Famiglia

Carrozzine da basket per giocare ai Caraibi

Di ritorno da una vacanza a Cuba, decide di fondare una associazione per aiutare i giovani come lui a praticare sport. Con un amico deejay e un’idea in testa

di Francesco Di Nepi

C uba, tanta voglia di sport, nessuna possibilità di praticarlo. Soprattutto se si vive in condizioni di disabilità. Questa è la molla che ha spinto Giuliano Patarca, ventisettenne romano in vacanza nel ?regno di Fidel?, a cercare adesioni per fondare un?associazione sportiva.Con sede a Roma o sul posto, ma comunque in grado di regalare libertà e possibilità di sfruttarla a tutti i ragazzi che vivono in Paesi poveri.
Tutto nasce in una piccola, illuminata baia di un paese dal nome Cienfuegos. Giuliano, da anni protagonista nella squadra di basket in carrozzina del Santa Lucia Roma, conosce un ragazzo cubano nelle sue stesse condizioni fisiche che, oltre a impegnarsi attivamente nel mondo dei deejay locali, condivide insieme ad altri giovani la passione per il basket. Ma il suo interesse è frustrato dalla completa assenza di attrezzature adatte, notoriamente molto costose, e dall?obbligo di giocare in campi esposti alle intemperie. Nel mirino canestri arrangiati e in condizioni precarie, senza neanche un mezzo che li possa portare nell?unica palestra disponibile, a trenta chilometri da Cienfuegos.
Il primo gesto, quello di ritornare a Cuba per donare ai ragazzi, dopo averle aggiustate, tutte le sedie a rotelle che possedeva ma non usava da tempo, apre la strada ad altre iniziative. «Perché l?attività fisica è forse il metodo migliore per combattere, in parte, la nostra malattia. Sia dal punto di vista terapeutico sia da quello umano», spiega Giuliano. Poi, improvvisa, la decisione di creare un?associazione finalizzata a sostenere lo sviluppo delle discipline sportive per disabili nei Paesi in difficoltà economiche e sociali. Con tutti i mezzi e, si spera, non da solo.

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