Welfare

Casa, avanti piano

Le Regioni stoppano Berlusconi, ma il premier non ne fa un dramma, anzi rilancia

di Franco Bomprezzi

L’effetto annuncio basta e avanza per non allarmare troppo Silvio Berlusconi dopo la brusca frenata sul varo di un decreto legge per far partire il piano straordinario di rilancio dell’edilizia. Il piano si farà con l’accordo delle Regioni, anche se non è detto che nel frattempo il premier non porti in consiglio dei ministri una prima proposta complessiva. Ecco come i giornali, per il momento, registrano i fatti e le reazioni.

La rassegna stampa si occupa anche di:

“Piano casa, slitta il decreto” è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Due pagine, 5 e 6, dedicate ad approfondire la notizia. Interessante, dopo il secco stop delle Regioni all’ipotesi di piano annunciata dal Governo, la dichiarazione del Governatore della Lombardia, Formigoni: «Non si lavora più sulla bozza del Governo, ma la base del piano la costruiamo insieme». Dunque dalle Regioni non uno stop a priori, ma una serie di condizioni, come ha spiegato il presidente dei governatori, Errani: «I presupposti del decreto sono condivisibili se l’obiettivo è quello di rispondere alla crisi e favorire la semplificazione amministrativa». Nella sua Nota, Massimo Franco spiega: “Una frenata suggerita dai timori della Lega sul federalismo fiscale”. Dopo aver spiegato che la frenata nasce oggettivamente dalle competenze costituzionali in fatto di urbanistica, che spettano appunto alle Regioni, l’editorialista del Corriere conclude: «Ma si avverte una gran voglia di compromesso, Lega in testa. L’accordo potrebbe essere raggiunto martedì: il decreto legge del quale si era parlato in vista del Cdm di venerdì non ci sarà. Il piano casa non sarà più solo di Berlusconi, ma del premier su proposta delle Regioni. E, a meno di colpi di scena, da non escludersi, probabilmente dovrà assecondare i ritmi parlamentari». Anche se il presidente dell’Ance, l’associazione dei costruttori, Buzzetti, continua a pensare che «per noi il decreto legge è indispensabile». A pagina 6 titolone: “Berlusconi: i licenziati? Trovino qualcosa da fare”. E’ questa la frase pronunciata dal premier nella hall dell’hotel Vesuvio, a Napoli, come riferisce Marco Galluzzo. Anzi, per essere precisi: «Chi perde il lavoro non stia con le mani in mano, si trovi qualcosa da fare. Io almeno, se fossi licenziato, farei così, auspico questo», e, tornando sul piano casa, ecco il commento di Berlusconi: “Comunque qualcosa in Consiglio dei ministri, venerdì, faremo, con l’accordo di tutti. Comunque non c’è nessuna fretta e molte Regioni stanno già partendo, ho affidato ai tecnici il compito del confronto con loro, ma alla fine decideremo noi». A chiudere l’argomento un’intervista a Galan, che conferma: «Il Veneto andrà avanti. Ora una task force di architetti».

Niente decreto e tavolo tecnico con gli enti locali. “Il piano casa è da rifare, le Regioni fermano il premier”, riassume nel titolo di copertina LA REPUBBLICA. Per il giornale di Mauro «alla fine l’hanno spuntata le regioni. Si allungano i tempi per il piano casa e, di fatto, si riparte da zero…Dopo lo stop dei governatori si punta ora a una piattaforma fatta di principi e scelte condivise». L’esecutivo invece accelera sugli alloggi low cost di edilizia pubblica destinati a giovani coppie e famiglie in difficoltà, un tema su cui si aprirà un tavolo di confronto con le Regioni. REPUBBLICA in appoggio al servizio raccoglie il parere di tre governatori: il ligure Burlando (“Un vano in più va bene, ma il silenzio assenso sarebbe la fine”), Errani dell’emilia Romagna (“Ora disponibili a ragionare, ma subito affitto sociale per i poveri”) e il sardo Cappellacci (“Proteggerò le coste dell’isola”). Sul tema Mario Pirani firma anche l’editoriale di prima sotto il titolo “La frittata futurista”. Pirani partendo dal piano casa giunge alla poco sorprendente conclusione che «con Berlusconi trionfa l’antipolitica come pratica e ideologia di governo al servizio degli interessi dei singoli e degli aggregati che gravitano intorno all’individuo (famiglia, gruppo di appartenenza, coagulo localistico). Quel che fino a ieri costituiva reato oggi è atto meritorio».

