Mondo
Casa, scuola, lavoro: le difficoltà dei profughi ucraini oggi
Per le persone ucraine l’integrazione giuridico-amministrativa è stata più facile che per altri profughi. Tuttavia, ancora oggi alcuni brancolano nella ricerca di soluzioni abitative, lavoro, corsi di lingua italiana, accesso al Servizio Sanitario Nazionale. «Il processo di accoglienza e quello di integrazione sociale, economica e culturale sono processi differenti che solo in parte coincidono», osserva Silvia Bartellini di EMERGENCY
«La straordinarietà dell’accoglienza degli ucraini difficilmente ha trovato seguito nell’ordinarietà della vita di tutti i giorni». È questo il commento di Silvia Bartellini, Social sector Advocacy advisor di EMERGENCY. «Di fatto, per le persone ucraine l’integrazione giuridico-amministrativa è stata più veloce e snella rispetto ad altri flussi di profughi, grazie all’applicazione da parte dell’Europa della direttiva 2001/55 del 2001. Tuttavia, è stato e continua ad essere difficile per loro districarsi nella complessa burocrazia e nei complessi sistemi amministrativi».
Tra le maggiori difficoltà riscontrate dagli operatori di EMERGENCY tra le persone accolte che hanno deciso di restare in Italia ci sono quelle legate alla ricerca di soluzioni abitative, lavoro, corsi di lingua italiana, accesso al Servizio Sanitario Nazionale.
«Molti dei pazienti con cui abbiamo avuto a che fare non hanno sempre avuto la necessità di assistenza medica, ma soprattutto del servizio di mediazione e di orientamento socio-sanitario, oltre che del supporto psicologico», spiega Loredana Carpentieri, coordinatrice dell’ambulatorio di EMERGENCY a Milano. «Spesso, all’iscrizione al SSN viene consegnato loro il foglio della tessera sanitaria provvisoria senza spiegare a cosa serve, così finiscono per non sapere di aver diritto a un medico di base (molti di loro non sanno cosa siano, essendo abituati a un sistema sanitario diverso), e ad esenzioni che per loro sono solo codici».
«L’integrazione, almeno a livello giuridico e amministrativo è possibile e semplice quando si applicano le normative», sottolinea Silvia Bartellini. «Il problema è la fase successiva, quando guadagnati tutti i diritti, poi si piomba nelle problematiche della vita di tutti i giorni, alle quali tutti i cittadini sono esposti: burocrazia e problemi amministrativi, incomprensioni e così via. A riprova che il processo di accoglienza e quello di integrazione sociale, economica e culturale sono processi differenti che solo in parte coincidono, anche se è innegabile che la qualità dell’accoglienza influenza direttamente anche l’integrazione e l’inclusione delle persone nel nostro tessuto sociale».
A Milano, in via Negrotto ad esempio, all’interno di un centro di accoglienza allestito in un edificio riqualificato dall’agenzia Superstudio+, EMERGENCY ha gestito un sistema completo a 360 gradi «Abbiamo aiutato le 45 persone accolte innanzitutto a regolarizzare la propria posizione giuridica – racconta Silvia Bartellini – e per chi tra loro ha deciso di restare nel nostro paese a iscrivere i bambini a scuola, a cercare lavoro; stipulare contratti abitativi appoggiandoci anche ad altre realtà e associazioni; a prenotare visite mediche e a gestire l’accesso al medico di base (dopo la presa in carico da parte del Servizio Sanitario Nazionale)».
I numeri dell’accoglienza di EMERGENCY a Milano
Da aprile 2022 al 30 settembre 2022, nello stabile di via Negrotto sono state ospitate 44 persone in fuga dall’Ucraina: 24 donne e 20 bambini. «Ad oggi 8 persone sono ancora alla ricerca di una situazione definitiva, mentre 6 persone (3 donne e 3 minori), si sono trasferite in due appartamenti per un progetto di autonomia e integrazione sociale in Italia. Durante il progetto 13 persone sono tornate in Ucraina, 6 persone hanno trovato un’altra abitazione in Italia, 6 di loro sono partite per gli USA e 3 sono in Olanda», chiarisce Bartellini.
Per chi ha deciso di rimanere in Italia è avvenuta la presa in carico da parte di un altro progetto di EMERGENCY, Nessuno Escluso, spin off del progetto nato durante l’emergenza Covid-19 per il supporto alimentare alle persone in difficoltà.
Cosa fa VITA?
Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è grazie a chi decide di sostenerci.