Cultura
Caso Giuliani: agenzia di stampa, non fu ucciso dai Cc
Ricostruzione shock del condirettore de Il Velino, Roberto Chiodi: «Ucciso da un sparo alle spalle». Inchiesta giornalistica o depistaggio?
Carlo Giuliani fu ucciso da qualcuno che era alle sue spalle, probabilmente con una pistola di piccolo calibro (7,65), dotata di silenziatore. Giuliani fu quindi ucciso da un militante no-global? O da un infiltrato? A questa ipotesi, scioccante e provocatoria, arriva il condirettore de Il Velino, Roberto Chiodi nell’ultimo suo numero. Ipotesi rilanciata anche da Misteri d’Italia, portale di cronaca nera e giudiziaria italiana, diretto dal giornalista del Tg5 Sandro Provisionato.
Chiodi, cronista di lungo corso, attacca l’inchiesta della procura. La tesi del calcinaccio è, secondo lui, non è attendibile.
«Con molta più verosimiglianza», scrive Chiodi, «si potrebbe sostenere che il colpo mortale ha attinto Giuliani alla nuca ed è fuoriuscito dall?orbita; che è stato esploso da un?arma a bassa velocità, una 7,65, magari silenziata, impugnata da qualcuno che si trovava dietro al ragazzo…»
Chiodi denuncia anche che la presenza del frammento di proiettile – 1,3 centimentri di lunghezza – che avrebbe ucciso Giuliani non sarebbe stata misteriosamente rilevata dalla Tac cui fu sottoposto il giovane, immediatamente dopo la sparatoria di Piazza Alimonda. Né il frammento killer era stato mai menzionato dai periti che eseguirono l’autopsia, i quali parlavano di un foro di entrata e uno di uscita (non compatibili, secondo Chiodi, con il calibro dell’arma e la vicinanza di Giuliani alla pistola).
Ecco, la conclusione di Chiodi.
«(…) Innanzi tutto, come già abbiamo, perché i periti settori non hanno mai fatto menzione di questo reperto.
Il testo della perizia anatomica ignora la presenza di residui di proiettile che, in genere, sono proprio quelli che i periti cercano quando analizzano i cadaveri e la testa in particolare.
Ci fosse stato un pezzo di metallo lungo più di un centimetro lo avrebbero sicuramente trovato e studiato.
Poi, c?è da ricordare che il ragazzo, prima che cominciasse la perizia anatomica, fu sottoposto a una Tac. Erano passati 38 minuti dalle 19 e il risultato che se ne ricava è la ?fotografia? del cranio prima che gli specialisti comincino a esaminarlo. Ebbene, la Tac non fa risaltare nessun pezzo di metallo alla base del cranio.
Tenendo conto del fatto che il cadavere venne immediatamente cremato, qualcuno dovrà pur spiegare chi ha ritrovato questo reperto di 13 millimetri e nella testa di chi. Certo, si poteva avere in qualche modo la certezza che quel pezzetto di proiettile avesse davvero colpito la testa di Giuliani: bastava eseguire l?esame del DNA, confrontare cioè le tracce rimaste ancora sul reperto (evidentemente, non erano rilevabili soltanto quelle del calcinaccio…) con l?impronta genetica di Giuliani. Ma averlo cremato, in tutta fretta, ha reso impossibile oggi questa controprova.
Un?ultima notazione: se davvero le cose fossero andate come gli investigatori vogliono far credere, la traiettoria del colpo mortale sarebbe stata sicuramente diversa da quella che risulta inequivocabilmente dai fori di entrata e di uscita del proiettile.
Il calcinaccio (ma per altri, acuti osservatori si tratta della nuvoletta di fumo che segue lo sparo) si vede volare al di sopra della camionetta: quindi, se fosse stato colpito dal proiettile sparato verso l?alto, avrebbe prodotto una traiettoria fortemente angolata in direzione alto-basso. Ma così non è.
Giuliani è stato raggiunto al viso da un proiettile esploso quasi dalla stessa altezza.
E allora: a chi serve la favoletta del ?calcinaccio assassino??
Chi ha interesse a mischiare le carte? Quale impronunciabile verità si vuole coprire?».
Il Velino è un’agenzia di stampa fondata dal giornalista Lino Jannuzzi, oggi senatore di Forza Italia, mentre Roberto Chiodi ha alle spalle una carriera nelle testate vicine alla sinistra.
Provisionato, ad ogni buon conto, ha scritto un’avvertenza per i propri lettori: «Il lavoro di un giornalista corretto ed onesto in alcuni casi travalica gli interessi e la collocazione politica della testata per cui scrive. Non sempre accade, ma a volte sì. Occorre prenderne atto».
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