IL GIORNALE pubblica l’intervento di Vittorio Sgarbi “Buttiamo giù i palazzi brutti” sorti anche per mano di tre «cattivi maestri, Massimiliano Fuksas, Gae Aulenti, Vittorio Gregotti». Sgarbi dice: «Occorre un piano per rendere l’Italia più bella. Il Governo non deve consentire solo l’aumento delle cubature, ma prevedere il miglioramento di architetture discutibili». In attesa di martedì, giorno in cui forse si consoceranno i dettagli del piano casa IL GIORNALE intervista a pag. 4 Roberto Formigoni «Il piano è geniale e serve. Rimette in moto il settore dell’edilizia e l’economia: gli italiani sono un popolo che tiene molto alla propria casa e sono disposti a investirci per renderla più bella e ecologica».

“Il piano casa riparte da zero” sintetizza così il SOLE 24 ORE, varato un tavolo tecnico, si cerca l’accordo anche con le regioni. Esclusi, dice Berlusconi, gli interventi nei centri storici e per i condomini, resta il fatto che circa il 50% delle abitazioni italiane sono mono o bifamiliari, quindi l’impatto del piano casa potrebbe essere molto forte. I numeri, sintetizzati in un infografico, sono in effetti imponenti: gli edifici interessati potrebbero essere 9 milioni, si creerebbero 100mila posti di lavoro per 300mila interventi e un fatturato per l’edilizia stimato in 10 miliardi di euro.

«”Piano casa”, Berlusconi sigla la pace con le regioni. Poi ci ripensa» è il richiamo in prima de IL MANIFESTO che così presenta il servizio a pagina 4 intitolato “Il Cavaliere alza il muro” nel quale si legge: «A una vera e propria pace non ci aveva creduto nessuno. Al massimo una tregua fino a martedì prossimo, quando Regioni e governo dovrebbero incontrarsi di nuovo per fare il punto sui risultati raggiunti al tavolo tecnico che nel frattempo verrà messo in piedi con Comuni e Province. (…) Ieri sera Berlusconi ha cambiato idea e innescato l’ennesima marcia indietro «Sul piano casa non c’è nessuno frenata», dice infatti mandando in frantumi il dialogo avviato poche ore prima con le Regioni. (…) Berlusconi capisce infatti che il fronte di opposizione al piano che si trova davanti è vasto, e va dal Quirinale agli enti locali passando per Umberto Bossi. E così alla fine decide di decidere. Anzi no, il Berlusconi-mediatore dura infatti il tempo del viaggio tra Roma e Napoli. Poi la nuova marcia indietro».

Le regioni dicono di no. In base a quello riportato da ITALIA OGGI, quello dei governatori a Berlusconi è un no unanime. «Abbiamo detto con molta chiarezza che il decreto dal punto di vista delle competenze, ha un profilo incostituzionale anche se nel merito dei contenuti possiamo essere d’accordo su alcune cose» ha commentato il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani. La delegazione dei governatori ha espresso la propria contrarietà anche all’utilizzo della decretazione d’urgenza.
Per il ministro per gli affari regionali Fitto,  il governo ha fretta e auspica un accordo entro martedì. Poi verrà convocata un’altra Conferenza stato-regioni. Nel frattempo il piano casa non sarà portato in consiglio dei ministri.  In questi giorni, rivela ITALIA OGGI, Fitto sarà impegnato in un giro di incontri tecnico-politici per sbloccare la situazione.

Non è l’apertura, ma uno strillo in prima glielo dedica anche AVVENIRE: “Confini ancora incerti per il piano casa. Governo e regioni cercano un’intesa”. A pagina 7 un fondo di cronaca “Slitta il piano casa. Duello Regioni-governo” e un pezzo d’appoggio sulle reazioni “E adesso Franceschini apre”. Lo stop del governo al decreto e la riapertura del dialogo con gli enti locali sortisce effetti positivi a cascata: contento il Pd che ora si dice disponibile a contribuire «anche in Parlamento, naturalmente dopo aver visto il testo nuovo senza pregiudizi». Dopo il cambio di rotta, che per il governo non è una marcia indietro, anche Udc e Idv sono disponibili al confronto. Soddisfatto Bossi che chiedeva di trovare un accordo con gli enti locali per evitare gli scontri. Il piano casa deve ancora divenire realtà, ma già fioccano le elaborazioni su quanti posti di lavoro potrà metter in moto. Le stime oscillano da un minimo di 97.965 posti calcolato da Confartigianato e Anaepa  come effetto sulle sole piccole ditte fino a 50 dipendenti (con un +4,8% nel fatturato), alla previsione di ben 745mila nuovi posti, fatto invece dalla Cgia di Mestre.

