Famiglia

Cartoni disanimati

Le disavventure di Homer Simpson calamitano ogni giorno2 miglioni di ragazzi.E presto sui nostri schermi arriverà South Park, il cartoon che sta scandalizzando gli Usa.

di Giampaolo Cerri

«Hanno ammazzato Kenny». Ricordatevi bene questa frase, fra qualche mese sarà il tormentone dei vostri figli. È infatti il refrain dei protagonisti di South Park, cartone animato americano che sta riscuotendo un successo enorme, con uno share che raggiunge il 5,4% (la Cnn arriva a 1,5 quando trasmette catastrofi in diretta). Di là dall?Atlantico lo trasmette, più volte alla settimana, la tv via cavo Comedy Central; di qua lo vedremo probabilmente nei nuovi palinsesti autunnali di qualche emittente nazionale e, sin qui, nulla di strano. Il problema è che i protagonisti di South Park sono quattro ragazzini volgari, violenti e anche un po? razzisti. Kenny, Cartman, Kyle e Stan, questi i loro nomi, vomitano quando vedono gli insegnanti, rovesciano insulti a trecentosessanta gradi, dileggiano pesantemente ogni tipo di minoranza, razziale o culturale che sia (vedi box). E si salutano sempre, ricordando con non-chalance la morte del loro amico Kenny. In confronto a loro è niente anche la cruda ambientazione dei Simpson, presente ormai da diversi anni sugli schermi di Canale 5 prima e di Italia Uno poi. Le disavventure dell?inetto Homer, eterno perdente disistimato dai figli Bart, Lisa e Maggie e dalla nevrotica moglie Marge, sono seguite ogni volta da due milioni e mezzo di telespettatori. Un pubblico composto per la maggior parte da bambini e ragazzi, visto che il cartoon va in onda alle 14. «I Simpson sono una splendida serie di satira per adulti che va bene anche ai bambini», avverte Luca Raffaelli, esperto di cartoon e direttore della versione italiana della rivista dedicata alla squinternata famigliola di Springfield. Di parere opposto l?Aiart, Associazione italiana radio telespettatori: «Stupisce che programmi del genere siano trasmessi in orario pomeridiano», osserva Giovanni Fallani, «eppure tutte le emittenti si impegnano, col nuovo Codice tv-minori, a tutelare il benessere fisico-psichico dei minori e dei ragazzi». Di fronte al ventilato arrivo di South Park, quelli dell?Aiart chiedono che l?escalation del cattivo gusto sia fermata e invitano una volta di più mamme e papà «a non lasciare i figli davanti alla tv». Mario Grasso, del Coordinamento Genitori Democratici, spezza una lancia a favore di Homer Simpson e famiglia: «È un mondo adulto, molto amaro, ma ci sono spunti interessanti», spiega, «come la solitudine della figlia Lisa che, suonando il sax nella sua stanza, combatte crisi di identità femminile e la sua difficoltà di rapporto con i genitori». Il limite è piuttosto la collocazione della serie nei palinsesti tv: «Non è certo un programma adatto a un pubblico di bambini». Al contrario, con il prevalere di logiche commerciali, si propinano ai più piccoli trasmissioni che in realtà avrebbero target più adulti. «Un esempio? Molti cartoni giapponesi», ricorda Grasso, «seppur pensati per una fascia di giovani ultraventenni, sono stati notevolmente riadattati nei dialoghi italiani, in modo da inserirli nella programmazione per i più piccoli. Con esiti – Sailor Moon insegna – piuttosto negativi». E la tendenza, avverte il Cgd, non vale solo per i cartoni, ma per molti altri programmi dedicati a questa fascia di pubblico. Con il risultato che i ragazzini sono indotti a comportamenti propri di un?età più avanzata. «Assistiamo a un forte abbassamento dell?età adolescenziale», conclude Grasso, «soprattutto nella sessualità».Una generazione precoce, insomma, svezzata e allevata dalla tv. South Park Preparatevi al peggio Gesù scende dal cielo per dare una lezione a Babbo Natale che si è indebitamente appropriato della festività. Calci e pugni, con i quattro protagonisti che fanno il tifo: «Non dire porco fottuto davanti a Gesù», esclama a un certo punto uno di loro. Ciprì e Maresco non c?entrano, sono i bambini terribili (e un po? blasfemi) di South Park, cartone che sta facendo ricchi i suoi ideatori, Matt Stone e Trey Parker. Per il resto gli eroi di questa cittadina realmente esistente del Colorado fanno sfoggio quotidiano di volgarità, cinismo, alienazione. E, senza che nessuno osi protestare, anche di razzismo. Non passa infatti puntata che alla berlina ci sia qualche minoranza americana: dai gay che «non hanno sangue nelle vene, ma un olio vomitoso che si muove fino ad arrivare al loro minuscolo cervello», agli asiatici, la cui cultura «ha plagiato i cuori. Bisogna fermarla». Perle del tipo: «L?ingegneria genetica ci permetterà di correggere gli orribili errori di Dio, come i tedeschi». Il ricco repertorio di South Park offre anche amplessi fra elefanti e porci, in un crescendo di cattiveria e turpiloquio. D?altra parte i loro creatori avevano avvisato: «Sono i Peanuts all?Lsd». L?opinione di Giuliana Ukmar Più pericolosi dei film Trasmettere programmi come i Simpson in una fascia oraria destinata all?infanzia comporta un grave rischio: l?impossibilità, per i bambini, di coglierne l?ironia e, più spesso, il sarcasmo. Questa è invece una capacità propria degli adulti: per i più piccoli lo scarto fra finzione e realtà è molto ridotto; fino a una certa età sono al pensiero ?concreto?. Quando il protagonista di una storia ha un comportamento cattivo, per il mini-telespettatore il messaggio è quello, non tanto l?ironia con cui viene rappresentato, ammesso che ci sia. Se Homer Simpson dà ai suoi figli consigli platealmente ?fuori di testa?, per il bambino che guarda è difficile decifrarne il paradosso. Un programma simile, che comunque ha spunti di interesse accanto a situazioni pesanti, non dovrebbe andare in onda se non in seconda serata. Mi domando perché ci si ostini a collocarlo in una fascia pomeridiana. Forse perché si tratta di un cartoon? Secondo una logica del genere si potrebbero trasmettere anche quelli pornografici. Anzi, le trasmissioni stile Simpson, proprio perché costituite da animazioni e quindi particolarmente adatte a catturare l?attenzione dei bambini, sono più pericolose dei film dai contenuti analoghi. Il volerli inserire nell?orario televisivo naturalmente destinato ai più piccoli, è un?operazione davvero ambigua. E dire che nelle storie di casa Simpson una morale, seppure labile, si riesce a individuarla. Temo che sarà più difficile fare altrettanto nelle imprese demenziali di quattro teppistelli che sono i protagonisti delle serie americane di South Park o di Beavis e Butthead. psicologa


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