Economia

Carta di Firenze, l’urgenza di un nuovo umanesimo civile

È in corso a Firenze la seconda edizione del Festival dell'Economia Civile. Presentata la Carta di Firenze,un importante documento che segna il nuovo patto tra comunità e generazioni. Dopo la pandemia, grazie all'economia civile si disegna un nuovo scenario per il Paese e l'Europa

di Angelo Moretti

Quando ci lasciammo l’anno scorso non sapevamo di dover attraversare una pandemia prima di rivederci e che le nostre riflessioni, le riflessioni di chi chiama a raccolta l’Italia intera e l’Europa (la Scuola di Economia Civile e NEXT Nuova Economia per Tutti) oggi avrebbero avuto un’urgenza nuova: dare senso alla crisi che stiamo attraversando.

Quest’anno il Festival non è “solo” un appuntamento nazionale per disegnare insieme un orizzonte di senso e di cambiamento dell’economia capitalistica, distruttrice di relazioni umane e di ambiente, in un’economia orientata al bene comune, ma è anche un appello perchè questo cambiamento non venga rimandato ancora.

Da questa urgenza è nata la necessità di presentare a Firenze una vera e propria “Carta” che orienti il futuro del rapporto tra Stato, Mercato, Società Civile ed energie giovanili.


La “Carta di Firenze” (qui e in allegato l'elenco dei primi cento firmatari) sarà un punto di partenza e di rilancio per “non sprecare la crisi”, come ha invitato a fare Papa Francesco. Il cambiamento dei paradigmi proposti dai fautori della via europea dell’economia civile, Stefano Zamagni, Luigino Bruni, Leonardo Becchetti, Alessandra Smerilli, e dalla tradizione cooperativistica italiana e dai circuiti delle banche di credito cooperativo, diventerà impegno solenne e manifesto per un cambiamento delle policy in vista della grande occasione che abbiamo di dare senso al Recovery Fund, orientare questo ingente flusso di denaro verso la realizzazione dello sviluppo umano integrale e l’ecologia integrale. Questa azione azione strategica straordinaria porta nel suo nome il futuro, “Next Generation EU”: lavorare per le nuove generazioni a partire da un nuovo modo di concepire l’investimento del denaro, la distribuzione della ricchezza, la valorizzazione dei giovani, la tutela dell’ambiente, la partecipazione della società civile nella costruzione dei percorsi democratici ed economici.

L’intento che si legge tra le righe semplici ed efficaci della Carta è di uscire dalle retoriche di modelli universalistici delle teorie economiche per entrare nelle proposte concrete di modelli di sviluppo che mettano al centro la pratica locale e globale della relazione tra uomo e ambiente, tra patrimonio materiale e genius loci (lo spirito dei luoghi), tra visioni pragmatiche per affrontare la crisi presente e visioni trascendenti che aprono al futuro, visioni in cui anche una teoria economica autenticamente orientata al bene comune non ha la pretesa di inglobare la potenza della spiritualità umana, quella spiritualità da cui si determina il senso della convivenza umana e dei rapporti economici.

Sono otto punti che condensano un percorso generativo, che rappresentano un nuovo appello alle donne e gli uomini di buona volontà, che riprende la tradizione dei manifesti italiani che hanno cambiato l’Europa, come l’appello ai liberi e forti di don Sturzo, come quello di Ventotene, come la “Nostra Vocazione Sociale” di La Pira. Quanta vita avrà la Carta dipenderà dalla capacità e dall’impegno della società civile italiana di remare insieme verso quelle 8 dichiarazioni di intento.

Il FNEC quest’anno non è solo un Festival, ma un punto di partenza per una nuova coesione interna alla società civile italiana perchè spinga insieme verso il cambiamento urgente del modello economico imperante.

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