Sul piano casa, oltre al pezzo di cronaca della giornata di ieri, LA STAMPA raccoglie in un boxino la reazione di Giulia Maria Crespi, presidente del FAI: «Penso che sia giusto trovare un volano dell’economia come vuole il premier Berlusconi – ha detto Crespi – ma questo si può fare valorizzando il turismo, l’artigianato, la gastronomia. Lo sviluppo del settore immobiliare ha creato disastri per esempio in Spagna dove migliaia di case sono vuote». Il retroscena di Ugo Magri è intitolato “Berlusconi sogna già le new Town. Il presidente del Consiglio rilancia: una Milano 2 in ogni capoluogo”: «vere e proprie città da affiancare a tutti i capoluoghi di provincia. Mentre nella Sala Verde di Palazzo Chigi illustrava il suo sogno, narrano i testimoni, la voce assumeva toni lirici. Lui già vede le banche, i Comuni, lo Stato e i privati che fremono per tirar su le nuove metropoli in soli 24 mesi…».



E inoltre sui giornali di oggi:

 

CASTA SICILIANA

CORRIERE DELLA SERA – Gianantonio Stella colpisce ancora: parte in prima e prosegue a pagina 21 un lungo articolo nel quale si spiega come e perché, con un voto trasversale, la mitica Assemblea Regionale della Sicilia sia riuscita ad aggirare il verdetto della Corte Costituzionale che impedisce il doppio incarico per i consiglieri regionali (che non possono contemporaneamente rimanere in un’altra assemblea elettiva). Il trucco consiste nel rendere operativo l’obbligo di scegliere dove rimanere in carica solo dopo la definitiva sentenza in Cassazione dell’iter giudiziario dei ricorsi. Dati i tempi della giustizia, argomenta Stella, si calcolano 1678 giorni di durata dei procedimenti amministrativi in Sicilia, giusto il tempo per finire tranquillamente la legislatura stando con il piede in due staffe. Accordo bipartisan trovato con grande velocità.

 

SICILIA

AVVENIRE – Nasce a Palermo un osservatorio regionale per le famiglie «che funzionerà da cabina di regia dei quindici “punti famiglia” già attivati nelle nove province siciliane dalle Acli. Un’iniziativa resa possibile grazie a un finanziamento di centomila euro, frutto delle donazioni del 5 per mille. L’osservatorio elaborerà un’analisi reale delle situazioni familiari presenti nelle zone a rischio, consentire un’informazione continua e aggiornata dei bisogni e dei servizi disponibili e avanzare alle istituzioni proposte concrete per migliorare la qualità della vita (Pag. 11).  

 

DROGA

LA REPUBBLICA –  Due pagine dedicate al tema. Nella prima si dà conto del l’arrivo di un decreto legge in tema di sicurezza stradale annunciato ieri dal ministro dei Trasporti Altero Matteoli  che introduce il tasso alcolico zero per i neopatentati e per chi guida mezzi pubblici e un inasprimento generalizzato delle pene. In particolare, in caso di incidente avendo provocato un morto, se il conducente è in stato di ebbrezza o drogato si arriva alla reclusione da tre a dieci anni. Nella seconda pagina si parla invece dell’alta fallibilità dei test antidroga. Il ricorso ai drug test ormai è diventato una moda. È un business milionario: ogni laboratorio ha una lista d’attesa di cento esami al mese (e ogni test costa dai 150 ai 200 euro). Peccato che secondo l’istituto superiore di sanità il 40% dei centri analisi ha fornito finora dati fasulli.

