Non profit

Carta bianca per donare

Il Terzo settore resta penalizzato dalla carenza di risorse.Ma ora arriva uno strumento che può a incentivare le donazioni.Vincendo le diffidenze e nella massima trasparenza

di Francesco Maggio

Una raccolta fondi eticamente corretta, un?uso delle risorse responsabile ed efficace, un?informazione su entrambe le attività puntuale e trasparente: è quanto le organizzazioni non profit si impegnano a garantire ai donatori, ai destinatari delle loro attività sociali, alla collettività sottoscrivendo la ?Carta della donazione?, un codice di autoregolamentazione del fundraising presentato a Padova in occasione del salone dell?economia sociale Civitas.
Frutto di una proficua collaborazione pluriennale tra alcune delle realtà più rappresentative del non profit italiano (Forum del Terzo settore, Summit della solidarietà, Comitato Telethon, Sodalitas), la Carta della donazione può rivelarsi una leva strategica per la crescita del nostro Terzo settore, fortemente penalizzato proprio dalla scarsa disponibilità di risorse su cui finora ha potuto contare. Essa, infatti, da un lato implica una maggiore professionalità e competenza dei fundraiser (c?è un capitolo espressamente dedicato alle regole di comportamento e alle metodologie di raccolta), dall?altro mira a instaurare un rapporto di fiducia tra donatori e beneficiari della donazione, condizione indispensabile per far aprire il portafoglio soprattutto alle imprese, come attesta una recente indagine di Astra-Demoskopea (vedi Vita n. 6) che, seppur circoscritta alla Lombardia, mette in risalto un dato sostanzialmente attendibile anche se esteso al resto del Paese: per indurre un?azienda a effettuare una donazione a favore di un?ente impegnato in una ?buona causa? risulta determinante l?onestà e la trasparenza dell?organizzazione (per il 67,1% del campione di imprese esplorato) mentre, per dissuaderla, la scarsa conoscenza della stessa (83%).
E così anche da noi, nel solco di quanto avviene già da anni all?estero (in Gran Bretagna c?è il Charities Act, in Usa il Donor Bill of Rights, in Germania il Deutsche Zentral institut for Soziale Fragen, in Francia, come evidenziato nel box a lato, la Charte de Déontologie) le organizzazioni non profit potranno presto avvalersi di uno strumento finalizzato ad accrescerne significativamente la ?reputazione? e, auspicabilmente, le entrate.
«La nostra associazione, che si propone di far da ponte tra il mondo profit e quello non profit», sottolinea Alessandro Beda di Sodalitas, «sin dalla sua nascita ha riscontrato come spesso questa ?comunicazione? sia ostacolata da una certa diffidenza che il secondo ingenera nel primo quando fa raccolte fondi poco trasparenti. Subito perciò abbiamo pensato di concentrare i nostri sforzi sul tema della donazione, siamo andati a vedere cosa succede all?estero e abbiamo promosso la costituzione di un tavolo che consentisse alle maggiori realtà italiane impegnate nel sociale di confrontarsi e ragionare insieme sull?ipotesi di scrivere una sorta di decalogo della donazione. Abbiamo così organizzato», conclude Beda, «una serie di workshop e dopo circa due anni di lavoro siamo giunti ad una versione definitiva della Carta». Niccolo Contucci, presidente del Comitato Telethon (solo nell?ultimo anno la maratona televisiva ha raccolto 38 miliardi di lire e, dal 1991 a oggi, ha finanziato 954 progetti di ricerca), ci tiene poi a sottolineare il clima di grande collaborazione instauratosi nel gruppo dei promotori: «Ci ha unito subito la comune convinzione che trasparenza e correttezza nell?attività di fundraising possono rivelarsi uno straordinario strumento di fidelizzazione del donatore, spingendolo a darsi da fare spontaneamente per far sposare una buona causa a nuovi sostenitori. Da una simile premessa non poteva che scaturire un?ottima collaborazione».
Una chiave di lettura del documento proiettata in avanti la offre, invece, Andrea Petrucci del Summit della solidarietà: «Per comprendere fino in fondo gli scenari che si schiudono per il Terzo settore bisogna partire dal fatto che trasparenza e fiscalità sono due facce della stessa medaglia. Se finora le agevolazioni al non profit sono state esigue lo si deve fondamentalmente a una diffusa cultura del sospetto che alberga in molte stanze dei ministeri. Ebbene, la Carta della donazione, garantendo trasparenza e correttezza finirà per produrre risultati positivi anche nei termini di un atteggiamento più favorevole del legislatore tributario». Anche Gianfranco Marzocchi, portavoce del Forum del Terzo settore pensa al futuro e considera l?appuntamento di Civitas solo una prima tappa di un percorso ben più lungo e ambizioso: «Adesso si apre la cosiddetta fase due, costituiremo un comitato promotore della Carta che si impegnerà a diffonderne la conoscenza tra enti, associazioni, fondazioni, cooperative sociali e a promuoverne la sottoscrizione. Il Forum ha già deliberato di far aderire le organizzazioni associate».
L?approdo finale di questo percorso dovrebbe essere rappresentato dalla costituzione di un ente che abbia la facoltà di certificare, tramite l?assegnazione di un ?bollino?, la qualità delle attività di fundraising. «Adesso però», si affrettano a dichiarare quasi scaramanticamente tutti quanti, «è ancora prematuro parlarne».

