In un contesto di profonda privazione e limitazione come quello carcerario, oggetti di uso domestico che fuori sono considerati normali e irrinunciabili nelle celle sono vietati. Perciò i detenuti sono costretti a creare da sé ciò di cui hanno bisogno, partendo da zero. Nascono così le mensole ottenute dai pacchetti vuoti di sigarette, che in carcere non mancano mai. O il ferro da stiro, che è ricavato da una caffettiera. Per cucinare si realizza un forno in grado di garantire ottime pizze e dolci: bastano due fornelletti da campeggio in dotazione ai detenuti e un po’ di ingegno. Per mantenere l’ordine e ottimizzare il poco, pochissimo spazio si creano scarpiere con i tubi vuoti di scottex, dispense sottobranda, armadi, ganci appenditutto. È la sottile arte del fai-da-te portata all’ennesima potenza.
L’e-book “…e per casa una cella” di Giorgia Gay approfondisce il difficile rapporto tra detenuti e spazio (che manca) e analizza le tattiche di reazione, rivendicazione, personalizzazione messe in atto dalla popolazione carceraria. Parallelamente, indaga se e quali effetti ha il carcere sul corpo e sull’identità della persona. Non solo, infatti, i cinque sensi subiscono un’alterazione (soprattutto peggiora la vista e si potenzia l’udito), ma cambia anche il modo di parlare, di relazionarsi con gli altri, di interagire. L’assenza di uno spazio proprio, infine, fa del corpo l’unico spazio davvero personale, utilizzato spesso per rivendicare la propria identità e autonomia, attraverso i tatuaggi ma anche l’autolesionismo e l’ingestione di oggetti.
Il volume nasce da un’indagine etnografica condotta all’interno della casa di reclusione Due Palazzi di Padova ed è stato possibile grazie alla preziosa collaborazione della redazione di
Ristretti Orizzonti.
“…e per casa una cella” è disponibile a 2,99 euro in formato ebook nei principali store. Per info vai a questa pagina Facebook
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