 

ABORTI

IL GIORNALE – In prima pagina “una social card contro l’aumento degli aborti”, Michele Brambilla scrive la storia di un ginecologo di un centro di aiuto alla vita che oggi per la solidarietà di molte persone può disporre di 15 appartamenti per accogliere chi non ce la fa. «E’ azzardato chiedere al governo di includere tra le misure anti crisi un aiuto concreto a quel 44% di donne che chiedono l’aborto perchè temono di non arrivare alla fine del mese? E’ azzardato ipotizzare una social card anche per le donne incinte e i loro bambini? Forse in nessun luogo, come in Italia, l’argomento è tabù perchè sull’aborto s’è radicato uno scontro ideologico che ha fatto passare in ultimissima fila il diritto delle primissime vittime che sono i bambini ai quali viene negato il diritto di vivere. I 5 milioni di aborti dal 1978 ad oggi non sono un dramma. Perchè? Perchè non si vedono». Sull’argomento intervista a Eugenia Roccella: «Già aiutati 65mila italiani. Il prossimo passo va fatto con Regioni e volontariato», « Bisogna coinvolgere di più le associazioni. Lombardia e Emilia sono ottimi esempi».

 

TESTAMENTO BIOLOGICO

IL MANIFESTO – “Morirai con dolore” è il titolo di apertura scelto da IL MANIFESTO «La legge sul testamento biologico diventa una feroce truffa. Il senato respinge l’emendamento che permetteva l’interruzione dell’alimentazione e dell’idratazione in base alla volontà del malato. Il centrodestra cancella ogni diritto di libertà. Il fronte laico prepara il referendum». Allo stesso tema è dedicato l’editoriale “I sovrani del corpo” di Luigi Ferrajoli nel quale si richiama il fatto che l’articolo 32 della Costituzione non parla di trattamenti terapeutici ma genericamente di “trattamenti sanitari” «cioè di interventi che richiedono l’assistenza di personale sanitario, l’apposizione di sonde o sondini, la somministrazione di preparati farmacologici e simili (…). Queste pratiche, se non consentite dall’interessato, ledono non solo il dritto alla persona di rifiutare trattamenti sanitari non graditi, ma anche l’habeas corpus e l’immunità da torture».  

LA STAMPA – Editoriale molto duro in prima del costituzionalista Michele Ainis, che affronta le novità sul testo introdotte ieri al Senato, in particolare quelle sull’accanimento terapeutico: «Ieri il Senato ha messo in minoranza Aldo Moro. È successo alle 11 e 30, minuto più minuto meno. C’era già stato il voto sulla nutrizione e l’idratazione artificiale, la soluzione di compromesso del Pd era stata respinta senza troppi complimenti. Nessun rifiuto del sondino, nemmeno in casi eccezionali, nemmeno se l’hai lasciato scritto con la vernice rossa sui muri di casa. Applausi dai banchi di destra, rumori, sospensione dei lavori. Alla ripresa il senatore Marino evoca per l’appunto Moro, e illustra un emendamento che riecheggia pressoché alla lettera quanto lui disse in Assemblea Costituente, durante la seduta del 28 gennaio 1947: «Ogni trattamento sanitario può venire rifiutato». Questo perché, aggiungeva Moro, viene qui in gioco una questione di libertà individuale, e dunque un limite al potere coercitivo dello Stato. Questione diversa dal caso aperto sessant’anni dopo attorno al corpo di Eluana Englaro: riguarda gli ammalati, non i moribondi. E soprattutto riguarda uomini e donne in piena coscienza, capaci d’intendere e volere. Riguarda la possibilità di rifiutare un’aspirina così come un’amputazione, un elettrocardiogramma così come il trapianto del cuore. I costituenti dettero ragione a Moro, e scrissero l’art. 32 della Costituzione; i senatori ieri gli hanno dato torto, con 148 no, 116 sì, 10 astenuti». Aggiunge Ainis: «La legge sul testamento biologico offende il diritto alla libertà personale iscritto nell’art. 13 della Carta, che significa anzitutto diritto di proprietà sul nostro corpo, potere di disporne. Offende il diritto alla salute sancito dall’art. 32, che a sua volta implica il rifiuto delle cure. Offende la dignità umana menzionata nell’art. 3, perché ciascuno dev’essere libero di scegliere dove si situi la misura di un’esistenza dignitosa. Con questa legge, viceversa, d’ora in poi chi disgraziatamente si trovasse nelle condizioni di Eluana dovrà restare appeso al suo sondino per tutti i secoli dei secoli. Di più: il voto altrettanto disgraziato su Aldo Moro rischia di trasformare le corsie d’ospedale in altrettante carceri, i pazienti in detenuti.»

