Cultura

Caro sindacato ora facciamo un patto

Che c’entra la solidarietà con l’economia? È giusto equiparare il lavoratore sociale a quello dell’industria? Perché il sindacato guarda ancora con sospetto il Terzo settore?

di Marco Piazza

Un libro importante quello del presidente dell?Auser, Elio D?Orazio, per più di un motivo. Il primo è già insito nel titolo, ?L?economia della solidarietà?: in tempi in cui il non profit si affaccia prepotentemente alla ribalta, in cui si riforma il Welfare (o almeno si prova a farlo), in cui milioni di italiani dimostrano la loro passione per il volontariato, un testo simile serve a fare chiarezza e a dare spunti di riflessione. A far chiarezza con una sezione piena di repertori legislativi riguardanti il settore non profit, e a dare spunti di riflessione sia grazie al racconto appassionato ed esaustivo dell?esperienza dell?Auser, sia attraverso una prima sezione di ragionamenti per nulla scontati. Altro motivo di importanza sta invece nel sottotitolo: ?Terzo settore e sindacato? perché mai come oggi il rapporto tra i rappresentanti dei lavoratori e quelli della società civile – attualmente assai controverso – deve essere chiarito e intensificato. Argomenti di grande attualità, che coinvolgono milioni di persone e una fetta sempre più importante dell?economia italiana. E a dimostrazione di ciò, altrettanto ricco ed attuale è stato il forum che ha accompagnato la presentazione del libro, di cui vi proponiamo un ampio resoconto.
Accanto all?autore sedevano infatti i protagonisti dell?attuale dibattito sulla riforma dello Stato sociale: per il governo era presente la ministra per la Solidarietà sociale, on. Livia Turco, per il sindacato il vicesegretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani e il segretario nazionale del sindacato pensionati Cgil, Raffaele Minelli, per il Terzo settore il segretario generale del Forum Permanente del Terzo settore, Nuccio lovene e in rappresentanza del mondo economico ed imprenditoriale, il presidente di Ig-Imprenditorialità giovanile, Carlo Borgomeo. Coordinava il dibattito il direttore di ?Vita?, Riccardo Bonacina.

