Famiglia
Casa Internazionale delle Donne: perché non deve chiudere
La Casa è da tutti apprezzata e riconosciuta per la sua capacità di autogestione e per avere mantenuto in ottimo stato un bene pubblico frequentato annualmente da oltre 30.000 persone. Il valore economico della qualità dei servizi che offre è pari a 700mila euro annui. «I diritti conquistati», dice Maria Bighi, che fa parte del direttivo, «vanno sempre difesi. La nostra Casa è un posto sicuro per le donne e un punto di riferimento»
di Anna Spena
Quella della casa internazionale delle donne di Roma è una storia lunga. «Questo luogo», racconta Maria Bighi, che fa parte del direttivo, «è unico nel suo genere. E ha bisogno della forza e la costanza delle associazioni e delle donne che lo abitano». Situata nel complesso monumentale del “Buon Pastore”, attorno alla casa gravitano ogni anno circa 30mila donne. Ma oggi oggi rischia lo sfratto. Vita.it intervista Maria Bighi che ci spiega a che punto sono le trattative con il comune di Roma e perché la casa non può e non deve chiudere.
Come avete saputo dello sfratto?
Due lettere. La prima risalva al 5 giugno ma è stata protocollata solo al 31 ottobre: ci veniva chiesto dal comune di pagare circa 883mila euro entro trenta giorni. Nella seconda lettera, invece, si diceva esplicitamente che se non avessimo saldato questo debito sarebbero partite le pratiche di sfratto.
A cosa è dovuto il debito?
Il bene in questione prima l’abbiamo occupato e poi ci è stato concesso in affitto. Affitto che non siamo in grado di pagare sempre e tutto. Ad oggi abbiamo dato al comune circa 500mila euro. Ma è dal 1987 che tutta la manutenzione della struttura, sottolineo tutta, è a carico nostro.
Come state gestendo la questione?
Proveremo a trovare una soluzione; ad inizio dicembre ci siederemo ad un tavolo tecnico con la nuova giunta e saremo pronte a far valere il nostro diritto di abitare quel luogo. Con la giunta Marino avevamo quasi del tutto stipulato una convenzione che era solo in attesa di essere firmata, poi la giunta è caduta. La casa è del tutto autofinanziata. Ed il nostro valore deve essere riconosciuto dalle forze politiche. Da oltre trent’anni questo luogo, unico in Europa, rappresenta un punto di riferimento delle donne italiane e straniere e del femminismo internazionale. Con questa Giunta la Casa aveva avviato un confronto per risolvere il problema del debito e la definizione di un affitto realmente sostenibile, salvaguardando e rilanciando il valore della Casa e il suo futuro al servizio della cittadinanza. Per questo la lettera di richiesta di rimborso immediata, in mancanza del quale “si procederà all’attivazione, senza ulteriore comunicazione, sia della procedura coattiva; in sede civile, per il recupero del credito, sia della procedura di requisizione del bene in regime di autotutela” è giunta del tutto inattesa. La Casa Internazionale delle Donne ha risposto alla comunicazione del Comune chiedendo con urgenza alla Sindaca e alle Assessore competenti di riaprire l’interlocuzione e di sospendere il termine perentorio di pagamento.
Perché è così importante che resti aperta?
La Casa è da tutti apprezzata e riconosciuta per la sua capacità di autogestione e per avere mantenuto in ottimo stato un bene pubblico frequentato annualmente da oltre 30.000 persone, di essere luogo di offerta di servizi sociali e culturali, di svolgere azioni di accrescimento delle capacità delle donne. Tutto questo è il frutto del lavoro volontario e dell’impegno quotidiano e gratuito di centinaia di donne e di decine di associazioni. Per decenni questo luogo è stato salvato, conservato, restaurato, reso vivo e frequentato, sottratto al degrado cui sono andati incontro tanti beni pubblici della nostra città. Anche la Casa corre ora oggi il pericolo di chiusura cui sono andate incontro tante associazioni e realtà sociali di Roma. Il debito che ci viene attribuito dall’Amministrazione non tiene conto del valore dei servizi che vengono offerti. In tal senso la Casa Internazionale delle Donne, fin dal 2013, ha iniziato un’interlocuzione con il Comune di Roma il quale, dopo avere verificato la qualità dei servizi, proponeva una valutazione del loro valore economico dell’ordine di € 700.000 annui.
Quanto servono ancora oggi spazi come i vostri?
Tantissimo. Soprattutto quando il problema serio rimane il livello culturale in cui ancora riversa la società. Ed i diritto conquistati vanno sempre difesi. Basti pensare alle ultime cose successe rispetto alle denunce sulle molestie sessuali. Ancora ci dobbiamo giustificare di come ci vestiamo e se andiamo in giro alle tre di notte da sole. Io credo che ci sia assolutamente bisogno di un posto sicuro e di un luogo che sia un punto di riferimento.
Che tipo di servizi offrite?
Di vario tipo: dalla consulenza legale ai servizi sanitari. I servizi hanno dei costi del tutto accessibili per le donne e in alcuni casi particolari sono gratuiti.
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