 

PAPA

AVVENIRE – Non lascia spazio a fraintendimenti la vetrina di pagina 3 a firma di Riccardo Cascioli: “L’Aids in Africa: noi, scienziati col Papa”. Ricerche e studi compiuti da 20 anni pubblicati su Lancet, ma non solo, testimoniano quanto risulti inefficace puntare sul preservativo per ridurre la diffusione dell’Hiv. E quanto sia invece importante puntare sul cambiamento dei comportamenti sessuali promiscui. È la «teoria della compensazione del rischio», secondo cui il senso di sicurezza moltiplica i comportamenti a rischio (fenomeno riscontrato anche relativamente alle abitudini sessuali), confermata dal fatto che nei paesi africano dove è maggiormente diffuso il preservativo, lo è anche il virus. «L’efficacia del condom», sostengono gli scienziati, «è legata soltanto al reale  cambiamento dei comportamenti a rischio». Nel frattempo gli studenti africani residenti a Roma invitano a stoppare le speculazioni («no alla strumentalizzazione del messaggio del Papa, no a chi vuole fare dell’Africa uno dei principali mercati di sbocco dei preservativi» si legge su un volantino) si danno appuntamento in piazza San Pietro per l’angelus col Papa e per manifestare solidarietà al pontefice.  

 

GAY

IL GIORNALE – Apre in prima pagina con la denuncia «Io gay, vi racconto la casta dell’Arci gay». Daniele Nardini, direttore del sito d’informazione omosessuale denuncia le magagne dell’associazione non profit «Rimborsi spese alle stelle, numero d’iscritti gonfiato, sgravi fiscali alle discoteche. Ma in politica sconfitte».

 

PEDOFILIA

AVVENIRE – “Pedofilia, l’Europa: pene più severe”. La Commissione europea chiede a governi della Ue di intensificare la lotta contro la tratta degli esseri umani, l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori, la pedopornografia, agendo su tre fronti: repressione, prevenzione e assistenza alle vittime. Ieri il commissario europeo ha presentato due documenti che propongono al Consiglio dei ministri misure concrete.

 

SEQUESTRI AZIENDALI

IL GIORNALE – Dà conto del caso del manager sequestrato dai dipendenti dell’azienda 3M. E’ il terzo caso in due settimane. Per Marcello Foa si tratta di un’onda sempre più alta e violenta che partita dagli Stati Uniti è arrivata in Europa. In Gran Bretagna è stata attaccata la villa dell’ex banchiere della Royal Bank of Scotland, in Francia la vicenda di Luc Rousselet direttore della 3M. Marcello Foa scrive per quanto riguarda la Francia: «La miscela è esplosiva e il ricordo della rivolta delle periferie dell’autunno 2005 è ancora vivo. Il presidente Sarkozy in un discorso pubblico ha dichiarato guerra ai manager irriconoscenti e irresponsabili. Parole che basteranno a quietare le piazze?»

 

PATTI CHIARI

SOLE 24 ORE – Articolo in prima pagina sulla «ripartenza», così la definisce IL SOLE 24 ORE, del consorzio Patti chiari. Dopo aver perso metà degli aderenti, e aver superato un «poco glorioso rodaggio» durato cinque anni, ecco che scatta la “fase due” del progetto, pur se azzoppata. L’idea iniziale, nota IL SOLE, era buona: recuperare presso i clienti una reputazione persa dopo varie disavventure che facevano emergere gli alti costi e la scarsa trasparenza delle banche soprattutto dopo i vari casi Cirio, Parmalat ecc. Patti chiari tenta di offrire degli strumenti, anche se in realtà nessuno di questi è clamoroso, ma incappa nell’autunno scorso in un grosso incidente di percorso: segnala sul suo sito i titoli Lehman come «a basso rischio». Poi ci si è messo Catricalà, che ha intimato alle banche: o aderite tutti al consorzio, o interviene l’Antitrust. Così Zadra (Abi) rivoluziona tutto: le banche dovranno aderire a tutti i nuovi 30 impegni di trasparenza, e non potranno più sceglierne alcuni; Patti chiari diventa un organismo autonomo rispetto all’Abi, con due comitati tecnici che includono anche 14 associazioni di consumatori contro le 9 che collaboravano anche prima. A questo punto, la scissione: 50 banche (medio-piccole) non ci stanno per gli alti costi e la riorganizzazione interna che questo processo comporterebbe. Inoltre Zadra lascerà a luglio, quindi secondo IL SOLE questo è un messaggio anche per il futuro vertice di Abi: le piccole vogliono contare di più e mal sopportano lo strapotere Unicredit-Intesa. Di spalla nella pagina interna, intervento del presidente di Patti chiari Filippo Cavazzuti che prova a spiegare l’incidente Lehman: le valutazioni di basso rischio si basavano sulle valutazioni delle agenzie di rating e quindi sulle probabilità. Vabbe’… Intanto il giallo dei numeri continua: per IL SOLE le banche aderenti a Patti chiari sono 151, sul sito di Patti chiari si ribadisce: sono 104…