Riccardo Bonacina: siamo qui a parlare di un libro che si intitola ?L?economia della solidarietà?. E a pensarci bene economia e solidarietà sono parole che fino a due anni fa non si potevano mettere vicine neanche per scherzo. Oggi invece l?accostamento si può fare: tutti ormai riconoscono il Terzo settore come un soggetto capace di economia. Ma questo riconoscimento pone una serie di problemi che oggi proveremo a scandagliare, come quello del rapporto tra Terzo settore e sindacato e fra non profit e lavoro.
In effetti, come anche scrive D?Orazio, il Terzo settore è un soggetto che non può essere ignorato quando si parla di lavoro e di economia in generale. Cito a questo proposito una ricerca pubblicata pochi giorni fa da un giornale francese che dice come nel 1997, in Europa, un posto di lavoro su cinque è stato creato proprio dal settore non profit. Carlo Borgomeo, che di mestiere crea opportunità di lavoro, che ne pensa del rapporto tra non profit e lavoro?
Carlo Borgomeo: si tratta di questioni nuove, per cui occorre essere molto umili e diffidare di chiunque sostiene di saperla lunga. Noi dell?Imprenditorialità giovanile siamo quotidianamente di fronte ad un mondo variegato di aspiranti lavoratori ed imprenditori, non solo nel sociale. Si tratta di una schiera di persone che hanno un mondo di riferimento e dei valori molto vicini a quelli del sindacato, eppure non si sentono per nulla rappresentati dalle sigle sindacali.
Faccio un esempio: da un paio d?anni abbiamo un rapporto continuo con i disoccupati cui chiediamo di fare domanda per il prestito d?onore (50 milioni di lire, ndr). Ebbene, in tutto questo tempo ci siamo resi conto che uno dei loro problemi più gravi è quello che non hanno nessuno che li rappresenti. Questo problema non riguarda solo i disoccupati, ma anche tutte le nuove categorie di lavoratori, tra cui ci sono anche i lavoratori sociali. Come si risolve il dilemma? Non certo continuando nell?opera di mediazione tra le garanzie dei già garantiti, come avviene attualmente. Bisogna fare una scelta più coraggiosa, serve un governo che regoli le opportunità. Per fortuna sta finendo la paura della concorrenza. Gli imprenditori si sono accorti che competere non vuoi dire farsi la guerra ma collaborare: la parola del resto deriva dal latino cum petere, cercare insieme. Proprio in questa ottica mi piace molto la seconda parte del libro di D?Orazio, quando racconta l?esperienza dell?Auser e dello straordinario impegno nel volontariato di lavoratori ormai in pensione. Il contributo degli anziani è fondamentale, perché la trasmissione dell?esperienza è un requisito indispensabile per fare impresa, di qualunque tipo essa sia.
Guglielmo Epifani: quando parliamo di Terzo settore siamo senz?altro in presenza di un sistema di produzione e di servizi destinato a crescere. Ma partiamo in ritardo perché da noi la cultura del non profit è meno sviluppata che in altri Paesi. Questo ha provocato alcuni effetti negativi, tra cui quello di pensare al Terzo settore come ad una nicchia residuale che si prende quello che lasciano Stato e mercato. È vero però che il Terzo settore, per sua natura, ha costi alti e produttività ridotta. Per questo dobbiamo aiutare l?offerta del non profit a strutturarsi di più. Non basta lo spontaneismo, serve più efficienza anche se non va smarrito il senso della solidarietà.
In questo contesto è ovvio che per il sindacato si pongono parecchi problemi, perché i rappresentanti dei lavoratori devono tutelare l?eguaglianza dei diritti e cioè l?esistenza di un contratto nazionale valido per tutti, facendo al contempo valere il principio di equità. Si crea quindi, come scrive giustamente D?Orazio e come ha sottolineato il presidente dell?Ig, un problema di rappresentanza. E bisogna cominciare a cambiare questo stato di cose tenendo fermi i limiti dell?azione sindacale e chiedendo al Terzo settore di uscire dalla logica della spontaneità. A Borgomeo voglio dire che la parola competere da noi, purtroppo, più che cercare insieme vuol spesso dire ?chiedere insieme?, chiedono gli imprenditori, chiedono anche i sindacati.
Riccardo Bonacina: Epifani, lei cosa ne pensa dell?idea di D?Antoni della grande Cisl con la creazione di un Forum del sociale?
Guglielmo Epifani: La trovo una proposta sbagliata a un problema giusto. Il problema giusto è, come dicevo, che il sindacato deve porsi il problema della rappresentanza, ma deve farlo continuando a tutelare il mondo del lavoro, nel suo complesso.
Riccardo Bonacina: a proposito di rappresentanza, voglio chiedere a Nuccio Iovene, che differenza c?è tra il Forum del Terzo settore e un sindacato.
Nuccio lovene: non potevamo né volevamo ripetere il modello sindacale, Ma siamo riusciti egualmente a dare rappresentanza a quei cittadini che non la avevano, quei cittadini di cui parlava Borgomeo che proprio attraverso le organizzazioni del Terzo settore trovano voce e visibilità. Il rapporto con il sindacato, per noi, è comunque decisivo, anche se Cgil, Cisl e Uil sono arrivate all?incontro con il Terzo settore impreparate e in ordine sparso. La Uil è sorda, la Cisl si propone come interlocutore specializzato ma debordando dalle proprie funzioni. La Cgil invece ha un comportamento schizofrenico: grande aperture di credito e brusche frenate. Credo sia giunta l?ora di un rapporto non occasionale con il mondo sindacale e per questo propongo alle organizzazioni sindacali un Protocollo d?intesa su grandi obiettivi comuni che ci permetta di lavorare insieme.
Raffaele Minelli: il Terzo settore, come fa notare D?Orazio nel suo libro, rappresenta una galassia di recente costituzione e assai variegata in cui coesistono esperienze diverse come il volontariato, le imprese sociali, le cooperative, le associazioni. Mettere tutto insieme non ha senso, occorre distinguere. Anche le organizzazioni del Terzo settore devono essere protagoniste di quest?opera di chiarificazione, di distinzione. Il sindacato ha cominciato a farlo, ma credetemi, non è facile.
Riccardo Bonacina: e il rapporto tra Terzo settore e governo? D?Orazio, nel suo libro, non risparmia critiche all?esecutivo e comunque si ha la sensazione che dopo la firma del Patto della solidarietà a Padova tutto si sia improvvisamente rallentato. Ministra Turco, è davvero così?
Livia Turco: no, non si è fermato nulla. Ora c?è la parte più difficile, che consiste nel realizzare quanto era contenuto in quel Patto. Ma non stiamo con le mani in mano, anzi. Stiamo lavorando con il ministro Bassanini alla riforma delle gare d?appalto, stiamo progettando concretamente le agevolazioni per le imprese sociali e gli sgravi fiscali per incentivare i nuovi tipi di consumi offerti dal Terzo settore. E poi sta per partire il tavolo per la riforma del Codice civile che riconosca il ruolo attivo della società civile. Certo, nel nostro periodo di governo ci sono stati anche momenti critici, come durante la trattativa sul Welfare in cui il Terzo settore chiedeva di essere ammesso al tavolo – io ero d?accordo – ma le parti sociali, tra cui il sindacato, lo hanno impedito.
Comunque il bilancio è più che positivo. Il Terzo settore sta diventando sempre più protagonista nelle vicende di questo Paese. E non solo per l?impegno politico del Forum, ma soprattutto grazie all?impegno di milioni di cittadini, come quei meravigliosi anziani dell?Auser raccontati tanto bene nel suo libro da D?Orazio.

D?Orazio: un libro per capire

?L?economia della solidarietà? (edizioni Ediesse) è un viaggio nel Terzo settore con l?occhio attento, critico e propositivo di chi, da quasi dieci anni, provenendo dal sindacato, vi si è immerso con l?intenzione di contribuire a costruire modi, forme e contenuti nuovi della partecipazione civile, sociale, economica e politica dei cittadini, in particolare di quelli più anziani.
Il libro di Elio D?Orazio ha la capacità di entrare nel merito delle questioni oggi sul tappeto, senza la tentazione di dare letture semplificate o unilaterali, senza pregiudizi ed anche senza fideismi. È forse per questi motivi che il libro ha il pregio di non essere mai banale, in tutte le sue parti.
La prima, in cerca di una definizione di Terzo settore, è capace di descriverne il contesto e di individuarne gli sviluppi possibili.
La seconda parte, invece, ripercorre la storia dell?Auser, la sua ricerca di luogo e di definizione, la sua azione programmatica e progettuale che non rinnega il suo punto di partenza, il sindacato, ma è capace d?inventare forme nuove di impegno e di citadinanza attiva. Un?esperienza che indubbiamente può suggerire al sindacalismo italiano una strada nuova per la pratica della solidarietà alle soglie del 2000.
La terza parte, con una puntuale documentazione, offre al lettore gli approdi teorici, programmatici e politici sia del sindacato sia del Forum permanente del Terzo settore, soggetti impegnati nella riforma dello Stato sociale e nella ricerca di nuove opportunità di lavoro.
Infine, un repertorio della legislazione e delle proposte di legge sul Terzo settore chiude un libro utile ed anche appassionante.

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