Sostenibilità

Carta è ecologica, il prezzo quasi

Il boom dei prodotti in riciclata. I pro e i contro. Un tempo era una scelta di nicchia, pagata a costi più alti. Ora il mercato sta rapidamente cambiando

di Redazione

Perché riciclata è meglio? Cerchiamo di capirlo insieme con un piccolo viaggio dal foglio usato a un nuovo foglio. Cominciamo a sfatare un pregiudizio molto diffuso: che la carta riciclata salvi gli alberi delle foreste amazzoniche o di altre zone povere del mondo. Ciò non è quasi mai vero, anche perché il legno delle foreste tropicali non è adatto a produrre carta. Gli alberi dai quali si ricava la cellulosa, la materia prima di base per la fabbricazione della carta, fanno parte delle cosiddette colture da reddito, piantagioni boschive destinate a un preciso scopo industriale. Si tratta in genere da foreste di alberi a rapida crescita che si trovano soprattutto in Canada, nel Nord Europa e in Russia, coltivati secondo cicli prestabiliti, in modo che gli alberi tagliati ogni anno siano immediatamente sostituiti da un numero uguale o superiore di nuove piante, che saranno mature tra dieci o venti anni. Dunque il patrimonio forestale di questi boschi non si impoverisce mai. «Il problema dell’impatto ambientale tuttavia esiste», chiarisce Edoardo Isnenghi, responsabile dei progetti Wwf riguardanti la materia prima legno. «La domanda mondiale di carta è in continuo aumento, e la coltivazione di piante da cellulosa non può essere incrementata all’infinito senza minacciare l’ecosistema. Il suolo è ovviamente una risorsa limitata, e l’impianto di colture intensive da reddito va sempre a scapito della biodiversità, cioè del patrimonio di specie vegetali tipiche di una certa zona, che viene azzerato per far posto alla foresta di pioppi, conifere o eucalipti, le piante oggi più usate per produrre cellulosa». Il motivo fondamentale per cui vale la pena di riciclare la carta è comunque lo stesso valido per tutte le materie prime: la limitazione dello spreco di risorse. Finire in discarica ed essere distrutta è sempre l’alternativa peggiore e più inquinante per la carta, che fra l’altro è tra i rifiuti il materiale più pulito, più facile e meno pericoloso da raccogliere. In Italia c’è ancora molta strada da fare rispetto ad altri paesi europei: secondo Assocarta, l’associazione degli industriali del settore, nel 1999 sono stati consumati oltre dieci milioni di tonnellate di carta tra giornali, carte da ufficio, imballaggi di cartone, prodotti igienico sanitari e altri usi, dei quali solo tre milioni e mezzo circa sono stati recuperati. La situazione però sta migliorando: le quantità raccolte aumentano ogni anno e le importazioni di carta da macero diminuiscono. Il riciclo conviene anche dal punto di vista dei costi di produzione. La carta vergine, infatti, è molto costosa, perché la domanda mondiale di cellulosa è superiore all’offerta. Come la maggioranza delle materie prime, anche la cellulosa ha le sue quotazioni (la piazza più importante è in Finlandia): a metà del 2000, ad esempio, il prezzo internazionale era salito del 50% rispetto a sei mesi prima, appunto a causa della carenza di offerta. Evidentemente, se si utilizzasse di più la carta da macero, la domanda di cellulosa vergine sarebbe inferiore e il costo di produzione della carta scenderebbe. Se poi questo risparmio andrebbe a finire nelle nostre tasche oppure in quelle dei produttori e dei distributori, è tutto da vedere, ma alla lunga il prezzo finale dovrebbe diminuire. Attualmente, invece, i prodotti per il consumo finale in carta riciclata hanno circa lo stesso prezzo di quelli in carta vergine: gli articoli da cartoleria costano addirittura di più, nonostante il costo di produzione sia inferiore. Questo apparente paradosso si spiega con due motivi collegati tra loro. Il primo è che si tratta di un mercato “di nicchia”, destinato a un pubblico che acquista per convinzione, senza badare al prezzo. Lo confermano le cartiere Pigna, uno dei marchi più noti in Italia: «La nostra linea in carta riciclata, Pigna Nature, è particolarmente curata nell’estetica e nei dettagli», dice Carmen Morotti, marketing manager dell’azienda, «ed è venduta ad un prezzo medio-alto esclusivamente nelle cartolerie, dunque la trattiamo come un prodotto di pregio». In termini più crudi, alcune aziende tendono a trarre il maggior profitto possibile dalla carta riciclata proprio facendo leva sulla convinzione degli acquirenti. In questo modo però il mercato non decolla, la grande distribuzione non lo considera strategico e questo rallenta ancora di più la crescita in una sorta di circolo vizioso. Il discorso è un po’ diverso se parliamo di “tissue”, cioè di carta per la casa: carta igienica, rotoli da cucina, fazzoletti e tovaglioli. In questo settore esiste un’azienda, la Cartiera Lucchese, che ha lanciato alcuni anni fa la linea Ecolucart, riciclata al 100%, puntando fin dall’inizio sui supermercati e offrendo il prodotto a un prezzo conveniente. Nel 1998 l’azienda ha ottenuto, prima in Italia, l’Ecolabel (la certificazione di compatibilità ambientale dell’Unione Europea) e i prodotti hanno cominciato ad avere successo. «All’inizio abbiamo avuto grosse difficoltà a farci accettare dalla grande distribuzione», racconta Sandro Pasquini, direttore marketing della Cartiera Lucchese . «Molti temevano che la carta fosse di qualità bassa, oppure venisse rifiutata dai consumatori perché non è candida come quella tradizionale. Negli ultimi tempi l’atteggiamento è cambiato, anche grazie all’ecolabel, e oggi catene importanti come Coop o Esselunga non solo vendono i prodotti Ecolucart, ma ci affidano la produzione di carte con il loro marchio».


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