Welfare
Casa, reddito, servizi: i senza dimora a candidati e partiti
Solo nel 2022 sono morte di 247 persone senza dimora. Anche per questo, la fio.PSD ha inviato ai leader di partito e alle coalizioni una lettera con i temi più urgenti da affrontare: esclusione abitativa e case accessibili, sostegno al reddito, povertà energetica, centralità dei servizi territoriali
Giorgio è morto qualche giorno fa, stroncato da un malore a pochi passi da Castel Sant’Angelo, a Roma. Paolo, invece, è stato accoltellato a Marina di Carrara, durante una lite in strada che gli è costata la vita. Jamal è stato investito nel foggiano ai primi dell’anno, lungo la Statale 16, mentre andava alla ricerca di un lavoro. Storie di vita interrotte improvvisamente, dietro alle quali si nascondono percorsi, traiettorie, sogni di persone che per i motivi più diversi sono finite ai margini, tra la polvere, nell’indifferenza. Un’invisibile strage di senza dimora che solo nel 2022, fino a questo momento, ha provocato la morte di 247 persone, italiani e migranti, uomini e donne, giovani e anziani. Una strage intollerabile, che ancora una volta ha spinto la fio.PSD – Federazione Italiana Organismi Persone Senza Dimora – a ricordare che coloro che vivono in grave emarginazione adulta muoiono tutti i mesi dell’anno e non solo d’inverno con il freddo.
Per questo, in vista delle elezioni politiche del 25 settembre la fio.PSD ha inviato ai leader di partito e alle coalizioni una lettera per chiedere «quale impegno concreto intendono prendere in merito ai temi che secondo noi sono importantissimi: Esclusione abitativa e case accessibili, Sostegno al reddito, Povertà energetica, Centralità dei servizi territoriali» spiega Cristina Avonto, presidente della fio.PSD, in rappresentanza dei propri 144 soci in 17 Regioni. Ad oggi nessuno dei leader ha risposto all’Agenda che solleva la questione sui senza dimora. Ma il tema è di quelli serissimi, in quanto riguarda oltre 50mila persone, secondo i dati Istat del 2015, con numeri da registrare almeno del 30% in più rispetto all’ultima rilevazione anche grazie ai centri e alle realtà collegate con la Federazione. «Conoscere i dati del fenomeno è importante perché ci danno l’idea di cosa poter fare per affrontarlo nel migliore dei modi. Sicuramente in questi anni sono aumentati i giovani, le donne ed i cittadini italiani che frequentano i vari servizi a disposizione delle persone senza dimora».
Anche per questo, la fio.PSD ha steso uno schema ben preciso che può aiutare i candidati alla Camera e al Senato, a partire da quelli più sensibili e vicini alle tematiche sociali, ad approfondire le richieste avanzate. «Bisogna dare atto che il Governo negli ultimi anni ha stanziato notevoli risorse su questa tema, grazie ai Fondi comunitari, ai 450 milioni del PNRR, ai 90 milioni del REACT EU per la promozione di soluzioni abitative ispirate all’innovativo approccio dell’Housing First, al precedente Avviso 4 del PON Inclusione. Ma è anche vero che se non si accompagnano delle politiche precise i fondi da soli non sono sufficienti. Non chiediamo più soldi, chiediamo di usarli meglio, con una strategia politica chiara» puntualizza Avonto.
«I quattro temi che indichiamo nella lettera sono quelli più urgenti per poter sconfiggere realmente la condizione di grave emarginazione sociale delle persone senza dimora. L’ideale sarebbe raggiungere l’obiettivo che ci siamo dati un po’ di anni fa, ovvero HomelessZero, nessuna persona deve essere obbligata a vivere per strada. Parliamo di una condizione di vita drammatica, che porta le persone alle morte, che deve essere affrontata e risolta. Ed un’attenzione particolare, va dato al tema della salute mentale che percorre spesso le biografie di queste persone, anche a causa di una carenza di integrazione socio-sanitaria e di presa in carico dei senza dimora».
Tra i temi urgenti contenuti nella lettera, quello del sostegno al reddito: «Non abbiamo voluto utilizzare l’espressione reddito di cittadinanza perché non vogliamo che sia strumentalizzato in questa campagna elettorale. Ma quello che è certo è che per noi il reddito di cittadinanza è migliorabile, può avere ulteriori implementazioni, però è stato uno strumento fondamentale per accompagnare molte persone ad uscire dalla condizione di povertà, persone in gravissima emarginazione ed esclusione sociale. Grazie a questo strumento di sostengo al reddito» rileva Avonto «sono riuscite a reinserirsi in alloggi, a riappropriarsi di una vita dignitosa, a riprogrammare il loro futuro. Non è possibile che tutte le persone riescano a reinserirsi con un lavoro, perché non tutte sono uguali ed ognuna presenza esigenze e sostegni diverse, ma il sostegno economico permette ad una persona senza dimora di potersi pagare un alloggio dignitoso».
L’altra grande emergenza per chi vive in strada è quella abitativa. Di qui, una riflessione sull’efficacia dell’housing first, che ha come obiettivo quello di offrire alle persone senza dimora l’opportunità di “abitare” una casa, con il supporto di un’equipe transdisciplinare, dove gli stessi partecipanti al progetto contribuiscono alle spese del fitto dell’appartamento, alla gestione e manutenzione ordinaria, con il presupposto di migliore i processi di autonomia e di responsabilità. «L’Housing first è meglio dei dormitori perché è una situazione di stabilità di percorso e permette alle persone di ritrovare la dignità della propria vita, livelli di autonomia e la possibilità di reinserirsi come cittadini non solo come fruitori di un servizio. E questo è un primo passo per reinserire le persone nella società. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza» aggiunge Avonto «mette l’housing first tra le azioni da sostenere e questa per noi è una grandissima vittoria. Sicuramente non è sufficiente. Tutti i comuni che lo stanno sperimentando sono soddisfatti di questo strumento abitativo ma avvertono la necessità di abbinare anche politiche all’abitare più ampie, come l’accesso all’abitare sostenibile. Ad esempio, proponiamo di recuperare il patrimonio immobiliare pubblico in disuso e i beni confiscati alla mafia da destinare ad alloggi sociali a canoni calmierati, co-housing, alloggi condivisi».
Un’ultima riflessione è indirizzata alle nuove forme di povertà energetiche, con le proposte da parte della fio.PSD di «supportare le persone in condizioni di povertà e marginalità nel pagamento delle utenze domestiche e promuovere l’educazione a consumi energetici consapevoli» e allo stesso tempo «garantire a nuclei familiari e singoli in condizione di povertà e senza dimora l’accesso a risorse energetiche adeguate per assicurare condizioni di vita sane e dignitose». Al momento dai partiti tutto tace, ma è anche vero che «in passato i partiti non ci hanno dato grandi riscontri, eccetto alcuni ministri del Lavoro e delle Politiche Sociali, come Giuliano Poletti o Andrea Orlando, che hanno dimostrato particolare sensibilità al tema».
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