Non profit
Caro Zingales, giù le mani dai tesori d’Italia
Un intervento di Giorgio Vittadini su Ilsussidiario
di Redazione

«Certo, l’Illinois – dove lei vive e da dove è partito il presidente Obama – è sull’orlo del default e una fondazione come la Cariplo farebbe davvero comodo. Perché non ci studia un po’ sopra?». Chiude così l’articolo di Giorgio Vittadini pubblicato oggi da ilsussidiario.net, che replica all’offensiva (l’ennesima) lanciata da Luigi Zingales e da Roberto Perotti dalla prima pagina del Sole 24ore. «Da quando le Fondazioni di origine bancaria sono nate – più di vent’anni fa -», spiega Vittadini, «è possibile leggere molta della storia politico-economica del Paese attraverso le loro vicende. Per questo non sorprende affatto che anche in queste settimane siano tornate al centro di polemiche e attacchi: il cannone dei nemici delle Fondazioni – finora regolarmente perdenti – è sempre carico e risuona puntualmente nelle fasi critiche della vita repubblicana». In realtà dagli anni 80 ai giorni nostri «le Fondazioni hanno potuto maturare le loro esperienze di investitori istituzionali, ma anche socialmente responsabili; di “grant entities” lontane dalle vecchie logiche di erogazione a pioggia; non ultimo: di corpi intermedi della società civile strutturati con governance adeguate».
Così oggi in un monento a “bassa intensità” della vita democratica le fondazioni sono tornate sotto attacco. Spiega Vittadini: «È un’offensiva composita, nella quale si scorgono tutte le tensioni di una crisi finanziaria distruttiva. Nessuno dimentica che già all’indomani del crac di Lehman Brothers, i commentatori ultraliberisti si sgolavano a ripetere che il problema non erano i fallimenti bancari a catena (che non hanno comunque interessato le banche italiane partecipate dalle Fondazioni), ma il pericolo che la cosiddetta “politica” tornasse ad avere un ruolo sulla finanza di mercato: quella dei derivati di carta e dei bonus miliardari».
L’offensiva contro le fondazioni è composita. Nel mirino le Fondazioni azioniste di Intesa San Paolo per aver concordato la scelta del nuovo amministratore delegato. Dice Vittadini: «bisogna creare un diversivo rispetto ai casi di tanti amministratori delegati di altre banche europee o americane, complici dei fondi speculativi nell’assumersi rischi e nel gonfiare i bilanci». Ma ciò che crea problema è soprattutto il ruolo che le Fondazioni avranno necessariamente nell’uscita dalla crisi: «è ovvio che molti protagonisti dell’eterno “capitalismo senza capitali” dell’Azienda-Italia siano infastiditi dal vedere crescere la Cassa depositi e prestiti, con i suoi nuovi fondi strategici, come “banca di sviluppo” di un Paese in convalescenza economica».
Luigi Zingalese ha partecipato a un confronto con Giuseppe Guzzetti su radio Radicale. Qui un estratto del confronto
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