Politica

Caro Terzo settore, attento a come parli

«Meno poesia e un pizzico di burocratese in più. Se vuole farsi capire dalla pubblica amministrazione». Ecco la ricetta della first lady europea dal Salone di Bologna

di Francesco Maggio

«Il tempo per occuparmene non so nemmeno io come abbia fatto a trovarlo. Ma il Compa mi sta a cuore e ho accolto di buon grado l?invito degli organizzatori a collaborare alla realizzazione di una sezione appositamente dedicata al Terzo settore». Flavia Franzoni non ha dubbi circa l?importanza strategica che riveste la comunicazione tra Pubblica amministrazione e non profit: «solo se i due mondi dialogano», afferma, «i cittadini stanno davvero meglio». E così, nonostante i molteplici impegni professionali (la docenza al diploma universitario per assistenti sociali all?Università di Bologna) e familiari (l?imminente ?trasloco? a Bruxelles per seguire il marito Romano Prodi) non ha risparmiato energie per coordinare il gruppo di lavoro dell?Iress (Istituto regionale emiliano romagnolo per i servizi sociali e sanitari di cui è presidente) incaricato, appunto, di individuare uno spazio di riflessione anche per il Terzo settore nell?ambito del Compa, il Salone della comunicazione pubblica e dei servizi al cittadino che da sei anni a questa parte si svolge a metà settembre nei padiglioni della Fiera di Bologna. «Il salone», spiega a ?Vita? la professoressa Franzoni, «che, ci tengo a sottolinearlo, non si sovrappone affatto ma è assolutamente complementare ad eventi come Civitas di Padova, Job & Orienta di Verona, Polis di Catanzaro, Eurocity di Bologna, rappresenta una grande opportunità di confronto per dar vita a quello che io chiamo il ?triangolo comunicativo? tra Pubblica amministrazione, organizzazioni non profit e cittadini. Gli enti pubblici, cioè, hanno la possibilità di conoscere meglio le numerose tipologie organizzative che compongono la vasta famiglia del Terzo settore al fine di attivare poi insieme collaborazioni realmente proficue che ?esaltino? le peculiarità di ciascuna di esse. Per esempio, per l?erogazione di servizi di pubblica utilità è naturale pensare a un coinvolgimento del mondo della cooperazione. Ma di quali cooperative? Quelle sociali? Di tipo A o di tipo B? Parliamone, discutiamone, entriamo nel merito delle singole specificità. Per quanto riguarda invece il mondo del Terzo settore», continua la moglie del Presidente della Commissione europea, «credo che esso debba rinunciare ad usare un linguaggio a volte un po? troppo autoreferenziale che se da un lato è simbolo di una forte identità dell?organizzazione non profit del caso dall?altro può ingenerare qualche problema di comunicazione». Per esempio? «Mi viene in mente mio figlio che fa parte dell?Azione cattolica e che usa spesso la parola ?cammino?. Oppure l?associazione Libera di Don Ciotti dove un vocabolo molto adoperato è ?sulla strada?. Si tratta di parole bellissime, fortemente evocative ma che magari non sempre l?ente pubblico comprende nel loro pieno significato. Ecco allora che uno sforzo aggiuntivo da parte delle organizzazioni non profit a sintonizzarsi, a volte anche con un po? di burocratese può servire a conoscersi meglio e a sgombrare il campo da fastidiosi equivoci». E i cittadini, terzo lato del famoso triangolo? «Essi, se l?amministrazione pubblica e il non profit dialogano costantemente, possono diventare la ?comunità competente?, persone capaci cioè di indirizzare con i loro suggerimenti le stesse politiche di sviluppo dell?ente pubblico, capirne a loro volta meglio le decisioni e fornirgli anche suggerimenti per ottimizzare l?uso delle risorse. Basti pensare alla Sanità. Ho un?amica che purtroppo ha avuto in famiglia problemi di disagio psichico e che frequentando un?associazione di persone aventi parenti con lo stesso problema ne sa più di chiunque altro su quali terapie siano le più efficaci, come andrebbero spesi i soldi e così via. Quando i cittadini raggiungono un simile grado di conoscenza e di potenziale propositività, allora ci sono davvero spazi enormi di crescita per la stessa imprenditorialità sociale perché tutto avviene secondo una logica di risposta ai reali bisogni del cittadino da soddisfare». Quindi la comunicazione è essa stessa fattore di sviluppo economico del non profit? «Direi proprio di si», risponde Flavia Franzoni, «a dispetto di quanto comunemente si crede un?economia vera prospera sulla fiducia dei cittadini, sulle collaborazioni che si attivano, sul reciproco riconoscimento dei rispettivi margini di manovra. Io dico allora conosciamoci bene per non pestarci i piedi e soprattutto perché c?è bisogno di tutti». Battesimo in salone Il Compa, Salone della comunicazione pubblica e dei servizi al cittadino, rappresenta il più importante appuntamento, in Italia e in Europa, per i protagonisti del processo di modernizzazione della Pubblica amministrazione ed è un osservatorio privilegiato per conoscere cosa le istituzioni e le aziende pubbliche realizzano nel campo della comunicazione e dei servizi al cittadino. Promosso dall?Associazione Comunicazione pubblica con la collaborazione scientifica del Forum per la tecnologia della informazione, entrambi di Milano, il Compa si svolge (15 -17 settembre) presso il quartiere fieristico di Bologna. Dal 1994, anno della prima edizione, al ?98 gli espositori sono passati da 90 a 180, i convegni da 16 a 42, i visitatori da 3.000 a 15.000. Quest?anno si sono svolti 70 convegni e presentazioni, sono intervenuti 260 relatori e per la prima volta un?apposita sezione è stata dedicata al ruolo della comunicazione pubblica nelle collaborazioni tra pubblico e non profit. Per le prossime edizioni si prevede di ampliare significativamente questo spazio e di avvalersi, al riguardo, della collaborazione di un comitato scientifico permanente costituito ad hoc e composto dai principali protagonisti del Terzo settore.


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