Non profit

Caro volontario ti scrivo: 2.256 lettere per un festival

Milano mette in vetrina il mondo della solidarietà

di Marco Dotti

Tanti sono stati i contributi degli scrittori che hanno partecipato alla rassegna. Molte le donne (il 70%)
e i giovanissimi
(il 40% ha meno di 14 anni).
Il direttore artistico Corbani: «È stato emozionante»
«Quello del volontariato è un mondo denso di emozioni a partire dallo spirito di solidarietà che da sempre caratterizza i partecipanti e gli artisti coinvolti». A parlare è Marco Corbani, ideatore e direttore artistico del «Festival delle Lettere», giunto quest’anno alla sua sesta edizione, la prima a ospitare una sezione speciale dedicata al mondo del volontariato. Sono 2.256 le lettere ricevute da tutte le regioni d’Italia. Lo scrittore più giovane ha 6 anni, il più anziano 81, la maggioranza dei partecipanti è donna (oltre il 70% delle lettere arrivate), ma anche i giovanissimi, sotto i 14 anni, confermano con il 40% degli invii, la loro passione per il Festival, la cui serata conclusiva è presentata, domenica 10 ottobre, da Omar Fantini, al Teatro Dal Verme di Milano.
«Il nostro», osserva Corbani, è il «primo festival italiano che celebra le emozioni del mondo epistolare», poiché «nulla come le lettere, oggi, rappresenta un vero e proprio territorio universale per lo scambio di emozioni». Ed è a queste emozioni senza barriere che si sono rivolti i partecipanti della sezione fuori concorso promossa con Vita magazine «Lettera a un volontario», ricordando – come fa Noemi Chini, selezionata tra i cinque finalisti dalla giuria presieduta da Riccardo Bonacina – che «scrivere questa lettera è un regalo che voglio fare a me stessa perché una sola cosa mi preme: che qualcun altro sappia come sono stata e come sto ora. Se qualcuno la leggerà e non avrà timore di pronunciare la fatidica frase “Se hai bisogno, ci sono” solo una volta, una soltanto, allora sarà stupendo». Il volontario, scrive invece Chiara Sorino, «ha tanti volti diversi», ma sempre riconoscibili. Per questa ragione, Chiara vorrebbe educare i propri figli insegnando loro il valore del donare e del donarsi, «affinché il prossimo sia un altro “te stesso” e il bene non si compri con il denaro, ma solo con l’amore e la disponibilità».
Proprio a questa disponibilità del volontario, chiunque sia e ovunque sia, si rivolge la lettera di Maria Luisa Acuto, volontaria di “Per te donna”, nonché vincitrice del concorso. «Caro amico/a, io credo che a un certo momento della nostra vita, per qualsiasi motivo, si accenda in noi una fiammella». Inutile, scrive, elencare le esperienza di volontariato di cui siamo stati parte attiva, perché «le ore dedicate al volontariato più sono in sordina e più sono gratificanti. Abbiamo esempi di persone che dedicano la loro vita agli altri nell’anonimato, ma non è sufficiente». Non è sufficiente, perché c’è sempre bisogno di forze nuove, da scoprire, suscitare, valorizzare in quei «giovani che, frastornati dalla vita caotica e superficiale dei nostri giorni, non sono aiutati a guardarsi dentro».


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