Famiglia

Casale delle arti: la nostra lotta contro burocrazia e indifferenza

Grazie all’impegno di alcune famiglie e dell’associazionismo, a Roma è in corso un tentativo di dare alle persone autistiche una prospettiva sociale e lavorativa possibile. Il progetto si chiama “Casale delle Arti” ed è a un passo dalla realizzazione. Mancano però l'appoggio del Comune di Roma e del sistema dell'informazione pubblica: perché tanto silenzio e tanta indifferenza?

di Michele Anzaldi

Grazie all’impegno di alcune famiglie e dell’associazionismo, a Roma è in corso un tentativo di dare alle persone autistiche una prospettiva sociale e lavorativa possibile. Il progetto si chiama “Casale delle Arti” ed è a un passo dalla realizzazione in uno stabile di Via Gomenizza, dopo aver ricevuto sostegno e via libera dal Ministero dell’Istruzione, dalla Regione Lazio e dal Primo Municipio, dove vedrebbe la luce. Manca solo l’ultima firma, quella del Comune di Roma.

Di fronte al silenzio dell’Amministrazione comunale, ho chiesto in una lettera alla Prefetta Basilone di intervenire per aprire un tavolo istituzionale che permettesse di arrivare alle risposte definitive. La Prefettura si è mossa, ha chiesto al Campidoglio di esprimersi chiaramente sul progetto e il Comune, come mi ha detto la capo di gabinetto della Prefettura dott.ssa Volpe, ha confermato per via ufficiale l’interessamento. Ora, però, occorre arrivare alla conclusione definitiva del progetto.

Dopo mesi di attesa e di trafila burocratica, nel momento in cui la volontà politica di tutte le istituzioni interessate è stata esplicitata, continuare ancora rimandare la definizione della pratica significa danneggiare non soltanto quelle famiglie che nell’attesa sostengono pesanti sacrifici, ma anche le istituzioni stesse, che rischiano di perdere credibilità. Ma soprattutto vengono danneggiati quei ragazzi autistici che grazie al Casale delle Arti potrebbero avere un luogo di aggregazione e di socialità di cui hanno non soltanto il bisogno, ma tutto il diritto.

In questa situazione, anche il sistema della comunicazione dovrebbe fare la sua parte. Perché la Rai, a partire dal Tgr Lazio, non informa su questo progetto? Perché la stampa, a parte alcune lodevoli eccezioni, non fa pressione sulle istituzioni aiutandole a vincere la burocrazia? Possibile che senza l’intervento delle Iene o di Striscia la notizia non si riesca a fare nulla?


Dopo mesi di attesa e di trafila burocratica, nel momento in cui la volontà politica di tutte le istituzioni interessate è stata esplicitata, continuare ancora rimandare la definizione della pratica significa danneggiare non soltanto quelle famiglie che nell’attesa sostengono pesanti sacrifici, ma anche le istituzioni stesse, che rischiano di perdere credibilità. Ma soprattutto vengono danneggiati quei ragazzi autistici che grazie al Casale delle Arti potrebbero avere un luogo di aggregazione e di socialità di cui hanno non soltanto il bisogno, ma tutto il diritto.

In questa situazione, anche il sistema della comunicazione dovrebbe fare la sua parte. Perché la Rai, a partire dal Tgr Lazio, non informa su questo progetto? Perché la stampa, a parte alcune lodevoli eccezioni, non fa pressione sulle istituzioni aiutandole a vincere la burocrazia? Possibile che senza l’intervento delle Iene o di Striscia la notizia non si riesca a fare nulla?

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