Cultura
Casa: sfrattati dallo Stato, ma non fanno notizia
Negata la prelazione e i diritti a una famiglia di Parabiago, dopo il fallimento dell'impresa costruttrice. Mentre il Paese si divide su due fronti retorici, grida al fascismo e pensa di contrastarlo con festival e concerti, la realtà presenta il conto a chi si trova nel mezzo. E sono i più
di Marco Dotti
Ci sono storie che non hanno sfogo. Non meritano appelli accorati di scrittrici e scrittori. Cadono nel vuoto o, peggio, dopo un attimo di clamore, ci rimangono. Prendiamo il caso – oggi ne parla meritoriamente Sergio Rizza su Metro – di una famiglia comune. Una famiglia come tante. Hanno i loro risparmi, sognano una casa e la acquistano. Ma l’impresa costruttrice fallisce.
Ci sarebbe una legge – la beneamata “legalità” – a tutelare questa famiglia, concedendo un diritto di prelazione sull’immobile messo all’asta. Diritto attestato, diritto negato. E così la famiglia si vede negare la prelazione e restituire l'indennità di occupazione (8mila euro, più 650 al mese fino a quando si terrà l'asta) e, beffa tra le beffe, subisce un provvedimento di sfratto: marito, mogli e bambino di due anni per strada. Senza troppi complimenti.
Un atteggiamento incomprensibile da parte dei giudice, osservano da Assocond, il Coordinamento Nazionale Vittime Fallimenti Immobiliari.
Non solo questi coniugi di Parabiago rischiano la strada, osserva l'antropologo Marco Traversari, ma anche di non trovare un lavoro decente per sopravvivere. Inoltre non possono nemmeno posare in un servizio fotografico per qualche ditta del perbenismo "solidale". Troppo piccola e banale la loro storia. troppo comune, questa ingiustizia. Troppo provinciali le loro ambizioni: una famiglia, una casa, una vita onesta e normale.
PS: L'asta è stata fissata tra il 29 agosto e l’11 settembre. E sarà… un'asta telematica. Come dire: non vedremo nemmeno chi si aggiudicherà una casa di proprietà di questa famiglia. Viviamo al tempo dell'esproprio 2.0.
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