Famiglia
Carrozzinopoli è gia qui
Dietro il nomenclatore tariffario per gli ausili ai disabili una storia tutta italiana di sprechi e piccole truffe.
Se Rosi Bindi, ministro della Sanità, invece di litigare quotidianamente con Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, provasse a occuparsi seriamente di quell?intreccio di sprechi e corruzione che s?annida nel ventre molle della sanità italiana pagata da tutti noi, probabilmente scoprirebbe almeno due cose. La prima: che la corruzione sulle false analisi non è purtroppo fenomeno solo lumbard (come tenderebbe a far credere il ministro), anzi. La seconda: che non è enfatizzando il ruolo della sanità pubblica che si combatte spreco e corruzione, poiché spreco e corruzione sono, in qualche modo, previsti e incoraggiati proprio dai meccanismi burocratizzati ed elefantiaci della pubblica sanità. Se Rosi Bindi si occupasse seriamente di tutto questo potrebbe liberare qualche migliaio di miliardi da destinare alla prevenzione e alla cura della salute degli italiani. Se solo in Lombardia l?effetto della truffa sulle false analisi è stato calcolato in 1000 miliardi e una recente ricerca ha calcolato in 8000 i miliardi sprecati per tener in vita 126 mila posti letto vuoti nella sanità pubblica… fate voi qualche conto.
Un altro esempio di spreco e piccole truffe consumate sulla pelle di chi è più debole e ha bisogno ve lo raccontiamo noi. In redazione ci sono arrivate lettere di associazioni di disabili che segnalano gli effetti nefasti per gli utenti di una storia infinita e tutta italiana: quella del ?nomenclatore tariffario?. Cos?è? Un elenco di 1400 prodotti e ausili forniti gratuitamente dallo Stato ad anziani non autosufficenti ed invalidi. Come funziona? Così: lo Stato paga al rivenditore la cifra prevista per il prodotto inserito nel nomenclatore, comunque esso sia. Nel nomenclatore, infatti, compare un numero di codice con una descrizione di una o due righe, insufficiente a definire nei particolari il prodotto. Per farvi capire di più l?assurdità di questo mercato statale in cui i bisogni e la responsabilità dell?utente non sono per nulla previsti, facciamo un caso segnalatoci da una disabile ventitreenne di Catanzaro: se il nomenclatore prevede per una carozzina un rimborso al rivenditore di L. 500 mila e il rivenditore se la procura a L. 200 mila (magari da Taiwan), 300 mila lire di soldi pubblici invece di essere destinati a rispondere a bisogni reali di un utente svantaggiato finiscono a foraggiare il circuito di sprechi e di piccole corruzioni sulla pelle degli utenti. Infatti non esistono controlli, e se la carrozzina procura piaghe al disabile e dopo due anni si rompe (l?utente la può richiedere ogni cinque anni), allo Stato e al rivenditore ovviamente non interessa.
Ma c?è un altro aspetto inquietante di questo mercato parastatale, un mercato che ha sollevato pesanti critiche da parte della Corte dei Conti e un intervento dell?Antitrust: il fatto che su 1500 rivenditori di ausili più di 1000 aderiscano ad una stessa federazione di produttori, la Federazione italiana ortopedici e tecnici ortopedici (Fioto). E ancora, se non vi basta, bisogna sottolineare come il nomenclatore in vigore sia quello pubblicato nel 1992 che doveva scadere alla fine del ?95. Ma è tale la mole di interessi che ruota intorno al nomenclatore (non si vendono prodotti se non si è inseriti nel documento) che è pure semplice capire il ritardo ormai di due anni e mezzo. A fare le spese di questo incredibile mercato parastatale sono ovviamente i fruitori, bambini, invalidi, anziani costretti, come ci scrive l?associazione Raggiungere: «a subire un inaccettabile rimpiattino tra federazioni di produttori, ministero della Sanità, Regioni, Commissioni, Corte dei Conti, che come al solito colpisce le nostre famiglie, i nostri figli già colpiti da una nascita sfortunata. E pensare che dal 1° giugno la Fioto fa anche sciopero!». Duro anche il commento di Nunzia Coppedé, del direttivo della Federazione superamento handicap: «Il nomenclatore in arrivo è peggio del precedente, le risposte che offre sono buone solo per gli affari di chi produce e rivende, dei nostri bisogni Stato e produttori se ne fregano. Se cambiassimo il metodo?»
con la collaborazione di M.G.Vernuccio
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