recita. Si tratta di mettere al centro dell?attività imprenditoriale la persona e l?ambiente. Il prossimo futuro dimostrerà se i tempi sono maturi: se infatti il caso Nike resterà isolato, significherà che un?ottima occasione è stata perduta. Da tutti, imprese e società civile.


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