Sostenibilità

Carovita, ecco come curare la malattia e non solo i sintomi

Consumers'magazine/ Di fronte all’incalzare del carovita, molti invocano il ritorno ad un regime di "prezzi controllati". Si tratta di una falsa ricetta

di Redazione

di Gustavo Ghidini
presidente onorario del Movimento Consumatori

Di fronte all?incalzare del carovita, molti invocano il ritorno ad un regime di “prezzi controllati”. Si tratta di una falsa ricetta. Chi non è più giovanissimo, ricorda bene lo storico fallimento del Cip, il Comitato interministeriale prezzi, che per anni operò in modo illusorio, cercando di comprimere dinamiche derivanti da una cattiva organizzazione dei mercati. Come dire: curare il sintomo, non la malattia. Ma se non si interviene per correggere strutturalmente i meccanismi di produzione e distribuzione, comprimere i prezzi è operazione artificiosa. In secondo luogo, non ci possono essere ricette uguali per settori diversissimi. I problemi del costo delle energie e dei carburanti, ad esempio, hanno tutt?altra origine e natura rispetto a quelli del costo dell?alimentazione. È quindi necessario studiare soluzioni ?su misura?. Cominciamo allora ad esaminare alcune possibili soluzioni per contrastare il carovita nell?alimentazione. L?obiettivo generale è quello della massima possibile riduzione della forbice tra i costi di produzione e quelli d?acquisto. E per conseguirlo si profilano alcuni tipi di intervento, articolati su più piani.

L?intervento dello Stato…
Lo Stato dovrebbe da un lato, incentivare l?accorciamento della catena distributiva, ad esempio riducendo l?Iva sulle vendite dirette produttori – consumatori. Dall?altro, aumentare la repressione sulle distorsioni distributive: e non tanto sui cartelli di prezzo (su cui già vigila l?Autorità della concorrenza) quanto su alcune presenze equivoche spesso riscontrate in alcuni mercati, specie dell?ingrosso. Agli enti locali, poi, un duplice compito. Quello di ampliare gli spazi orari e logistici per l?accesso diretto dei consumatori ai mercati generali. E quello di ?attrezzare? spazi edilizi disponibili e spesso non utilizzati, per consentire a gruppi di produttori di vendere direttamente ai consumatori e a gruppi di acquisto.

…e quello dell?Unione Europea
Vi è infine un intervento decisivo da compiere sul piano europeo. La politica agricola europea (Pac), tradizionalmente imperniata su limiti e quote di produzione e importazione, imposti per sostenere i prezzi e quindi i redditi degli agricoltori europei, sta ?scoppiando? sotto l?incalzare di una domanda mondiale che ha appena cominciato a scaldarsi, principalmente per l?innalzamento del tenore di vita di grandi nazioni come India e Cina. Ebbene, in un mondo tanto globale e interdipendente, nel quale tre miliardi di persone cominciano finalmente a non morire più di fame, una politica che paga chi riduce le coltivazioni o abbatte le vacche è diventata una follia autolesionista, da abbandonare al più presto.

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