 

CRISI

IL MANIFESTO – Intervista a Giulio Sapelli, docente di economia alla Statale di Milano che annuncia che la crisi durerà 15 anni. «Se il grado di tossicità del sistema è così alto le ripercussioni saranno inevitabili anche nel medio periodo. Non voglio dire che il sistema bancario e finanziario sarà paralizzato ma certo gli effetti si faranno sentire (…) Sono convinto che si debba ritornare a un’etica degli affari. Non escludo un forte sistema di vigilanza ad esempio da parte della Banca d’Italia ma senza una nuova etica degli affari è difficile arginare alcuni fenomeni», risponde Sapelli nell’intervista.

ITALIA OGGI – Il fondo di garanzia sulle pmi  sale a 1,6 miliardi. E dal 10 aprile, quando entrerà in vigore il dl incentivi, il governo sarà pronto a garantire il credito alle imprese. Lo rivela ITALIA OGGI riprendendo le assicurazioni fatte dal ministro Scajola nel corso del Credit day al Tesoro, spiegando che i decreti attuativi della norma sono già stati predisposti. Anche se arrivano i fondi, il pessimismo delle pmi rimane. Secondo quanto rivela  l’indagine realizzata da Unioncamere e Mediobanca,  il 67% delle oltre 4200 media imprese quest’anno si attende una contrazione della produzione del fatturato, contro un solo 7% che prevede un incremento. Per quanto riguarda il futuro, per uscire dalla crisi, il 45% delle imprese punta allo sviluppo di nuovi prodotti, mentre il 27% si sta impegnando nella ricerca di nuovi mercati. Sempre dall’indagine emerge anche che le imprese puntano sull’innovazione ma considerano sempre fondamentale il legame con il territorio. Emerge anche che nei riguardi delle piccolissime imprese, c’è un pregiudizio culturale da parte degli istituti di credito che tendono a essere più restrittivi di prima, sia sul quantitativo che sui tassi. «E questo accade anche nei riguardi di quelle piccole imprese che vanno bene», ha detto Andrea Mondello, presidente di Unioncamere.

IL GIORNALE – Nella pagine milanesi pubblica la notizia che a Pasqua ci saranno le prime elargizioni del Fondo Famiglia-Lavoro voluto dal card. Tettamanzi. La Caritas Ambrosiana infatti mette a disposizione di chi ha perso il lavoro mille euro al mese. Il fondo oggi ammonta a 3milioni e mezzo di euro, fra i donatori Diocesi con un milione di euro, Fondazione Cariplo altro milione di euro e poi piccoli donatori. Il fondo Famiglia-Lavoro rimarrà aperto sino al 31 dicembre 2010. Già mille le richieste. L’iniziativa operativamente è stata seguita da 400 volontari delle Acli che in 21 centri di ascolto hanno ascoltato le persone e hanno raccolto le domande. Identikit di chi fa domanda: famiglia con due figli e due stipendi che ha perso un salario.

 

DARFUR

AVVENIRE – Allarme Sudan dal coordinatore delle Nazioni Unite. A questo è dedicata l’apertura del quotidiano che segnala il dramma di un milione di persone ridotte alla fame. La distribuzione del cibo ha subito un forte rallentamento dopo l’allontanamento dei volontari stranieri. Il ministro degli esteri egiziano ha chiesto ai paesi arabi e africani di «riempire il vuoto» lasciato dall’espulsione delle organizzazioni umanitarie occidentali. In appoggio un’intervista a Rony Brauman, cofondatore di Medici senza frontiere “Tutto il peggio è ormai possibile. Si è creata la frattura tra Nord e Sud”.


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