“Vive la Charte!”

Tra i codici etici europei di autoregolamentazione della raccolta fondi nel non profit, significativa è l?esperienza della Francia dove, dal 1989, è in vigore la Charte de Déontologie, promossa dall?Uniopps (Unione nazionale interfederale delle opere e organismi privati, sanitari e sociali, cui aderiscono una trentina di enti senza scopo di lucro). Vigila sulla corretta applicazione delle norme un Comitato di gestione, il Comité de la Charte, che ogni anno, tramite una Commissione di sorveglianza effettua una istruttoria etica presso le organizzazioni che hanno aderito alla Carta.
Solo dopo accurati controlli e verifiche, se sussistono le condizioni, rilascia un ?marchio di qualità? che certifica trasparenza e correttezza cui è improntata l?attività di raccolta fondi dell?organizzazione.

Il testo su “Vita”

Il testo integrale della Carta della donazione sarà pubblicato in un quaderno, allegato al prossimo numero di ?Vita?. La Carta è suddivisa in tre sezioni: la prima, dedicata ai diritti dei donatori e dei destinatari delle attività sociali; la seconda, alle responsabilità delle organizzazioni del Terzo settore (missione, efficacia, efficienza, equità, imparzialità e non discriminazione, indipendenza, trasparenza); la terza descrive le regole di comportamento. Il libretto contiene una scheda di adesione che gli enti possono inviare a Sodalitas, Associazione per lo sviluppo dell?Imprenditoria nel sociale, via Chiaravalle 3, 20122 Milano, Tel. 02.583.70. 293, Fax 02.58370311;
sodal@tin.it

E ora bisogna “spiegarla”

La Carta della donazione fa compiere un bel salto di qualità al Terzo settore. Non solo perché si propone di raggiungere l?importante scopo di rendere sempre più trasparenti le raccolte fondi delle organizzazioni non profit ma anche per il modo attraverso il quale si è giunti alla sua stesura: dialogo, confronto, collaborazione sincera tra diverse espressioni organizzate della società civile.
Davvero un bel risultato, dunque! Tuttavia adesso si pone un?altra questione cruciale: come tradurre in fatti concreti quanto scritto sulla carta? Qui le cose possono complicarsi notevolmente in quanto garantire la trasparenza significa soprattutto saperla comunicare. E dato che esistono diversi segmenti di donatori (aziende, privati facoltosi, piccoli benefattori, eccetera), ciascuno di essi deve essere informato nelle modalità più opportune.
Alle imprese andrà inviato per esempio un bilancio che metta ben in evidenza eventuali possibilità di detrazione fiscale della donazione. Ai singoli cittadini invece bisognerà spiegare in forma più semplice e diretta come sono stati spesi i soldi, e così via. Su questo terreno ritengo che nelle organizzazioni non profit ci sia ancora molto da lavorare e quindi consiglierei loro di avvalersi di bravi professionisti della comunicazione, preferibilmente ?allevati? al proprio interno.
docente alle Università Bocconi e di Lecce

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