Economia

Case di buoni mattonibe di buona finanza

housing sociale A Brescia un'esperienza innovativa

di Redazione

Un consorzio di cooperative sociali ha lanciato il progetto di
100 appartamenti per la “seconda accoglienza”, cioè per permanenze temporanee e ad affitto agevolato. I primi
60 sono già realtà
A Brescia la filiera della solidarietà parte dall’emarginazione più estrema, quella di chi si trova sulla strada, e arriva fino a toccare la normalità, quella di una mamma sola con un bambino piccolo, di un padre di famiglia che ha perso il lavoro e non riesce più ad arrivare a fine mese. Sono le tante facce delle nuove povertà italiane, cui risponde un ampio progetto di housing sociale (collegato a un programma innovativo di microcredito) promosso dal 2002 ad oggi da Immobiliare sociale bresciana, un consorzio di cooperative legato alla galassia di Sol.Co, e nato per realizzare operazioni immobiliari “socialmente rilevanti”.
L’obiettivo di Isb, per l’immediato futuro, è di arrivare a un centinaio di appartamenti in città dedicati all’housing sociale. «Non è molto lontano, siamo già a 60», dice con soddisfazione il presidente, Giuseppe Felchilcher . L’ultimo tassello è una palazzina da 21 appartamenti (tri e bilocali, loft, mansarde) inaugurata il 29 novembre, e abitata da famiglie e persone sole in difficoltà. Il consorzio effettua interventi progressivi, che rispondano alle diverse tipologie di bisogno: dalla prima accoglienza con carattere di temporaneità ed emergenza all’avviamento al lavoro; dalla “seconda accoglienza” (soluzione temporanea con affitto agevolato), fino all’affitto definitivo con possibilità di riscatto.
La casa appena inaugurata risponde proprio a un criterio di seconda accoglienza, con affitti bassi (da 200 a 400 euro al mese) e un progetto di accompagnamento socio-lavorativo di cui si fa carico il Comitato sociale che ha vagliato le domande di accesso (sono state circa 90). «Il Comitato ha tenuto conto di tutte le condizioni sociali, sanitarie e finanziarie che rendevano urgente la sistemazione dei vari richiedenti», spiega Felchilcher. «In alcuni casi, per aiutare due persone anziché una sola, ha anche proposto una soluzione di coabitazione».
La situazione d’emergenza di tante famiglie italiane, fino a pochi anni fa non classificabili come povere o a rischio sociale, ha stupito gli stessi promotori dell’iniziativa. «Si pensa che l’housing sociale risponda a esigenze di una nicchia particolare di emarginati», sottolinea Felchilcher. «In realtà tanti di quelli che hanno fatto richiesta sono persone comuni schiacciate da un momento di difficoltà. Le spese straordinarie, per chi fatica ad arrivare a fine mese, diventano un problema insormontabile. E così per alcuni è stato un grosso problema anche reperire i 500 euro di caparra per la nuova casa».
Non a caso il consorzio Isb fa parte del gruppo di “garanti morali” coinvolti in un progetto collegato a quello dell’housing sociale, il Microcredito sociale, coordinato dalla Caritas bresciana e sostenuto sempre dalle Bcc (Cassa Padana, Agrobresciano, Colli Morenici e del Garda). Partito quest’anno, ha già dato buoni – e sorprendenti – risultati: sono stati erogati 90mila euro (su un plafond di 180mila) in risposta a più di 40 richieste. Si tratta di piccoli prestiti, da un minimo di 500 a un massimo di 3mila euro da restituire in 36 mesi. Ben oltre la metà dei richiedenti sono italiani. Le ragioni del prestito sono tra le più comuni. E tracciano i connotati di una nuova precarietà: spese scolastiche dei figli, acquisto mezzi per svolgere attività lavorative, matrimoni, cauzioni per l’affitto, rientro debiti pregressi.


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